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sabato 19 febbraio 2011

Facebook e Conversioni - a proposito di Misurazione

Nel modulo 6 del corso di marketing su Facebook spiego quali e quanti tipi di effetti può portare la strategia di Marketing su Facebook e come poterli misurare. A tal proposito ti racconto la breve storia di una cliente che ha acquistato il corso, con cui ho avuto il piacere di parlare telefonicamente.

La cliente prima di acquistare il corso (acquisto effettuato a febbraio 2011) mi telefona per chiedere maggiori informazioni.

Non entro nel merito della telefonata perché non ha direttamente a che fare con l’oggetto di questo articolo.

Al termine della telefonata uso quello che ironicamente chiamo “il metodo botte di ferro per tracciare le conversioni” che consiste in una semplice domanda: “Puoi raccontarmi brevemente come e quando hai conosciuto Facebookstrategy?”. Tutto qui… difficile? :-)

Mi racconta che a dicembre 2010 navigando su Facebook è stata attratta da un annuncio che promuoveva la pagina fan Facebookstrategy. Ecco le sue parole:

“Negli ultimi mesi è tutto un gran parlare di Social Media Marketing, quasi fosse la promessa del secolo in fatto di promozione e sviluppo business. Non solo, le aziende sono sempre più interessate ad affacciarsi su Facebook, sia per promuovere i propri prodotti, che per diffondere il proprio marchio.

Ma c'è troppa confusione, anche tra gli addetti ai lavori: non si conoscono bene le leve della pubblicità su Facebook. Serve per acquisire clienti? Per fare brand awareness? Quali sono i risultati che ci si può aspettare. E in quali tempi. Per non parlare poi della viralità: dato che Facebook si è diffuso viralmente si pensa che basta il solo fatto di essere su Facebook a diventare automaticamente e immediatamente virali.

Mmm, troppe idee confusionarie attorno a questo Social Marketing... Così, navigo su Internet alla ricerca di un libro o di un evento in aula. Ma non trovo nulla che possa interessarmi. Del resto, devo trovare un sistema per usare Facebook in senso strategico, piuttosto che un formulario tecnico su come aprire una pagina. Alle aziende quest'ultimo passo non basta più, e forse convince sempre meno.

Un giorno sono per caso su Facebook per motivi personali, dove oltre ad interagire con i miei amici, guardo qualche curiosa pagina aziendale, e mi imbatto per caso su un banner su un corso sul Social Marketing, dal titolo accattivante: "Le improvvisazioni lasciale ai ragazzini, se sei un professionista clicca qui" (vado a memoria).”

Dopo essere diventata fan ha scaricato gratis il modulo 1 del corso, che ha letto solo dopo un bel po’ di tempo. Alla fine è tornata sul sito DIRETTAMENTE (senza quindi passare da Facebook o Google) ed ha acquistato.

Questo processo d’acquisto è durato circa 2 mesi.

Se non fossi in possesso delle informazioni fornite dalla diretta interessata, saprei semplicemente di aver ottenuto una conversione da una visita diretta al sito. STOP.

Invece so che questa conversione è un effetto indiretto e non a breve termine di una campagna Facebook ADS! Se hai studiato il modulo 6 del corso sai esattamente a cosa faccio riferimento.

Che insegnamento possiamo trarre da questa storia:

1. Ciò che leggiamo sul nostro programma di analisi non è realtà assoluta ma spesso parziale.

2. L’unico modo per sapere con certezza dove e come siamo stati conosciuti dai clienti è chiedere loro (metodo “botte di ferro”). Lo so che è difficile, e spesso è impossibile, ma è bene almeno tenerlo presente.

Il mio consiglio è di ricordare sempre che gli effetti delle strategie di marketing su Facebook (e non solo) possono essere diversi e potrebbero non ricondurre palesemente ad una determinata iniziativa.

martedì 15 febbraio 2011

Facebook Fan Page ... REVOLUTION - Febbraio 2011

Se hai già studiato il corso, sai bene che, quando si parla di marketing professionale su Facebook, lo strumento principale è la pagina ufficiale (detta pagina fan).

