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martedì 27 luglio 2010

Apple: Ecco le date e i prezzi del nuovo iPhone 4


Ormai il momento clou anche per l’ Italia sta arrivando, mancavano solo i prezzi e pochi minuti fa sono stati forniti. Nei negozi della società di Steve Jobs, l’iPhone 4 costerà 659 euro Iva e tasse incluse, quindi 548,27 euro escluse le tasse, per il modello da 16 GB e 779 euro, Iva e tasse incluse, 648,27 ecluse le tasse per il modello da 32 GB.
La società ha sottolineato che il nuovo dispositivo sarà in vendita presso l’Apple online store dal 30 luglio, la stessa data riguarda anche gli Apple Store di Carugate e di Roma e alcuni i rivenditori autorizzati. Quello che resta da vedere ora sono i prezzi che faranno i vari provider con pacchetti e offerte varie.
Il nuovo iPhone 4 sarà messo in vendita in altre 16 nazioni, oltre l’ Italia, e cioè in Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Hong Kong, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Olanda, Singapore, Spagna, Svezia e Svizzera.

lunedì 26 luglio 2010

Trovare e eliminare i virus di msn


Per chi non lo sapesse anche windows live messenger è infestato da virus!I vostri contatti ricevono da voi messaggi con link insensati?vuol dire che siete incappati in un virus! Ma un modo per eliminarli c è….basta usare un piccolo programmino che si chiama Msn Cleaner.
Lo potete scaricare da Qui.Una volta scaricato è già pronto all’uso senza installazione.Scegliamo la lingua italiana e poi avviamo la scansione.
Se il programma scoverà qualcosa ce lo visualizzerà e potremo cancellare gli eventuali virus cliccando su cancella.
Il programma effettuerà anche un backup del file in questione quindi se dopo averlo cancellato il sistema funziona bene  lo possiamo eliminare definitivamente anche dal backup,altrimenti lo possiamo ripristinare!
Se il programma non ci ha aiutato è possibile ricercare su google le liste dei virus di msn aggiornate con tanto
di percorso cosi da poterli eliminare manualmente.
Comunque la miglior difesa per i virus è la prevenzione cioè  non cliccate mai sui link che vi arrivano nelle conversazioni se non siete certi di cosa sia…

domenica 25 luglio 2010

Filmiamo un giorno della nostra vita Stavolta è davvero per una buona causa

Da che mondo è mondo ogni uomo cerca (in segreto o palesemente) di lasciare una traccia di sé. Di consegnare ai posteri un frammento (o più) della propria creatività o addirittura della propria vita. Oggi – proprio oggi, 24 luglio 2010 – chiunque di noi ha questa opportunità. Basta prendere una videocamera e filmare uno spezzone della nostra giornata. 

Poi, avremo tempo una settimana per caricarlo su Internet, attraverso YouTube. Insieme ad altre migliaia e migliaia di filmati (gli organizzatori ne attendono più di un milione da tutto il mondo) sarà visionato da un team di registi e aiuto registi. Se ritenuto valido, sarà tagliato e montato insieme ad altri diecimila e più spezzoni scelti per andare a formare un esperimento unico di «cinema collettivo»: un film documentario che racconterà un giorno della vita sulla Terra, il 24 luglio 2010.

L’idea è venuta ai pluripremiati registi Ridley Scott (Il gladiatore) e Kevin Macdonald (L’ultimo Re di Scozia). «Ogni giorno, 6.7 miliardi di persone guardano il mondo attraverso i loro occhi. Immaginate se ci fosse un modo per raccogliere tutte queste prospettive e unirle in un’unica storia».

Fino a pochi anni fa – per l’esattezza prima dell’avvento di Internet, dei social network alla Facebook, di YouTube e delle videocamere a poco prezzo – sarebbe stata un’impresa impossibile o costosissima e destinata soltanto a professionisti. Oggi invece (soltanto oggi) ognuno di noi potrà davvero interconnettere un pezzo della propria vita con migliaia di frammenti di altre vite provenienti da tutto il mondo. Sia riprendendosi o raccontandosi in prima persona, sia filmando altre persone: dai figli ai genitori, dai nonni agli amici. «Potete riprendere anche degli emeriti sconosciuti – spiegano i registi sul web – a patto che otteniate il loro consenso scritto, così da non incorrere in problemi legati alla privacy».

In ogni caso, è concessa – anzi, richiesta – «la massima libertà». Si può filmare l’ordinario («un tramonto, il tragitto casa-lavoro, la partita di calcetto») oppure lo straordinario («i primi passi di un bambino, un matrimonio e perfino un funerale»). Si può usare l’ironia come il massimo del realismo. Si può essere poetici o spietati. Si può essere, insomma, come ognuno di noi è: umorale, diverso e tutto sommato anche (in alcune cose) maledettamente uguale agli altri abitanti della terra.
I cinefili se ne saranno accorti subito: questo esperimento cinematografico collettivo in fondo intende usare storie vere per dimostrare quello che sosteneva nel 2006, usando la fantasia, il film Babel di Alejandro González Iñárritu. E cioè che ci sono fatti ed emozioni che legano ogni uomo.

