Translate

Visualizzazione post con etichetta Apple store. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Apple store. Mostra tutti i post

martedì 4 settembre 2012

App Nativa o Web App

Questa è la domanda che molte persone che si affacciano per la prima volta nel mondo mobile dovrebbero porsi. Se avete in progetto di voler realizzare una applicazione mobile, è bene che prima abbiate bene in mente la differenza tra le due tipologie.

Web App: E’ una pagina web, accessibile da qualsiasi smartphone che supporta un web browser ed è connesso a Internet. Scritta in HTML5, JavaScript e CSS ha le sue facce negative e positive.
 I pro:
 • Costa poco svilupparla perche’ non richiede grosse competenze tecniche. Un webmaster è in grado di svilupparla facendo attenzione a scrivere i fogli di stile (CSS) senza dimensioni fisse (no width e height in px), quindi utilizzando solo dimensioni in percentuali. Inoltre vi sono dei plugin come jQuery Mobile che semplificano di molto il lavoro per coloro che non sono tanto esperti di JavaScript per la gestione degli eventi.
Un evento è per esempio lo scroll, il touch su un elemento o lo swipe.
• Veloce da sviluppare: non richiedendo grosse competenze tecniche sia il tempo di sviluppo che di testing è dimezzato rispetto alla creazione di una applicazione nativa.
• Facile da aggiornare: essendo una pagina web è sempre disponibile online e con un semplice refresh della pagina dal browser del telefonino è possibile visualizzare aggiornamenti grafici, strutturali e testuali.
• Accessibile ovunque: basta avere qualsiasi dispositivo connesso a internet e la webapp è possibile visualizzarla su qualsiasi device. Che sia uno smartphone, un tablet o un minipc non importa, perchè grazie al foglio di stile scritto in percentuale (e non in dimensioni fisse), la GUI si adatta automaticamente alle dimensioni schermo facendola sembrare una vera e propria applicazione. Con dei meta tag speciali è possibile anche far scomparire la barra di stato, disabilitare il ridimensionamento automatico, lo zoom dell’utente e impostare l’icona dell’applicazione in caso l’utente decide di fare il bookmarking del sito. Tale icona sarà visualizzata nel menu delle applicazioni, proprio come una vera app.
• Streaming media: rispetto a un’app nativa lo streaming dei contenuti multimediali è gestito meglio rendendo il tutto molto piu’ fluido e veloce.
• GPS, fotocamera e audio recorder grazie ad html5 sono sensori che possono essere utilizzati senza dover per forza far uso di applicazioni native. I contro:
 • Non è possibile inviare a tutti coloro hanno installato l’applicazione le notifiche push. Tuttavia ci sono delle via alternative che si possono prendere per simulare una cosa simile alle notifiche push: far refreshare la webapp ogni tot ore in automatico e inserire all’interno dei semplici alert (popup) con il messaggio da visualizzare.
• Niente stores. Se volevate conquistare la vetta di Apple Store, scordatevelo. Anche se vi sono degli stores dedicati appositamente alle webapp (ci sono per Chrome, Apple e molti altri) non è assolutamente la stessa cosa, per ora. Unica eccezione la fanno i sistemi operativi con Android: molti riesco a pubblicare sul Market Android la loro webapp perchè usano il codice nativo per fare un “iframe” (termine tecnico: WebView) della pagina web e non essendoci controlli manuali di nessun genere da parte di Google, l’applicazione sarà approvata e distribuita.
• Funziona solo online: se il telefono non è connesso a Internet i vostri utenti non potranno accedervi. In verità se lo sviluppatore ha adottato un sistema particolare di local caching si puo’ fare in modo che il telefono sia connesso a internet solo la prima volta che viene aperta la webapp. Le successive volte che si prova ad accedere alla webapp senza connessione alla rete viene utilizzata la cache per visualizzare i vostro contenuti. Quando utilizzarla:
• Necessità di essere compatibili con tanti dispositivi: mobile e non.
• Divulgazione di informazioni di consumo.
• Convertire un sito web in un sito ottimizzato per dispositivi mobile. App Nativa: Le applicazioni native sono sviluppate in linguaggio macchina e devono essere scritte e compilate appositamente per ogni tipo di sistema operativo supportarto dal device. Per esempio le applicazioni per iOS (iPhone/iPad/iPod) sono scritte in Object-C, quelle per Android sono sviluppate in Java mentre quelle per Windows Mobile 7 sono sviluppate ambiente .NET. Anche le applicazioni native hanno i loro pro e contro.
 I pro:
 • Possibilità di inviare delle notifiche push geolocalizzate. Le notifiche push sono dei messaggi che si possono inviare a tutti coloro che hanno installato la vostra applicazione. Simili a degli SMS sono molti utili per fare marketing sul mobile.
• Accesso a tutti i sensori hardware installati sul dispositivo: NFC, accellerometro, GPS, fotocamera, magnetometro, sensore di prossimità, di luminosità di posizionamento e altri.
• Pubblicazione gli stores: è una delle voci piu’ importanti perche’ tali applicazioni consentono di essere reperibili nei negozi virtuali di Apple, Google, Blackberry e Microsoft.
• Modalità offline: le applicazioni native devono essere scaricate e installate su ogni dispositivo mobile. Una volta compiuta questa semplice operazione sarà possibile utilizzarla sia online che in modalità offline. Le applicazioni per l’Apple Store seguono una procedura un po’ complessa per la compilazione dell’applicazione prima di poter essere installata perchè necessita la creazione di diversi certificati (sviluppatore e id applicazione); se ti interessa approfondire il processo vedi qui.
• GUI piu’ reattiva perchè vengono effettuate chiamate dirette di sistema e il codice non è interpretato come nelle webapp da un browser ma è scritto direttamente in codice macchina.
I contro:
 • Costosa: sviluppare una applicazione nativa base, pur quanto semplice possa essere tra sviluppo e beta testing vi sono almeno 30 giorni di lavoro, quindi il costo di un applicazione custom nativa non è meno di 5.000 euro per sistema operativo.
• Poco flessibile: se necessiti di aggiornamenti rapidi della GUI o comunque variazioni importanti di usabilità dell’applicazione vi sono tempi di sviluppo e di approvazione negli stores troppo lunghi.
• Tempi di aggiornamento possono variare a seconda dello stores: per Android l’aggiornamento è quasi istantaneo, per Apple invece puo variare da 10 a 20 giorni. Ci sono stati casi di applicazioni anche molto famosi che sono state approvate dopo un anno o addirittura non sono state approvate per via dei contenuti che erano contro le policy di Apple: l’esempio piu’ eclatante e’ stato quello di South Park.
• Le native apps, essendo native per definizione, funzionano solo per specifici dispositivi per cui sono state scritte e compilate. Di conseguenza un’app compilata per iPhone non funzionerà su un telefono che supporta come sistema operativo Android e viceversa. Quando utilizzarla? 
• Se vuoi far comparire il tuo brand sugli stores e utilizzare i pagamenti in-app.
• Realizzazioni di giochi.
• Esigenza di accedere a particolari sensori hardware messi a disposizione dal dispositivo e non utilizzabili via HTML5.
• In generale, di tutte le cose che non si possono fare con pagine web. Il futuro? La differenza tra le due tipologie di applicazioni si sta sempre più assottigliando grazie al continuo sviluppo dei markup HTML5 per l’ottimizzazione sugli smartphone. Il futuro ci dirà quale delle due prenderà il sopravvento, per ora noi di Apps Builder abbiamo abbiamo deciso di puntare su entrambe le tipologie fornendo ai nostri utenti sia applicazioni native per iPhone, iPad e Android sia la webapp accessibile via QR code, in modo totalmente gratuito. 