Sai anche che uno degli obiettivi della pagina ufficiale è stabilire una connessione con persone potenzialmente interessate all’argomento trattato dalla pagina, a prescindere si tratti di prodotti, servizi, aziende, attori, politici, hotel, etc.
Per questi motivi, fin dalla nascita di Facebook strategy, abbiamo concentrato gran parte delle nostre energie sulle strategie di gestione della pagina ufficiale, finalizzate a raggiungere gli obiettivi previsti dal nostro piano.

La gestione della pagina ufficiale è condizionata alle modifiche che periodicamente Facebook apporta ad alcune funzioni della piattaforma. Oggi, febbraio 2011, siamo spettatori di quella che potremmo considerare una vera e propria rivoluzione riguardo le funzioni della pagina ufficiale/fan.
Analizziamo di seguito sinteticamente le nuove caratteristiche degne di nota ma prima, se vuoi, aggiorna il layout della tua pagina.


Usa Facebook come “Pagina”…

“Usa Facebook come pagina” è la frase che troviamo cliccando oggi sul nostro account personale (in alto a destra). Se sei amministratore di almeno una pagina ufficiale, potrai scegliere di usare Facebook come pagina invece che come “persona”.
Premesso che, utilizzando Facebook come persona (cioè come hai fatto fino ad oggi) potrai comunque amministrare al 100% la tua pagina, cerchiamo di sintetizzare i benefici dell’utilizzo come “pagina”:


1. Notifiche immediate: riceverai notifiche immediate che ti avvisano dell'interazione dei fan sulla tua pagina (risolto un vecchio problema).
2. Interagire come “pagina” su pagine che non amministri. Per far ciò è necessario esprimere gradimento (cliccare mi piace), mentre stai utilizzando facebook come pagina, per la pagina su cui desideri scrivere ed interagire.
3. Interagire come Pagina… FANTASMA (in report clienti) ... scommetto che non l'avresti pensato :-)
4. Pagine consigliate. Quando sei connesso come pagina puoi visualizzare le “pagine consigliate”. In altre parole Facebook ti segnala alcune delle pagine a cui è iscritto un gran numero di tuoi fan.

Serve a qualcosa? Conoscere alcune tra le pagine a cui sono già iscritti molti dei tuoi fan, potrà esserti utile quando profilerai e testerai il target delle tue inserzioni Facebook ADS.
Ovviamente tra le pagine consigliate devi fare caso a quelle “meno famose”. E’ ovvio che molti dei tuoi fan siano anche fan di Coca Cola o Nutella!


Visualizzazione Post In Bacheca

Fino a qualche giorno fa i contenuti presenti nella bacheca delle pagine erano ordinati cronologicamente in considerazione della data di “prima pubblicazione”. 

Alcuni hanno affermato che il nuovo ordine dei post è lo stesso dei nuovi gruppi. Sbagliato. L’ordine dei contenuti nei nuovi gruppi è cronologico in considerazione della data ed ora dell’ultimo commento. Qualunque sia la data di pubblicazione di un contenuto in un gruppo, basta un nuovo commento per fare salire tutta la discussione nella prima posizione della bacheca.
Nelle nuove pagine fan le cose cambiano ulteriormente. Sembra infatti che Facebook utilizzi un algoritmo simile a quello utilizzato per ordinare i contenuti nelle home page. La differenza tra la home page e la bacheca della pagina fan la fanno ovviamente le “connessioni”. Probabilmente vedrò più in alto nella bacheca quei contenuti che presentano interazioni di fan che sono miei amici. Alle connessioni vanno comunque aggiunti il fattore temporale e la percentuale di interazione

Sto cercando di dirti che:


Tutti i fan visualizzeranno i contenuti della bacheca in ordine differente!

