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mercoledì 8 febbraio 2012

Pertinenza di contenuti e keyword density

Per poter fornire il maggior numero di informazioni riguardante una o più parole ricercate, il motore di ricerca valuta il numero di volte in cui queste sono ripetute all’interno dei testi di una pagina (keyword density). Precisiamo che lo spider, detto anche Googlebot, è in grado di leggere e quindi indicizzare i testi in html e non contenuti multimediali quali animazioni flash, video, immagini, ecc...
Logica della Keyword density : e’ normale che se cerco la parola "mela", un sito che al suo interno contiene questa parola ripetuta più volte presumibilmente ne parlerà in maniera più approfondita rispetto ad un altro in cui questa parola è presente una sola volta. Lo stesso vale per ricerche più complesse come per esempio "come coltivare una mela". In questo caso il motore di ricerca eseguirà il match delle 4 parole ricercandole tra le pagine indicizzate e premiando presumibilmente quelle che riportano fra i contenuti la ripetizione delle parole stesse.
Data la semplicità del principio di ripetizione delle parole, Google ha messo in atto una serie di strumenti di prevenzione volti ad evitare che i testi vengano conditi con ripetizioni esagerate al solo scopo di migliorare il posizionamento su listato organico. Vediamone alcuni qui di seguito.
Qualità del testo: per poter avere buone possibilità di uscita sui motori di ricerca, una pagina web deve necessariamente seguire il principio della keyword density, ma deve anche risultare leggibile agli occhi dell’utente finale. Per garantire tale condizione Google valuta oltre alla quantità anche la qualità delle parole contenute nel testo. Pone ad esempio un limite alla keyword density di ogni pagina, oltre il quale reputa la ripetizione di una o più parole come puro escamotage di galleggiamento penalizzandola nel ranking o in casi limite rimuovendola totalmente dall’indice. La percentuale di keyword density oltre il quale un testo rischia di essere penalizzato viene indicato da più esperti SEO nel 5% del totale del testo. Questa soglia non è comunque un valore assoluto ma una stima empirica, né mai esponenti di Google l’hanno confermata o smentita.
Per chiudere l’argomento keyword density, possiamo anche affermare che in caso di ricerche specifiche con match di più parole, la vicinanza di queste all’interno del testo conta molto di più della loro ripetizione in periodi slegati del testo. Per tale motivo in una ricerca del tipo "come coltivare una mela" un testo che contenga il match esatto una sola volta avrà presumibilmente un posizionamento migliore rispetto ad un altro che ne ripete le singole parole più volte ma in frasi diverse.

Bold e colore dei testi
Navigando su internet vi sarà di certo capitato di imbattervi in siti con testi in grassetto. Questo perché, così come per un lettore, l’evidenziazione di una parola ne accentua l’importanza rispetto al resto del testo anche agli occhi dei motori di ricerca. E’ per questo importante per un testo con intenti di indicizzazione enfatizzare le parole per cui si vorrebbe uscire su Google. Ultimamente comunque pare che questo escamotage sia stato "decifrato" dai motori di ricerca che ne hanno mitigato gli effetti positivi e addirittura, testi eccessivamente nerettati potrebbero subire penalizzazioni sul listato.
Un’altra tecnica di SEO "puro" utilizzato in passato era la creazione di testi con lo stesso font dello sfondo pagina con l'obiettivo di renderli invisibili agli occhi dell'utente ma non a quelli dello spider che come sappiamo decodifica l'html. L’utilità di tale escamotage era naturalmente quella di poter inserire testi sovra ottimizzati senza doversi preoccupare della leggibilità. Dopo poco tempo però questo trucco è stato scoperto e pare che i Googlebot analizzino il grado di contrasto dei font pagina/css e del testo penalizzandone l’indicizzazione se ritenuti troppo simili.