Ecco: al di là di Internet, del mondo digitale, dei computer e delle immagini che vedremo montate – la prima mondiale del film è prevista nel 2011 al Sundance Festival a Park City nello Utah – questo esperimento resterà unico perché documenterà sì differenti punti di vista da tutto il mondo, ma soprattutto tutti quegli «incidenti felici» e quelle «fantastiche coincidenze» che accadono ogni giorno sulla Terra. Anzi, un giorno sulla terra. Oggi.

Un popolo di allenatori, ma precari


Sessanta milioni di ct, quando gioca l’Italia, ma siamo proprio il paese degli allenatori: 15mila associati all’Aic, 40mila complessivamente sono in attività nelle categorie legate alla federazione, compresi i settori giovanili, senza considerare le migliaia di tecnici dei campionati amatoriali, Csi e Uisp. Tanti “mister” hanno anche un altro lavoro, ovvio, però chiunque spera di affermarsi, di vivere di calcio, seguendo le orme magari di Arrigo Sacchi, nell’82 ancora alla Primavera del Cesena e 5 anni più tardi alla guida del Milan stellare.


«La nostra battaglia - racconta Renzo Ulivieri, 71 anni, presidente dell’Assoallenatori - è per avere un tecnico diplomato per ciascuna squadra. Adesso ne basta uno per l’intero settore giovanile, magari composto da ben dieci squadre. Passasse questa norma, si moltiplicherebbero i posti». È proprio così, si fatica a trovare spazio anche in panchina, come nella vita lavorativa comune. Non c’entra tanto la crisi economica, che unicamente sforbiciato i budget, ai livelli inferiori, è che l’Italia sforna allenatori o aspiranti tali a un ritmo insostenibile, tanto più se rapportato ai 132 posti nei club professionistici. «L’Associazione italiana calciatori (Aic) - sottolinea Ulivieri - è una libera associazione, non c’è obbligo di iscrizione, a differenza dell’albo del settore tecnico».

Insomma, Renzaccio rappresenta il sindacato allenatori con orgoglio e ardore. «Fra i nostri tesserati, 1.500 sono i professionisti, che hanno sempre svolto solo questa mansione. Pagano la quota annuale, anche se magari per varie stagioni di fila non sono operativi perché non hanno offerte o decidono di declinarle». Alcuni tra questi sono anziani, come Mazzone: «Mai dire mai - raccontava il “Sor Carletto” -, perchè devo mettere i manifesti e annunciare che smetto?.

Prima - riprende Ulivieri - a 65 anni il settore tecnico mandava in pensione, adesso si può restare in attività a oltranza: se uno ha voglia e trova chi lo chiama perché frenarlo? Ammetto che qui ho chiesto il cambiamento della norma anche ad personam... A tanti comunque piace restare legati alla categoria». Eugenio Bersellini ha 74 anni e nel 2007 tornò in panchina al Sestri Levante, in Serie D. Il presidente dell’Assoallenatori suggerisce proprio ai tesserati di scendere fra i dilettanti, anzichè restare inoperosi.

«Chi ha la qualifica di Seconda Categoria, ad esempio, è più bravo, teoricamente, di uno che ha studiato di meno». Altra priorità dell’Aic è l’accesso alla professione, da non riservare agli ex calciatori. «Dovremmo aumentare i corsi, abolire il numero chiuso. Come si fa a dire a uno che non si può iscrivere? Chiunque ha diritto, pagando, di frequentare e presentarsi all’esame, lì magari la promozione non è sottintesa». L’invito dell’Aic è di andare all’estero, come un lavoratore qualsiasi, perché è lì che può avere soddisfazioni superiori e stress inferiore. 

«La nostra scuola è importante, riconosciuta, si deve cominciare a lavorare fuori». Nevio Scala si è diplomato anche direttore sportivo, in Italia non allena dal ’97, Attilio Perotti, 64 anni, per una stagione e mezza è stato direttore tecnico del Piacenza. Un modo per reinventarsi una delle professioni più ambite e affollate. Siamo un popolo di allenatori è vero, ma precari.

Individuare la corretta indicizzazione di un sito. Una chimera?