Identità dell’amministratore

Oggi è infatti possibile “scegliere” se i contenuti della pagina fan saranno pubblicati a nostro nome o a nome della pagina fan. Farlo è semplicissimo. Clicca su modifica pagina e poi su “le tue impostazioni” (prima voce in alto).


Ancora sullo Spam… liste di blocco

Al fine di arginare il fenomeno dello spam o degli insulti sulle bacheche molto trafficate, Facebook mette a disposizione degli amministratore delle pagine una funzione che permette di filtrare in automatico i commenti che presentano determinate parole.


Se hai sbagliato categoria…

...finalmente la puo cambiare cliccando su “modifica pagina” e “informazioni di base”.

In Evidenza

Tutte le pagine per cui esprimi gradimento (quando sei connesso come pagina) potrebbero esser visualizzate nella zona "in evidenza" della tua pagina a rotazione (se sono più di 5). Se desideri si visualizzino sempre e solo 5 particolari pagine utilizzerai la voce "in evidenza" del menù amministrazione.

10 errori da evitare promuovendo un sito

Nel precedente articolo abbiamo parlato dei 10 errori da evitare promuovendo un sito, fermandoci ai primi 5. Vediamo oggi le ultime 5 raccomandazioni sulle cose da non fare:
6. Diventare un “social media spammer”

Un social media spammer è colui che segnala tutti i propri articoli a tutti i social media che è stato in grado di reperire sulla Rete.

Lascia che siano i tuoi utenti a decidere se il tuo articolo merita di essere segnalato e votato sui social media. Se vuoi essere sicuro di raggiungere questo obiettivo scrivi contenuti utili ed interessanti, il resto lo faranno i tuoi lettori.
7. Scrivere (solo) per i motori di ricerca

Non ottimizzare le tue pagine solo per ottenere la prima posizione in Google, pensa anche e soprattutto ai tuoi utenti. Trova il giusto equilibrio tra Search Engine Optimization (SEO), qualità e forma del contenuto.

Se scrivi una grande quantità di contenuti, un problema che ti sarai posto sicuramente almeno una volta è quello che io chiamo “il dilemma del sinonimo”: meglio usare in continuazione la stessa parola (ad es. marketing), oppure ricorrere ai suoi sinonimi (es. promozione, pubblicità, advertising ecc.)? Il SEO che è in te, che vuole fortissimamente vedere il tuo sito in prima posizione con la parola “marketing”, ti farà dimenticare all’istante ogni altro sinonimo. Il linguista che è in te ti consiglierà di ricorrere spesso ai sinonimi. La soluzione sta nel mezzo: alterna il termine per il quale ti vuoi posizionare con i suoi sinonimi; in questo modo otterrai un buon posizionamento sui motori e i tuoi lettori potranno arrivare in fondo all’articolo senza farsi venire il mal di testa.
Non dimenticare, infine, che avere un buon posizionamento su Google non significa essere apprezzati. Se punti tutto sul SEO probabilmente otterrai tanti accessi, ma difficilmente riuscirai a creare una community di lettori affezionati.
8. Riempire il sito di social media widgets

La tendenza è ormai dilagante: la maggioranza delle sidebar dei blog è oggi popolata da gadget/widget di ogni genere collegati ai profili sui social network più disparati.

Si tratta di un comportamento da evitare per almeno due ragioni:
  • la prima è puramente tecnica: la maggior parte di questi gadget vengono caricati remotamente recuperando i relativi contenuti da altri siti. Questo fa in modo che tu non possa più controllare con precisione il tempo di caricamento delle pagine che si dilata enormemente al proliferare dei widget;
  • la seconda è più teorica e richiama alla mente quella regola nota con il nome di KISS principle: “Keep it Simple and Stupid” o, secondo alcuni, “Keep it Simple, Stupid”. Fondamentalmente si tratta di un inno alla semplicità. Il punto di forza del tuo sito devono essere i contenuti; evita qualsiasi orpello inutile che avrebbe l’unico effetto di distogliere l’attenzione dai contenuti stessi (sì lo so, forse io ho un po’ esagerato con il minimalismo della grafica.
    Una delle ragioni per cui Google ha schiacciato la concorrenza dei vari Yahoo!, Altavista ecc. è proprio la sua semplicità: nella home non trovi altro che la casella di ricerca.
9. Copiare da altri siti

Questo punto non merita quasi alcun commento. Sforzati di essere originale in tutto: dal design, allo stile, ai contenuti. E’ questo il principio che, ad esempio, mi sconsiglia di riproporre su questo blog le classiche news che puoi trovare su molti altri siti del settore.