Frequenza di rimbalzo e tempo medio sul sito
Per coloro che hanno dimestichezza con il programma di statistiche Google Analytics il termine frequenza di rimbalzo non è un mistero. Si tratta di quella percentuale di visite effettuate da utenti che entrano in una pagina e ne "fuggono" in poco tempo ritenendone i contenuti poco interessanti o non soddisfacenti i termini di ricerca.
L’algoritmo di Google è infatti intelligente ma non infallibile, è quindi plausibile che un sito risulti (involontariamente) ben posizionato per parole chiave le cui argomentazioni ed il cui intento sia diverso da quello degli utenti finali. O ancora può capitare che pagine (volontariamente) sovraottimizzate attraverso escamotage SEO, riescano a superare i parametri di qualità di Google, camuffando magari una pagina con intenti commerciali da pagina informativa. L’utente finale di internet medio, è abituato ormai ad una fruizione dei contenuti rapida e puntuale e difficilmente resta in una pagina i cui contenuti non hanno nulla a che fare con la propria ricerca. A questo punto Google sfrutta il comportamento dell’utente finale per andare a compensare le proprie mancanze e se la frequenza di rimbalzo di una pagina è elevata ed il tempo medio visita molto basso ne penalizza il posizionamento a favore di altre più attinenti.
Peso specifico di una pagina
E’ cosa risaputa che gli spider riescono a leggere un numero limitato di informazioni per pagina attraverso l’interpretazione dell’html. E’ dunque importante fare in modo che la pagina web venga alleggerita e in qualche modo ripulita di contenuti inutili e che il codice sia il più scarno possibile.
Dato che, come già detto lo spider non riesce ad interpretare i contenuti di un immagine o di un video è importante cercare di ridurne il peso il più possibile prima della messa online, esistono svariati software in grado di ottimizzare un’immagine per il web comprimendo la dimensione senza perdere troppo nella risoluzione.
Un sito con pagine leggere, magari appoggiate ad un server veloce e potente, consentirà inoltre una più rapida apertura e visualizzazione sul browser delle pagine stesse. E' infatti noto che l'utilizzatore medio di internet (abituato ad avere tutto e subito!!) sia "poco tollerante" verso i rallentamenti di visualizzazione dei contenuti ed è provato che quasi l'80% degli utenti chiude una pagina se questa non viene correttamente caricata entro 5 secondi!!! Un sito con queste scarse performance rischia dunque di avere un elevatissima frequenza di rimbalzo, con riflessi negativi sul posizionamento.
Altro aspetto importante e data la costante espansione e diffusione negli ultimi anni, oseremmo dire fondamentale, è la navigabilità del sito da telefoni cellulari di nuova generazione e palmari. Tali apparecchiature, non essendo dotate di memorie o applicazioni web performanti faticano a caricare contenuti di dimensioni elevate e una delle ultime modifiche all'algoritmo di Google pare sia stata apportata proprio per "premiare" nel posizionamento quei siti con pagine leggere facilmente navigabili o dotati di apposita interfaccia di navigazione per palmari.

I meta tag
I meta tag sono dati inseriti nel linguaggio html e non visibili dall’utente se non proprio attraverso la visualizzazione della sorgente della pagina. Si trovano nel campo Head (all’inizio del metalinguaggio della pagina) e servono prevalentemente a fornire informazioni ai motori di ricerca. Si suddividono in 3 segmenti Title (titolo), Description (descrizione) e keywords (parole chiave) e la loro importanza è da sempre oggetto di discussione fra i web master e gli esperti SEO.
In effetti in passato, dato l’elevato numero di siti in flash e le performance limitate degli spider, i meta tag erano davvero fondamentali ai fini dell’indicizzazione.
Ad oggi la loro importanza è decisamente inferiore per tre motivi:
La cattiva abitudine di alcuni web master di sovraccaricare di informazioni i meta dati, con titoli lunghissimi e/o elenchi di parole chiave infiniti con inserimento anche di parole non del tutto pertinenti con il contenuto della pagina stessa. Ad oggi tali operazioni rischiano in realtà di risultare controproducenti in quanto i motori di ricerca possono ritenerle come semplici escamotage di galleggiamento.
Il miglioramento delle prestazioni degli algoritmi di ricerca che riescono ad indicizzare molti più contenuti e a valutare ogni pagina non solo secondo i suoi contenuti ma anche sulla base di altri criteri quali la credibilità e popolarità del sito che la contiene (più avanti parleremo anche di Page Rank e Link Popularity)
La sempre maggiore importanza di siti dinamici quali blog, social network e forum in cui l’utente genera nuove pagine agendo direttamente su front-end senza interagire con il metalinguaggio e senza la necessità che ne conosca lo sviluppo.
Ma adesso valutiamo i meta tag uno per uno:

Title - il titolo è senza dubbio il più importante dei tre. Definisce in maniera inequivocabile l’argomento che viene trattato all’interno della pagina e viene visualizzato come prima riga linkabile sul listato organico del motore di ricerca. Dal punto di vista dell’indicizzazione è importante che ogni pagina di un sito abbia il proprio titolo basato sul focus.
Data l’importanza di questo elemento molti webmaster tendono a creare titoli molto lunghi ed in carattere maiuscolo. C’è da precisare a tal proposito che non abbiamo elementi per affermare che un titolo in maiuscolo sia meglio indicizzato di un altro in carattere minuscolo, possiamo però consigliare di evitare congiunzioni, virgole o parole inutili all’interno del titolo che deve rappresentare davvero una semplice anticipazione dell’argomento trattato.