Stessi comandi danno risultati differenti in base alla grandezza del sito web. Gli strumenti per la verifica dell’indicizzazione e le loro criticità
Indicizzare un sito web, o meglio, tutte le pagine di un sito web, è una delle priorità del nostro lavoro nella SEO.  L’indicizzazione corretta del nostro sito o del sito di un cliente che stiamo è uno degli elementi fondamentali per riuscire ad avere un’ottimale ottimizzazione nei motori di ricerca.
Inoltre, è una delle prime verifiche che eseguiamo per sondare lo stato di salute di un sito, perché è come se lo sottoponessimo a una lastra toracica.
I risultati della lastra RX del torace di un sito web ci pervengono subito utilizzando il comando site che tutti di noi conoscono molto bene site:www.miosito.com. Strumento questo che ci restituisce un primo e veloce risultato degli elementi fondamentali di un sito che sono le sue pagine web all’attenzione dei motori di ricerca.  Ma questo strumento, ci restituisce risultati esatti? O meglio, risponde sempre correttamente alla nostra domanda?
Essendo noi medici scrupolosi del nostro paziente (il sito web) vogliamo vederci chiaro per poi giungere, dove possibile, a una spiegazione esatta. Quindi essendo come San Tommaso (“se non vedo non credo”, non per altro..) sono andato più a fondo e ho verificato se effettivamente questa prima lastra che è il comando site ci aveva fornito risultati attendibili.
Quindi ho comparato un sito di medie dimensioni, con uno più grande ed ho ottenuto il seguente risultato:










Abbiamo quindi scoperto che il comando site, ci da in questo caso risultati uguali 113 pagine indicizzate
Vediamo ora quali altri strumenti possiamo utilizzare per individuare l’indicizzazione di un sito. Apriamo Google Analytics e selezioniamo pagina di destinazione.



























Non siamo ancora contenti. Sottoponiamo ora un sito di maggiori dimensioni, quindi, con più pagine web.


















Abbiamo scoperto che sottoponendo un sito di maggiori dimensioni al comando site, i risultati sballano comparando due browser di quasi 300 pagine: 9360 un browser, 9600 un altro browser.
Utilizziamo anche qui Google Analytics per verificare le pagine indicizzate.









La mia conclusione, per il momento è che il comando site può essere attendibile per siti di piccole-medie dimensioni, mentre siti di grandi dimensioni non possono supportare la sua efficacia. Abbiamo visto che comparando il comando site e GA nel primo caso, i risultati in termini numerici sfalzano di poco, mentre per siti di grosse dimensioni, il comando site sembra perdere il polso della situazione.
Il mio personale parere è che i siti di grandi dimensioni, il comando site non restituisca risultati fedeli e una comparazione con GA sia il modo migliore per verificarlo.

giovedì 22 luglio 2010

Terra chiama Alieni, nel 2010


Rimorchiare gli alieni. Anzi, meglio: cercarli per scambiarci quattro chiacchiere, visto che dal cosmo ancora nessuno batte colpo. Dopo decenni di trasmissioni e radio interstellari alla scoperta di forme di vita intelligente extraterrestre, infatti, non ci è pervenuto nè un rassicurante messaggio di pace, nè consigli per scongiurare catastrofi globali. ET, a quanto pare, non ci ascolta. E' il risultato del programma SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), che quanto a comunicazione interstellare è sul punto di cambiare rotta. L'obiettivo? Un approccio più concreto, e il canale sembra essere una riunione ad aprile a League City (Texas), per revisionare alcuni progetti di trasmissione.
Il "terra chiama alieni" ha comunque quasi mezzo secolo di storia. Il primo tentativo di comunicazione interstellare venne lanciato dalla Nasa circa 40 anni fa: 'Progetto Ciclope'.Tre anni più tardi, per celebrare un consistente ampliamento del radiotelescopio da 305 metri di Arecibo, un messaggio in codice di 1.679 bit raggiunse l' ammasso globulare M13 ( anche costellazione di Ercole, ndr), distante da noi circa 25.000 anni luce. La sequenza di 0 e 1 che costituiva il messaggio era una matrice che conteneva alcuni dati sulla nostra posizione nel sistema solare, la figura stilizzata di un essere umano e alcune formule chimiche.
Nel 1960 ci provò l'olandese Hans Freudenthal, il quale progettò un linguaggio interspecie chiamato Lincos, ricavato da semplici formule matematiche. Nel 1999, invece, Alexander Zaitsev, dell'Accademia Russa delle Scienze di Insitute of Radio Engineering and Electronics, inoltrò quattro messaggi interstellari nello spazio, alla ricerca di qualche forma di vita extraterrestre. Risultati? Zero. Nessuna risposta. Douglas Vakoch, direttore del'Interstellar Message Composition programme at the SETI Institute' in Mountain View', azzarda: "Forse qualcuno ci sta ascoltando e il problema è che non sa trasmettere". Ma come si fa a dire 'veniamo in pace' ad una specie aliena?
Più recenti gli studi del matematico Carl DeVito, che dopo aver dato per scontato che gli abitanti degli 'altri mondi' siano a conoscenza dei primari concetti della fisica, ha ribadito l'importanza delle immagini. “Queste- ha infatti precisato il ricercatore- possono essere l'unico modo per comunicare ad uno straniero di cosa stiamo parlando". Per esempio, "si potrebbero collegare i simboli di alcuni significati, come un bambino con un libro illustrato". Finora, tuttavia, l'apporto più significativo si chiama ''Interstellare Rosetta Stone'. Sviluppato dagli astronomi Yvan Dutil e Stephane Dumas del 'Defence Research and Development Canada nel Valcartier', il grafico rappresenta schizzi del sistema solare, la topografia della Terra e i due generi umani: l'uomo e la donna.
E il Web? Per l'astronomo americano Seth Shostak, Google può essere l'arma vincente per comunicare con gli alieni. Il server “contiene una quantità enorme di informazioni, in gran parte ridondanti e pittografiche”. Il solo nodo da sciogliere sarebbero i contenuti pornografici del motore di ricerca, anche se, assicura Shostak, “non dovrebbe essere difficile gestire la situazione”. Oppure la chat: una sorta di social network alieni-terrestri “per insegnare loro le nostre lingue e le nostre storie”. Ma, bisogna puntualizzare, in tal caso le distanze interstellari scanserebbero ogni eventuale probabilità di riuscita del progetto.
Fantasticando, inoltre, c'è chi si allinea sul modello di James Cameroon: l' Avatar, come suggerisce il sociologo William Bainbridge della George Mason University di Fairfax. Una personalità umana codificata da alcuni software per interagire con eventuali ET, o chissà, Na'vi.
Ma se per molti 'la caccia all' alieno' significa scoperta, novità, speranza, qualcun altro si guarda bene dall'entusiasmo. L'ex astronomo David Brin, membro dell'Accademia Internazionale di Astronautica pannello SETI fino al 2006, per esempio, fa sapere con forza di non apprezzare il principio per cui il destino dell'umanità possa essere "in mano a un paio di dozzine di persone arroganti, che si aggrappano ad una immagine dello straniero". Certo è, che fare i conti con l' ennesima debacle di uno schizofrenico Doc in stile 'Ritorno al futuro', non solleva timori. Ma se dall'altra parte dello spazio si nascondesse una civiltà extraterrestre con propositi tutt'altro che rassicuranti?