10. Usare servizi di sottomissione automatica ai motori di ricerca

Anche su questo punto non ci sono dubbi: i servizi che promettono di segnalare il tuo sito a 100, 1.000 o 10.000 motori di ricerca sono completamente inutili e, se a pagamento, dannosi.

Se costruisci il tuo sito con un minimo di ottica SEO, i motori di ricerca lo indicizzeranno automaticamente, senza che tu debba fare nulla e tantomeno spendere soldi.

domenica 13 febbraio 2011

Pezzali: «A Sanremo il mio inno alla maturità»

«Quando ho tenuto in mano per la prima volta mio figlio in sala parto è stato uno choc: ho capito che l’asse non ero più io ma lui, che dovevo cambiare, togliere dalla mia vita tante cose inutili». Max Pezzali, abbandonati da tempo i cori da stadio degli 883, si presenta sul palco di Sanremo con la voglia di cantare la sua maturità. A 16 anni dalla sua apparizione al Festival, di cui ricorda la «grandissima pressione», con Senza averti qui Pezzali si presenta più rilassato e pronto per una nuova avventura. «Finché un bel giorno la carta d’identità non ha rivelato la verità. 

Mi sono accorto che bisognava decidere, ho superato la metà del mio viaggio e mi devo sbrigare che c’è il mio secondo tempo e non voglio perderlo. Buttare tutto quello che fa male o perlomeno buttare quello che non vale» canta ottimista l’artista 43enne ne Il mio secondo tempo. Un brano solare dai toni country rock, «una presa di coscienza, il modo di affrontare non solo il secondo tempo della vita, ma in generale le seconde opportunità. Questa – spiega Pezzali – è un’epoca di accumulo, di quantità, ci arriva un sacco di roba soprattutto attraverso Internet, ed ad un certo punto ci si trova davanti un muro che ci fa perdere di vista le cose che contano. È necessario allora abbattere questo muro».

Quello anticipato dalla canzone sanremese, sarà quindi il «fil rouge» del suo nuovo album di inediti, Terraferma che uscirà il 16 febbraio. Anche il brano che dà il titolo all’album è ispirato a suo figlio, «con l’augurio di potergli insegnare a navigare nell’oceano tempestoso della vita» spiega, perché «la cosa che conta è dare a sé e ai propri cari la serenità». 

Cosa difficilissima in tempi in cui gli adolescenti sono fragili e persi nell’isolamento della realtà virtuale, come canta inSto bene qui. «Io cerco di rivolgermi agli adolescenti per dare loro più fiducia in se stessi, come in Credi – spiega Pezzali – . Perché la generazione dei loro padri, i quarantenni, è ancora più confusa e fragile di loro». Pezzali picchia duro in A posto domattina sullo sballo dei suoi coetanei che, fra locali, donne rifatte e droghe «vivono come le rockstar di un tempo, protraendo in eterno l’adolescenza. Ma insomma, diamoci una mossa e assumiamoci le nostre responsabilità». Testi significativi e comprensibili, quindi, su accattivanti basi che echeggiano la disco anni 70 e 80, l’elettronica e il rock «perché anche la musica oggi vive un’epoca senza certezze».

Per ora di certe ci sono le prime date del suo tour nei palasport, al via il 30 aprile al Palalottomatica di Roma e il 5 maggio al Forum di Assago a Milano. Pezzali è consapevole di non essere più la star di Hanno ucciso l’Uomo Ragno, e per questo ha aspettato il momento giusto per tornare a Sanremo. «La direzione artistica di Gianni Morandi è una garanzia della comprensione del lavoro che si fa – sostiene –. Si sta assumendo moltissime responsabilità».