Lunghezza massima consigliata: 60 battute compresi gli spazi

Description - Come dice la parola stessa, la descrizione pagina è un piccolo riassunto delle argomentazioni presenti nella pagina. Come per gli altri meta tag, ai fini dell’indicizzazione è importante che ogni pagina del sito sia dotata di descrizione propria e puntuale. Il suo sviluppo deve assolutamente essere coerente con i testi presenti nella pagina sia nella misura della quantità che della qualità delle parole da utilizzare.
Lunghezza massima consigliata: 160 battute compresi gli spazi
Keywords - le parole chiave sono oggetto di enormi discussioni. Si tratta di un elenco di parole o match di parole separate da una virgola. In passato (e ancora oggi per i webmaster meno esperti) si tendeva a "caricare" questo elenco con tutte quelle parole per cui si desiderava essere presenti sui motori di ricerca.
Se effettivamente in passato potevano giocare un ruolo rilevante nel posizionamento di un sito, da ormai svariati anni il campo keyword, se mal ponderato può rappresentare più un danno che un vantaggio. Così come per la description, consigliamo dunque di inserire un numero di parole chiave coerente con i testi sia per quantità che per qualità evitando la ripetizione esagerata di uno stesso termine.

Link popularity
Uno dei più importanti criteri di valutazione dei siti web ai fini del posizionamento nelle serp e che ha rappresentato un punto di forza per Google è la link popularity, ossia il numero di link presenti nel web che rimandano ad un determinato sito internet. Scandagliando migliaia di pagine al giorno, i Googlebot sono in grado di riconoscere e memorizzare anche il numero esatto di link attivi preseti su internet ed il loro percorso fino a quella che viene definita "landing page" (pagina di atterraggio) cui i link in questione rimandano.
Un po’ come nella vita reale avere una certa reputazione rende più semplice e automatica la visibilità, allo stesso modo se un sito viene menzionato spesso su altri siti presumibilmente significa che i suoi contenuti vengono considerati attendibili ed interessanti. Per i neofiti di internet segnaliamo che esistono parecchi siti o network di siti che offrono la vendita e/o lo scambio gratuito di link (pratica forse più "democratica"), volti a rendere maggiore la reputazione online.
Come spesso accade però, ogni volta che un meccanismo di valutazione di Google viene decifrato dagli esperti SEO, questi alza "l’asticella" di difficoltà o meglio ancora lavora su sé stesso per rendere i risultati su listato organico il meno influenzabili possibile da operazioni di ottimizzazione.
A tal proposito Google è oggi in grado di valutare non solo la quantità di link in entrata in un sito ma anche e soprattutto la loro qualità. Se infatti il solo numero fosse sufficiente a guadagnare posizioni su Google sarebbe abbastanza semplice acquistare e scambiare un numero elevato di link. E’ invece molto più importante avere link "mirati" magari da siti o portali settoriali che trattano argomenti simili alla landing page. La coerenza tra il sito di partenza e quello di destinazione è estremamente importante ed il beneficio che si può ottenere, soprattutto da un link testuale può fare la differenza. Per link testuale si intende un link formato da una parola cliccabile che riassume il contenuto di quella che sarà la landing page del sito di destinazione; per fare un esempio pratico possiamo riferirci nuovamente ad una pagina che tratta il tema: "Come coltivare una mela". In questo caso sarebbe assolutamente meglio avere un link nominato come coltivare una mela su un portale tematico sull’agricoltura che 20 link generici su siti che trattano argomenti che nulla hanno a che fare con la coltivazione delle mele.
Oltre alla pertinenza dei temi trattati è importante che il sito da cui "parte" il link sia in possesso di un buon Page Rank (concetto che verrà spiegato di seguito). Tanto maggiore è il Page Rank della pagina fonte quanto maggiore è il "peso specifico" che Google attribuisce al link. Un po’ come per il mondo giornalistico, la credibilità della fonte rappresenta una sorta di garanzia sull’attendibilità e sulla veridicità delle informazioni veicolate.
Soprattutto per siti di nuova costruzione, la presenza di un numero elevato di link in ingresso (magari poco coerenti con i contenuti delle pagine) può essere valutato da Google come un mero trucco di galleggiamento con il serio rischio di rimozione dall’indice del sito.

Prima di passare all’analisi del Page Rank, desideriamo fare una breve considerazione sui link interni ad un sito. Così come per i links da altri siti web, anche il collegamento con links testuali fra 2 o più pagine di uno stesso sito può aiutare a "veicolare" lo spider verso notizie nuove o di maggiore interesse. Dato che la Home Page è in genere la pagina più anziana di un sito e con il maggiore Page rank, ogni volta che viene aperta o aggiornata una nuova sezione è buona regola linkarla proprio in Home.