martedì 20 luglio 2010

Il futuro del P2P

gli utenti lamentano problemi con eMule, scarsa velocità di download pur avendo una connessione a banda larga, code interminabili, ID basso e KAD firewalled.

Dunque, a cosa è dovuto il problema? Le cause sono da ricercare nei provider. Secondo una ricerca effettuata da CacheLogic, lo scambio diretto di files tramite sistemi peer to peer, occupa ormai più del 70% del traffico Internet mondiale.




I providers italiani (non tutti) di fronte all’aumentare del traffico P2P, con conseguente saturazione della rete e non riuscendo ad aggiornare i propri apparati in modo da sopportare questa mole di traffico, si sono trovati costretti a munirsi di apparecchiature dette Service Control Engines, per mezzo delle quali è possibile fare lo shaping del traffico e monitorarlo.
Per 
traffic shaping si intende la limitazione di banda nei momento in cui la rete è sovraccarica.
Il Service Control Engine, realizzato da 
Cisco Systems, è un apparato di rete molto costoso e viene utilizzato dai provider per garantire qualità alle connessioni ADSL, appunto limitando o bloccando (filtering) il traffico P2P.
Alcuni provider dichiarano in maniera esplicita di fare traffic shaping, altri non ne parlano proprio, ed altri affermano di non effettuare nessun controllo del traffico o filtraggio sulle proprie reti.
Resta il fatto che comunque 
i provider che adottano queste misure non lo menzionano nelle clausole contrattuali stipulati con i loro clienti.
E' il caso di 
Tele2Wind ed NGITelecom ItaliaFastweb e Tiscali sembrerebbero non applicare nessuna politica di filtro al traffico dati sui canali di file sharing. Sugli altri provider possiamo fare solo supposizioni, che nascono dalle lamentele degli utenti, riportate sui vari forum, blog, newsgroup.

Si potrebbe pensare che i provider che applicano questi filtri sono quelli che vendono le ADSL più economiche, come Tele2. E' comprensibile che questo operatore o altri adottino delle misure per contenere i costi di banda per cercare di offrire un migliore servizio ai propri clienti. 
Wind, ad esempio, sostiene di applicare i filtri solo per le ADSL 
wholesale, cioè quelle che sfruttano la rete Telecom e non per quelle unbundling ovvero su rete proprietaria, svincolate da Telecom.



Ma è sacrosanto che l'utente possa stabilire l'offerta a cui aderire dopo che le tutte le clausole contrattuali - qui ci interessano quelle relative al traffic shaping - siano state messe nero su bianco.