Nella serata dei duetti, il venerdì 18, saranno accanto a Pezzali Lillo e Greg, attori e autori teatrali e radiofonici, ma anche musicisti, che gli hanno riarrangiato il brano in gara in versione swing, «stile Dean Martin, Frank Sinatra e Sammy Davis Jr». Un salto negli anni del primo Novecento, Max Pezzali lo farà nella serata dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia per la quale ha scelto Mamma mia dammi cento lire, «me la cantava sempre mio nonno», eseguita in stile Quartetto Cetra con Arisa. «Questa canzone me la cantava sempre mio nonno – spiega Pezzali –. È una canzone del Nord che canta il dolore dei nostri emigranti in Sudamerica. Ecco, proprio noi del Nord dovremmo ricordarci di cosa siamo stati, quando parliamo di immigrazione».

Abodi: il bello di essere persone di Serie B

Attenzione, abbiamo scoper­to che per i corridoi di via Ro­sellini, si aggira uno “special one” è il presidente della Lega di Se­rie B Andrea Abodi. Romano 50enne, un esperto di economia dello sport, prestato al calcio che gioca molto di testa. E in testa ha due mission che finora nella palude del sistema pal­lonaro sembravano impossibili, «un calcio a dimensione umana» e un «patto di rilancio di tutto il movimento nella sua globalità». 