Google PageRank
Strettamente legato al concetto di link popularity è quello di  PageRank (letteralmente rango della pagina) termine la cui proprietà intellettuale appartiene a Google.
Il PageRank è un algoritmo di analisi delle pagine web che consente di stabilirne l’importanza da un punto di vista oggettivo, sulla base di una verifica quantitativa e qualitativa dei link verso di essa.
A seguito di tale analisi l’algoritmo definisce ed assegna ad ogni pagina un voto da 0 a 10, anche se solo pochissimi siti al mondo riescono ad ottenere 10/10 (Facebook è da poco tra questi).
Acquisire PageRank significa migliorare la propria reputazione online ed aumentare sensibilmente la possibilità di uscita fra le prime posizioni delle serp. Purtroppo non esistono tecniche per il miglioramento di tale valore in tempi rapidi, soprattutto per siti di nuova costruzione (a meno di rari casi di successo.. vedi Facebook), la scalata al PageRank deve essere graduale e soprattutto basata su un vero e proprio lavoro di qualità dei contenuti. L’acquisto o lo scambio di links può essere utile in tal senso, soprattutto se questi provengono da siti già con elevato PageRank, ma la differenza significativa sta nel riuscire a fornire, attraverso il proprio sito, informazioni e/o servizi davvero interessanti per il maggior numero di utenti possibili, la migliore pubblicità (come sempre) a quel punto sarà il passaparola. Infine, l’inserimento di un elevato numero di link in ingresso per un nuovo sito può risultare controproducente.

Permalink in WordPress 3.2.1

Il permalink è l’indirizzo univoco che viene assegnato ad ogni singolo post, pagina, categoria, tag e attachments. Per struttura dei permalink intendo dire come è composto il permalink, ad esempio /categoria/nome-post/ oppure /anno/mese/nome-post/ e così via. Non sembra ma la struttura di un permalink è davvero importante in ottica SEO, ovvero per l’ottimizzazione per i motori di ricerca.
Di default WordPress 3.2.1 utilizza la seguente struttura: /anno/mese/giorno/nome-post/ ma Google dà più importanza ai termini vicini all’inizio dell’URL. E' necessario cambiare la struttura dei post senza perdere il posizionamento nei motori di ricerca dei vecchi post.

Per cambiare la struttura dei permalink in WordPress basta andare in Impostazioni > Permalink e qui scegliere quella desiderata.
Puoi usare vari parametri come:
  • %postname%   – equivale al titolo del post
  • %postname%.html  – equivale al titolo del post con estensione .html, solitamente è utilizzato da chi aveva un blog su blogger.
  • %post_id%       – equivale al ID del post
  • %year%           – equivale all’anno in cui è stato scritto il post
  • %monthnum%  – equivale al mese in cui è stato scritto il post
  • %day%            – equivale al giorno in cui è stato scritto il post
  • %category%     – equivale alla categoria assegnata al post (nel caso di più categorie assegnate, ne viene scelta solo una)
Poi li concateni tra di loro formando la struttura voluta, separando i parametri con lo ‘/’ e impostando come primo e ultimo carattere sempre uno ‘/’.
Ecco come ti suggerisco di impostare la struttura dei tuoi permalink:
/%category%/%postname%/
In questo modo viene mostrata la categoria associata al post ed il titolo del post stesso, senza aggiungere altri termini che allungherebbero inutilmente il permalink.

Purtroppo se si cambia la struttura del permalink, si perdono tutti i “mi piace” che sono stati fatti sui vari post, questo perchè facebook mantiene nei suoi database l’URL della pagina con le varie informazioni tipo i mi piace in una riga (entry). Se cambi permalink (quindi URL), facebook creerà una nuova entry e avrai zero mi piace invece con la vecchia struttura, ricompariranno tutti i mi piace.

Il plugin Advanced Permalinks mantiene il posizionamento acquisito. E' sufficiente impostare un redirect 301 dalla vecchia alla nuova struttura. Installa il plugin, ora in Impostazioni > Permalink è comparso un menù:
menu advanced permalinkClicca su Migration e inserisci la vecchia struttura del blog, nell’esempio la vecchia struttura è /%year%/%monthnum%/%day%/%postname%/ , poi premi il pulsante Add.
Ora che hai aggiunto la vecchia struttura, tutti i post precedentemente creati avranno la nuova struttura e in più non avranno perso il posizionamento nei motori di ricerca, complimenti!
Una funzione molto interessante è che cliccando su Posts, puoi assegnare una struttura solo ad un range di post (basandosi sull’ID del post).

domenica 29 gennaio 2012

Copyright e Facebook... che fine fanno i tuoi contenuti?

L'avvocato Geti, risponde alla domanda di un fan FBStrategy, inerente la "proprietà" e relativi diritti di un qualsiasi contenuto pubblicato su Facebook.
Di chi sono le immagini? Degli utenti? Di facebook? Dell’amministratore della pagina?

Il rapporto tra Copyright e Facebook è da sempre stato estremamente complicato e contestato. Probabilmente, l’orientamento iniziale del network, estremamente social e improntato sulla condivisione, non aveva mai sollevato quei problemi di riservatezza e diritto alla proprietà che ci si trova ad affrontare oggi, anche in seguito all’aumento esponenziale degli utenti privati, ma anche professionali (liberi professionisti, artisti, scrittori, fotografi…) ed imprenditoriali (brand e multinazionali). Di conseguenza sono state sollevate numerose problematiche in ordine alla titolarità dei diritti di proprietà intellettuale dei materiali (immagini, video, musica, testi…) che gli utenti possono caricare sulla piattaforma, che hanno portato alla modifica delle condizioni di utilizzo del servizio.

Secondo la legislazione vigente (legge 22 aprile 1941, n. 633) sono oggetto di tutela le opere dell’ingegno di carattere creativo, che appartengano alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro, al cinema. Tale tutela consiste in una serie di diritti esclusivi di utilizzazione economica dell’opera (diritti patrimoniali dell’autore) e di diritti morali a tutela della personalità dell’autore, che nel loro complesso costituiscono il c.d. “diritto d’autore”.



L’attuale versione dello “Statement of Rights and Responsabilities“, che definisce diritti, doveri e responsabilità degli utenti e della Società che offre il servizio, è stata revisionata il 26 aprile 2011 e, in ordine alla condivisione delle informazioni e contenuti, prevede:


2. Sharing Your Content and Information


You own all of the content and information you post on Facebook, and you can control how it is shared through your privacy and application settings. In addition: For content that is covered by intellectual property rights, like photos and videos (IP content), you specifically give us the following permission, subject to your privacy and application settings: you grant us a non-exclusive, transferable, sub-licensable, royalty-free, worldwide license to use any IP content that you post on or in connection with Facebook (IP License). This IP License ends when you delete your IP content or your account unless your content has been shared with others, and they have not deleted it.



When you delete IP content, it is deleted in a manner similar to emptying the recycle bin on a computer. However, you understand that removed content may persist in backup copies for a reasonable period of time (but will not be available to others). When you use an application, your content and information is shared with the application. We require applications to respect your privacy, and your agreement with that application will control how the application can use, store, and transfer that content and information. (To learn more about Platform, read our Privacy Policy and Platform Page.)



When you publish content or information using the Public setting, it means that you are allowing everyone, including people off of Facebook, to access and use that information, and to associate it with you (i.e., your name and profile picture). We always appreciate your feedback or other suggestions about Facebook, but you understand that we may use them without any obligation to compensate you for them (just as you have no obligation to offer them).


Di conseguenza viene esplicitamente riconosciuta all’utente la titolarità di qualsiasi diritto sui contenuti che immette nel sistema, sia attraverso la pubblicazione sul proprio profilo che su pagine proprie o di terzi.



È bene precisare che, con l’inserimento nel social network, l’utente concede a Facebook il diritto di utilizzare il materiale, detenerlo, copiarlo ed effettuare ogni altra operazione che sia necessitata per il buon funzionamento del sistema (es. copie di backup, trasferimento di server...).



A tal fine, per ogni contenuto che possa essere soggetto a forme di copyright viene richiesta una licenza di uso degli stessi espressamente definita come “non-exclusive, transferable, sub-licensable, royalty-free, worldwide”.



Evidentemente, se le estensioni “worldwide” (quindi: estesa in tutto il mondo) e “royalty-free” (vale a dire: priva di qualsiasi diritto economico da parte di Facebook) possono essere comprensibili, qualche dubbio non può che sorgere con riferimento alle possibilità di “trasferimento” e concessione di una “sub-licenza” per l’uso degli stessi contenuti. Ed invero, attraverso tali clausole Facebook si riserva il diritto dicoinvolgere altri soggetti nel rapporto con i propri utenti, sia pure al solo fine di offrire un servizio migliore di archiviazione ovvero di visualizzazione (es. rivolgendosi ad un’azienda terza – magari creata ad hoc – per l’archiviazione dei video).



Le recenti modifiche dei termini di privacy di Facebook hanno comportato l’introduzione di un’utile specificazione, secondo cui “allorquando vengano pubblicati contenuti ovvero informazioni utilizzando l’impostazione “Pubblico”, si autorizza chiunque, inclusi soggetti al di fuori del network, ad accedere ed utilizzare le informazioni, nonché associarle a sé stessi (es. il nome e l’immagine del profilo)”.


Evidentemente, tale impostazione non tocca in alcun modo il copyright, quanto piuttosto la diffusione dei contenuti, al tempo stesso escludendo ogni coinvolgimento di Facebook per eventuali utilizzi illeciti da parte dei terzi venuti in possesso dei contenuti coperti dal diritto d’autore condivisi in modalità “pubblica”.



Analogamente, ai sensi del “Facebook Pages Terms“ aggiornati al 29 novembre 2011:


2. Content posted to Pages is public information and is available to everyone.


Ancora una volta, si deve correttamente ritenere che la qualificazione di “informazione pubblica e disponibile a chiunque” afferisca alle modalità di diffusione della stessa, senza riguardare in alcun modo la titolarità dei diritti sugli stessi contenuti. A tal fine, è espressamente previsto che:


3. If you collect information from users, you will obtain their consent, make it clear you (and not Facebook) are the one collecting their information, and post a privacy policy explaining what information you collect and how you will use it.