Idee che suonano nuo­ve come il suo volto nel conservatorismo del Palazzo di cuoio... 
«So di essere un piace­vole incidente di per­corso. Non è un miste­ro che la mia elezione abbia sorpre­so molti, anche perché la mia can­didatura è maturata dalla base e di questo vado estremamente fiero».
Che conseguenze ci sono state con la scissione dalla Lega di Serie A?
«Sono arrivato a separazione già consumata, ma è stato un distacco indolore. Dividersi per la Lega di B ha significato voltare pagina, com­prendere le proprie peculiarità: ri­manere sì una categoria assistita dal­la Serie A, ma non più calata in una dimensione di pernicioso assisten­zialismo. Inoltre, finita l’era delle conflittualità e la politica dei picco­li orticelli, ora si lavora sulla coope­razione. Se la massima serie alza il suo profilo e cresce in qualità, non va più valutato solo come un aumento del divario con le altre Leghe, ma co­me la possibilità di arricchire l’inte­ro “Sistema”».
La nuova B quindi ora è più auto­noma anche dal punto di vista fi­nanziario?
«La Serie A, attraverso le scommes­se sportive in grandissima parte di matrice calcistica, contribuisce indi­rettamente a finanziare tutto lo sport italiano. E la massima serie ridistri­buisce all’interno del sistema-calcio anche il 10% dei diritti televisivi, con una mutualità che contribuisce al 65% dei ricavi della Serie B. Un altro dei nostri obiettivi è quello di gene­rare da soli oltre il 50% delle entrate».
Gira che ti rigira siamo sempre a par­lare di bilanci e di conti che devono tornare molto prima dei risultati sportivi.
«Sbagliato. Abbiamo una sensibilità a 360 gradi all’interno del- la Lega di B, dalle infrastrutture ai fi­nanziamenti, dal marketing alla par­te tecnico-sportiva. Non esiste un e­lemento o una singola progettualità al centro della quale non ci sia l’ele­mento per me fondante: la “Perso­na”. L’accezione “persona di serie B” che viene usata come dispregiativo, l’abbia­mo ribaltata nell’ingle­sismo fonico “Be” ovve­ro “essere” che è l’input da cui sta nascendo la Fondazione B Solidale.
La “povera” B, rispetto alla ricchissima Serie A, disporrà di una Fon­dazione che mira alla solidarietà?
«Il calcio per il sociale fa molto, ma a volte disperde le ri­sorse, perciò noi abbiamo scelto di seguire dei progetti mirati, come con la Caritas con la quale abbiamo col­laborato nel 2010 in occasione del­l’Anno della Povertà e proseguiremo anche in questa stagione che segna l’Anno del Volontaria­to. Poi dal campionato 2011-2012 ci concentreremo su cinque progetti in altrettan­te categorie: l’infanzia, la ter­za età, la diversa abilità, la ri­cerca scientifica, l’emargi­nazione sociale. Progetti che seguiremo dall’inizio alla fi­ne. Così come continueremo a perseguire anche in campo le tre progettualità principa­li che abbiamo prefissato».
E quali sarebbero le tre pro­gettualità di base?
«La giovane età dei nostri calciatori, la loro italianità e il radicamento al territorio. Rispetto alla passata stagio­ne abbiamo abbassato l’età media dei calciatori di sei mesi (25 anni e 11 mesi). L’81% delle rose sono com­poste da giocatori italiani (10 convocati nell’Under 21) e questo non è una discrimi­nante, perché nell’italianità rientrano anche quei tanti ragazzi di origini extraco­munitaria che sono nati e cresciuti nel nostro Paese. Il rapporto diretto tra una so­cietà calcistica e il suo terri­torio è molto importante per creare una dimensione al- largata dello stadio».
Sì, però intanto anche in B si vedo­no delle tribune che sembrano il de­serto dei Tartari.
«Questo dipende da un processo di “televisionizzazione”, ma anche da una problematica che io definirei di atmosfere poco at­traenti e rassicuranti dovute a stadi che per l’80% sono stati co­struiti negli anni ’40 del secolo scorso, molti dei quali, pur mantenen­do un certo fascino sto­rico, sono inadeguati e andrebbero ristruttu­rati o ricostruiti. Nono­stante tutto, la media delle presenze (5.136 spettatori) è in linea con la passata stagione. E dalla Tv arriva un più 44% di ascolti e una crescita abbonati Sky e Dahlia molto significativa, a di­mostrazione di un interesse sempre maggiore per il nostro campionato».
Ma non si era detto “troppe partite in tv” e che l’obiettivo era riportare i bambini e le famiglie allo stadio?
«Noi stiamo elaborando un proget­to che abbiamo denominato “100mila ragazzi allo stadio”, con lo stadio che entra nella scuola e vice­versa. Per noi lo stadio del futuro non sarà più solo un impianto, ma un luogo dove con­frontarsi e formarsi su questioni ambientali (produzione e consu­mo di energie rinno­vabili e smaltimento differenziato dei rifiu­ti), sulle eccellenze a­groalimentari del ter­ritorio che il club cal­cistico rappresenta degnamente. Il calcio è una risorsa culturale ed è an­che per questo che stiamo partendo con una convenzione con i Beni Cul­turali perché possano accedere ai musei di tutt’Italia gli abbonati e chi è in possesso della “tessera del tifo­so” delle squadre di Serie B».
Ma in B sta funzionando la “tessera del tifoso”?
«Va migliorata, perché da strumento di mero controllo, si arricchisca di contenuti positivi che la rendano at­traente a tutti gli effetti. È quello che noi stiamo facendo, con lo svilup­po del nuovo modello di marketing associativo che va in questa dire­zione. L’auspicio è che tutte queste iniziative contribuiscano anche alla costruzione di una vera cultura sportiva».
Termine che rimbalza spesso,“cultura sporti­va”, ma di cui nessuno sa mai dare una spiegazione convincente.
«La cultura sportiva potrebbe esse­re sintetizzata in una singola parola: “rispetto”. Rispetto per gli avversari, per se stessi, per le regole e per chi è chiamato a farle rispettare prima di tutto. Spesso, tra i giocatori, i tecni­ci e i dirigenti si riscontra un deficit di conoscenza perfino delle regole del gioco. Perciò abbiamo deciso con l’Associazione Italiana Arbitri e la Can B di intensificare gli incontri con le società per sanare questi vuoti cul­turali con un’opera capillare di infor­mazione ».
La prossima settimana si discuterà di riforma dei Cam­pionati. Si va verso un nuovo assetto?
«Mi auguro di sì, con la riduzione della B a 20 squadre (stop ai ripe­scaggi e vecchia Serie C a 60 squadre). Il no­stro torneo non avrà più turni infrasettima­nali e continuerà a di­sputarsi al sabato. Il sa­bato del villaggio or­mai è quello della B e tornare alla do­menica vorrebbe dire scomparire. Mentre noi puntiamo ad “essere”. Es­sere sempre più visibili e crescere in­sieme ai grandi e ai più piccoli del nostro calcio».