Ne consegue che la pubblicazione di un’immagine, un testo ovvero un video rappresenta un mezzo per la diffusione del contenuto stesso, senza modificare in alcun modo i diritti ed i doveri del soggetto (utente del social network) che voglia condividerli. 



Viceversa, l’amministratore di una Pagina e/o di un sito che richieda, per raccoglierli ovvero pubblicarli su un sito, contenuti provenienti dagli utenti ne sarà il solo ed unico responsabile per eventuali utilizzi contrari a termini di legge ovvero dei servizi offerti da Facebook, chiarendo sin da subito che è lui e non Facebook a raccogliere le informazioni ed i contenuti, indicandone contestualmente le finalità della raccolta.



In tal senso si muovono altresì le “Promotions Guidelines“, per le quali Facebook non è altro che il mezzo attraverso il quale veicolare l’informazione ovvero amministrare una promozione (es. un contest relativo a foto, immagini o racconti), escludendo ogni responsabilità per le violazioni eventualmente commesse dall’Amministratore della Pagina.


If you use Facebook to communicate about or administer a promotion, you are responsible for the lawful operation of that promotion, including the official rules, offer terms and eligibility requirements (e.g., age and residency restrictions), and compliance with regulations governing the promotion and all prizes offered in connection with the promotion (e.g., registration and obtaining necessary regulatory approvals). Please note that compliance with these Guidelines does not constitute the lawfulness of a promotion. Promotions are subject to many regulations and if you are not certain that your promotion complies with applicable law, please consult with an expert.


In conclusione, in base ai vigenti termini d'uso della piattaforma sociale, l'utente che pubblichi suFacebook un determinato contenuto, ne sarà il solo ed unico responsabile, detenendone ogni diritto, nonostante la condivisione in forma pubblica (su profilo ovvero su Pagina), la quale costituisce solo una modalità di fruizione senza alcuna cessione dei diritti a terzi (amministratori della Pagina ovvero Facebook).



Restano comunque aperti numerosi dubbi in ordine alla effettiva possibilità di operare una cancellazione completa dei contenuti (per lo meno dalla Piattaforma) atteso che, sebbene non più disponibili online, potrebbero permanere presso copie di backup del sistema (almeno fino alla loro completa cancellazione/sovrascrittura).




Avvocato 

Dottore di ricerca in "Giustizia costituzionale e diritti fondamentali"



Disclaimer: il contenuto ha scopo meramente illustrativo, non se ne garantisce nè l'accuratezza nè l'aggiornamento, anzi il lettore è espressamente invitato a controllare la data di pubblicazione e, più in generale, ogni informazione ed avvertito che ogni eventuale utilizzo di quanto segue è a suo esclusivo rischio e pericolo e che le informazioni qui contenute non possono, in nessun caso, sostituire un consulente legale. 

Pagina Fan e/o Aggiornamenti Profili: il Dilemma (e le novità…)!

Cresce l’importanza degli “aggiornamenti”… 


Qualche giorno fa parlammo del (presunto) crollo della visibilità delle pagine fan. Tale crollo può esser dovuto agli upgrade effettuati alle home page (+ o – ottobre 2011), oppure all’incremento di connessioni tra utenti e pagine (costante nel tempo), oppure alla volontà di Facebook di render un po’ meno visibili le pagine al fine di spingere la vendita delle inserzioni. Potrebbero esserci altri motivi a noi ignoti ma non è di questo che parliamo oggi.



In un altro articolo abbiamo invece segnalato il lancio del nuovo tasto “subscribe” (ricevi gli aggiornamenti). La funzione principale di questo tasto è permettere a chi consulta un sito (ad esempio un giornale online) di iscriversi agli aggiornamenti del singolo giornalista. Tale azione non è alternativa all’iscrizione alla pagina fan del giornale per tramite ad esempio di un like box. 



La domanda sorge spontanea: la funzione “subscribe” può incrementare la visibilità della pagina fan (e di un sito) o sopperire al suo inesorabile crollo?



La risposta è: probabilmente si, ma non in tutti i casi. Tra le aziende più agevolate da questo punto di vista troviamo i giornali online (e le case editrici).



Accade infatti che i giornalisti tramite il proprio profilo privato pubblichino gli articoli del giornale per cui lavorano oppure condividano le notizie della pagina fan del giornale. Tutto ciò ha effettivamente una sua logica. Potrei esser molto interessato a ciò che scrive un giornalista che seguo abitualmente e poco interessato a tutti gli articoli pubblicati da un certo giornale.



E’ questo il motivo per cui il Washington Post invita i lettori a sottoscrivere gli aggiornamenti dei singoli giornalisti (su consiglio forse dello stesso Facebook)?






















Il secondo motivo può essere l’interessante numero di persone che “segue” alcuni giornalisti in particolare.