venerdì 11 febbraio 2011

Link building for effective search engine optimization

When you begin the task of acquiring quality and relevant backlinks to your website there are many factors that can increase or decrease your search engine rankings. This article outlines the difference between good and bad backlinks.
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Article written by the CEO of www.submit-site.org
Article Source: http://www.ArticleGeek.com - Free Website Content

OpenSanremo: quest’anno gli utenti Facebook voteranno le canzoni del festival

Il popolo della rete voterà il Festival di Sanremo via Internet e i dati saranno pubblici in forma anonima. Diciotto milioni di italiani potranno rifiutare il costoso e opaco televoto ed esprimersi con OpenSanremo.it

Durante il Festival di Sanremo gli utenti Facebook potranno usare cellulari smartphone, tablet e computer per esprimere il loro parere, positivo o negativo, su ciascuna esibizione e i dati saranno resi pubblici in forma anonima e gratuita. Sarà una votazione parallela, indipendente dall’ufficiale televoto, condotta in modo aperto sul sito Opensanremo.it e sul portale Tiscali.it, media&community partner dell’iniziativa.



“È un esperimento collettivo per costruire un quadro d’insieme dei gusti e delle opinioni sulla musica del festival” dicono Giulio De Luise e Pancrazio Auteri, fondatori di Busk.fm e promotori di OpenSanremo. “Mostreremo cosa può fare la tecnologia dei social network per raccogliere i voti e diffondere l’iniziativa e ci divertiremo a confrontare i risultati in modo pubblico e trasparente”.

Ciascuna sessione di voto partirà a inizio serata e permetterà di votare anche per tutta la giornata successiva fino alle 18.00. “I video delle esibizioni sono guardatissimi durante i giorni del festival, su YouTube o sull’ottimo portale Rai.tv” spiega De Luise “e quindi è molto importante che chi guarda il festival on-demand possa votare anche il giorno dopo”.

Secondo i dati forniti da Facebook Ads ed elaborati dall’Osservatorio Facebook, in Italia ci sono 18 milioni di iscritti; 12 milioni sono gli utenti che lo usano almeno una volta al giorno e 4 milioni lo usano mediante un dispositivo mobile. Da quest’anno sono quindi valori comparabili con l’audience televisiva del festival che si aggira attorno ai 12-14 milioni di spettatori.

OpenSanremo è anche tecnologia allo stato dell’arte: sfrutta le API OpenGraph di Facebook, una sorta di “ganci” che permettono ai programmatori di creare siti web innestati nel reticolo di amicizie e contenuti degli utenti. Oltre a rispettare le regole di privacy configurate in ciascun profilo Facebook, OpenSanremo rende anonimi i dati rimuovendo tutti i nomi degli utenti e aggregando le informazioni in base ai criteri interessanti per le più comuni analisi demografiche.

OpenSanremo è una iniziativa di Busk.fm, startup italo-britannica fondata da De Luise e Auteri per promuovere la scoperta di nuova musica pubblicata dagli artisti con una gestione innovativa del diritto d’autore. Gli artisti permettono agli utenti l’uso personale e la condivisione dei loro brani mediante licenze Creative Commons, Busk.fm favorisce la viralità della musica nei social network per aumentarne la diffusione e accrescere la popolarità degli artisti.

Per iscriversi basta andare sul sito http://opensanremo.it