Il terzo motivo può essere la maggior interazione prodotta da un profilo privato rispetto ad una pagina fan che presenta un simile numero di connessioni.



Quindi mi chiedo… per portare visibilità ad un sito è meglio pubblicare su 10 profili con 10mila subscribers o su una pagina con 100mila fan?



A questa ricetta vanno aggiunti due importanti nuovi ingredienti:



1. E’ possibile iscriversi agli aggiornamenti degli amministratori delle pagine fan (quando scegli di renderli visibili) direttamente dalla pagina fan stessa:
















2. Già da tempo Facebook, con il supporto di Bing, traduce in automatico i contenuti delle pagine fan quando la lingua del lettore è differente dalla lingua in cui è stato pubblicato il contenuto. In altre parole, chi nel proprio profilo ha inserito l’italiano come lingua principale e visita una pagina fan con contenuti in inglese, vedrà un link “visualizza traduzione” subito sotto i post. 



Sembra esser recentissima l’introduzione della funzione “traduzione” anche per i post dei profili. Se quindi mi iscrivo agli aggiornamenti di persone che non parlano la mia lingua, avrò la possibilità di comprendere al meglio i contenuti pubblicati.


























Questa rappresenta una opportunità aggiuntiva per chi intende incrementare il numero degli iscritti ai propri “aggiornamenti”. Questo scenario potrebbe effettivamente generare un po’ di confusione ma allo stesso tempo presentare nuove opportunità per chi intende ritagliarsi uno spazio di crescente visibilità in un Facebook ormai prossimo alla “saturazione”. 

Se non stai tracciando le conversioni, stai perdendo tempo (e denaro)!



Molte delle aziende utilizzano Google Analytics per monitorare il sito, ma non hanno impostato alcun obiettivo. Ciò vuol dire che non tracciano le conversioni ed i relativi processi. In altre parole, sanno che il sito produce conversioni ma non sanno come, quando, perché e per effetto di quali strategie, azioni, etc.

E' necessario un attento riepilogo:


1. La “conversione” è l’azione che il visitatore compie sul tuo sito. Può trattarsi di un acquisto, iscrizione alla newsletter, registrazione al forum, compilazione di un modulo richiesta informazioni, etc.


2. Il “tasso di conversione” è il rapporto tra il numero di visitatori del tuo sito e quanti di questi compiono un’azione (quindi, conversione). Se su 100 visitatori 1 acquista, il tasso di conversione è del 1%.

3. L’analisi ti permette di associare determinati tassi di conversione alle differenti fonti di traffico del tuo sito. Puoi farti un’idea (seppur “di massima”…) delle fonti di traffico che si rivelano maggiormente efficaci.



4. L’analisi più approfondita ti permette di andare oltre “l’ultima fonte di traffico” (immagine sopra) e studiare l’intero processo di conversione degli utenti. 




Potresti scoprire che, anche se la conversione è associata ad una ricerca su Google (ricerca organica), in realtà l’utente ha visitato il tuo sito diverse volte accedendo da fonti differenti come ad esempio il social network, e la prima volta che ha visitato il tuo sito ha cliccato su un link presente su un sito esterno (referral). Questo è solo un esempio. In uno dei prossimi articoli vedremo come utilizzare questi dati per attuare una strategia che possa rivelarsi efficace specie a medio/lungo termine.


Cosa devi fare subito e prima di ogni altra cosa?


Devi telefonare al tuo webmaster e chiedergli di impostare immediatamente gli obiettivi su analytics. Devi impostare un obiettivo per ogni tipologia di conversione (esempio: Obiettivo 1 acquisto; Obiettivo 2 iscrizione newsletter, etc.). 


In seguito fatti spiegare come consultare analytics al fine di analizzare i tassi di conversione ed i relativi processi. Col tempo ti renderai conto del reale valore delle informazioni ottenute in questo modo.


Se già usi Analytics puoi impostare tu gli obiettivi. La procedura è semplicissima ed è spiegata qui: http://support.google.com/googleanalytics/bin/answer.py?hl=it&answer=55515 

venerdì 27 gennaio 2012

9 regole per la tua libertà finanziaria

1) Trova le ragioni profonde per cui vuoi essere finanziariamente libero

E’ essenziale che tu abbia almeno una buona ragione per volerlo. Non basta un desiderio di essere ricchi o di non lavorare. Ci vuole una ragione forte e profonda altrimenti non riuscirai a sconfiggere tutte le abitudini che, fino a oggi, ti hanno impedito di esserlo.

2) Trova degli “eroi finanziari” da emulare


Emulare i migliori è un modo eccellente di diventare come loro. Se una persona può fare una cosa, tu puoi copiarla e farla anche tu, è assodato. Quindi, cerca qualche persona che sia finanziariamente libera o ricca e scopri quanto più possibile di lei: come si comporta, cosa dice, cosa pensa. Se lo faccio io, puoi farlo anche tu.
In Italia non c’è purtroppo la ricca letteratura di biografie che c’è in inglese, quindi, se sai l’inglese hai centinaia di biografie e di storie da leggere. 


3) Decidi ogni giorno di essere finanziariamente libero


Credimi, non è semplice essere focalizzati sulla libertà finanziaria. La libertà non è comoda, anche se offre tutte le comodità del mondo. Seguire un comportamento finanziario da classe media è molto più comodo, ma non ti darà mai la libertà finanziaria che desideri.
Per questo motivo è importante che, ogni giorno, tu scelga questa strada difficile, ma ricca di enormi soddisfazioni. E questo significa che, qualsiasi cosa tu faccia, domandati se ti porta verso o lontano dalla libertà finanziaria e, a seconda della risposta, agisci di conseguenza.


4) Scegli con cura i tuoi amici


Questa è una regola che molti trovano difficile da digerire. Gli amici o – meglio – il gruppo dei pari (amici, parenti, conoscenti, concittadini) è un potentissimo elemento di influenza dei nostri comportamenti.
Se i tuoi amici non condividono i tuoi obiettivi di libertà finanziaria, come è molto probabile, non lasciare che la limitatezza delle loro vedute mini i tuoi progetti. Cambia amici, cambia gruppo dei pari, trova persone che condividono il tuo modo di pensare.

5) Paga bene i tuoi consulenti


Una mentalità sbagliata è quella di trovare consulenti che costano poco e comunque pagare il meno possibile. Ma è un errore fatale, se vuoi creare la tua libertà finanziaria.


6) Cerca di ottenere qualcosa in regalo


Questa regola sembra smentire la precedente, ma non è così. I questo caso, mi riferisco ai tuoi investimenti. Quando fai un investimento, cerca sempre di ottenere qualcosa di più di quanto ti viene offerto.
Consideralo un regalo di intelligenza finanziaria. Se fai uno stralcio e la banca ti chiede 60.000 euro, cerca di firmare a 50.000. Se stai investendo in opzioni ci sono dei metodi che spiego nei miei seminari di trading in opzioni che ti permettono di avere dei “trade gratis”. Se acquisti spazi pubblicitari per promuovere il tuo business chiedi sempre delle uscite extra o uno sconto ulteriore.
Sembra un cliche’, ma i ricchi sono ricchi anche perché chiedono uno sconto, quando è intelligente chiederlo.

7) Diventa esperto in una formula e poi passa alla successiva

La ricchezza si impara, lo dico sempre. Fare soldi è come preparare una torta: ci sono gli ingredienti e c’è la ricetta. Le prime volte verrà uno schifo, poi comincerai a prendere la mano, a sapere come mescolare gli ingredienti, magari aggiungerai qualche tuo tocco personale e diventerai bravo. Avrai acquisito una formula che puoi replicare per moltiplicare le tue entrate.
A quel punto, puoi imparare una nuova formula, in un mercato diverso, con metodi diversi. Crescendo e diventando una persona finanziariamente, non solo libera, ma anche sempre più forte.

Non comprare giocattoli a credito


Come probabilmente sai, io chiamo giocattoli tutte quelle spese che non aumentano il tuo cashflow, ma anzi lo abbassano e ti gratificano provvisoriamente ed emotivamente. A volte va bene concedersi qualche giocattolo e io sono il primo a farlo.
Ma non a credito. Quando voglio una nuova auto sportiva non la compro a rate o con un leasing. Attendo finchè non ho creato il denaro che mi serve per acquistarla – con un nuovo business o investimento – e poi la compro in contanti. E’ un giocattolo, ma non deve mai, ripeto mai, aggiungere del debito cattivo al mio conto economico.
Come dice un mio amico milionario “il vero status symbol non sono le carte di credito platinum, sono i contanti”.

9) Paga te stesso per primo

Ho lasciato per ultima questa regola che è primaria per il tuo comportamento con il denaro: paga te stesso per primo.
Per primo significa prima di tutti: prima dei fornitori, prima delle tasse, prima dell’IVA. Decidi che percentuale di ogni entrata è riservata a te (es: il 20%) e mettila da parte, per esempio in un conto di deposito, pronta per essere usata come investimento o come riserva a seconda della quantità e della tua situazione finanziaria.
Questa regola è importante per due motivi: ti abitua a occuparti del tuo denaro e ti abitua ad avere disciplina con il denaro stesso. Ci saranno magari periodi in cui avrai bisogno di tutto il denaro che guadagni e sarà difficile pagare te stesso: quelli saranno i momenti che costruiranno il tuo carattere relativamente ai soldi e getteranno solide basi per la tua libertà finanziaria. Paga te stesso per primo.
Come vedi, sono regole semplici, ma spesso vanno contro i comportamenti correnti. O, almeno, i comportamenti delle persone che non sono finanziariamente libere, peccato per loro.


Articolo è tratto dagli scritto di Alfio Bardolla