Fonte: Daniele Pelleri, Founder & CEO di Apps Builder, per il TagliaBlog.

domenica 5 giugno 2011

App Store con logo Windows


Alcuni ragazzi tedeschi, evidentemente grandi appassionati di Microsoft, hanno attaccato un bel logo di Windows alla facciata del nuovo Apple Store di Amburgo ancora in costruzione.
I due ragazzotti, dopo essersi costruiti un bel logo di Windows, hanno proceduto all’operazione in pieno giorno e sotto gli occhi dei passanti, attaccando il logo sul telo nero che ricopre la facciata del futuro Apple Store di Amburgo.

venerdì 3 giugno 2011

Poster che celebra i 10 anni di Apple Store


Se non lavorate in un Apple Store, questo poster non lo vedrete mai, perchè campeggia soltanto sul retro di alcuni negozi retail di Apple. In una sola, grande immagine vengono evidenziati tutti i successi, le curiosità e la fisolofia che si celano dietro gli Apple Store.
Il tutto è raccolto in 1812 parole e 125 frasi, dove Apple ammette i suoi errori (ministore), festeggia con i clienti, rivela alcune curiosità (ad esempio le 500.000 tessere del mosaico nello store dell’Opéra), ricorda le lezioni apprese all’estero (i supereroi giapponesi non indossano mantelli) e conclude dicendo che i clienti sono “il centro di tutto”.
Tra le frasi più curiose:
  • Abbiamo imparato che è meglio se siamo noi ad adattarci  alla zona in cui lavoriamo, piuttosto che aspettare che il quartiere si adatti a noi
  • Il nostro primo negozio, A Tyson Corner, ci ha insegnato una lezione nei primi 30 minuti dall’apertura. Avevamo appena aperto le porte, quanto abbiamo notato che il pavimento doveva essere già rilucidato.
  • Abbiamo anche imparato un paio di cose sulla pietra. Come il modo di rivelare il vero colore del granito con la fiamma ossidrica
  • Una volta abbiamo avuto l’idea di creare dei ministore che avrebbero offerto il massimo della convenienza. Poi ne abbiamo creato uno e ci ha dimostrato che uno store più grande è sicuramente meglio
Il poster, pieno di curiosità, si chiama “Abbiamo imparato molto”. Questo il testo completo (in inglese):
In the last 10 years, we’ve learned a lot. We’ve learned to treat every day with the same enthusiasm we had on the first day. We’ve learned the
importance of giving our customers just as much attention as they give us. And we’ve learned the art of hiring the right people for the right
positions. We’ve learned it’s better to adapt to the neighborhood rather than expecting the neighborhood to adapt to us. Which is why we
spend so much time and energy building stores the way we do. Our first store, in Tysons Corner, taught us our first lesson within the first 30
minutes. We had just opened the doors when we noticed the steel already needed polishing. With a special polishing solution. And a special
polishing tool. That’s when we learned that blasting steel with virgin sand makes it less prone to scuff marks. We’ve also learned that glass can
be much more than just glass. We’ve learned that a 32’6” transparent glass box can stand tall even among the giants of the Manhattan skyline.
That when glass becomes as iconic as the Fifth Avenue Cube, it can also become the fifth most photographed landmark in New York City. And
we’ve learned that if you have to, you can close an entire street in Sydney to bring in three-story panes of glass. And when you create
three-story glass, you also have to create a rig that can install three-story glass. We’ve even figured out how to make the world’s largest pieces
of curved glass for one of our stores in Shanghai. We’ve also learned more than a few things about stone. Like how to reveal granite’s true color
with a blowtorch. And that sometimes granite has veins of color that have to be matched. We’ve also learned that getting these details perfect
can feel like trying to move a mountain. Sometimes two. But in the end, the effort is worth it. Because steel, glass, and stone can combine to
create truly unique and inspiring spaces. We also understand that finding the right design for our stores is critical. We even built a full-scale
facade of the Regent Street store in a Cupertino parking lot to be sure the design was right. Which taught us the value of seeing things full size.
We once had a notion that ministores would offer the ultimate in convenience. Then we built one. Which showed us that bigger can actually
be better. And we’ve learned that even when our stores are big, no detail is too small. This is something we learned all over again when we
restored the Paris Opera store down to the last of its more than 500,000 tiles. We’ve also learned that our customers like open spaces, glass
staircases, and handcrafted oak tables. And that those spaces don’t need to smell like pine trees or tomatoes to make then inviting. We’re
constantly working to make our stores more artful, more iconic, and more innovative. And we’re awfully proud of every single one. We’re proud
of our stores not just because they’re successful, but because of everything they’ve taught us. Along the way Apple Stores have made Apple
stronger as a company. Over the past 10 years, we’ve learned that our stores are the embodiment of the Apple brand for our customers. Now,
our customers just happen to be the entire reason we’re here, so let’s dedicate a few words to them. Around the time we opened the store in
Tysons Corner in 2001, everyone else was trying to talk to their customers less. Which made us think that maybe we should talk to them more.
Face-to-face if possible. So we’ve found ways to strike up a conversation at every possible opportunity. We talk while they play with the products
on the tables. And when they join us for a workshop. These conversation have taught us that customers love our products, but what they really
want is to make a scrapbook out of family photos. They want to make a movie about their kid. Or a website about traveling across the country.
Which has taught us that Apple Stores can and should be centers for creativity. And we’ve figured out through programs like Apple Camp and
Youth Workshops that creativity doesn’t care about age. The movies and the slideshows we’ve seen kids make are proof that all you need are the
right tools and an idea. And we must be doing something right, because the kids’ smiles are just as big as ours. We’ve also learned that musicians
can record an album in our stores that goes to the top of the charts. And that award-winning film directors are interested not just in our
computers but in our workshops. We’ve learned a lot about having fun. And we’ve learned our customers like to use our products for business
too. Experience has taught us that having one Pro Day per week dedicated to business customers isn’t enough. That we need to be open for
business every day. And have space devoted to business training sessions, workshops, and events. We’ve learned that every staff member
should be just as fluent in the needs of a business customer as the needs of any other customer. Our millions of conversations with customers
of every stripe have taught us it’s not about making people feel like a computer or phone loves them. That’s impossible. Instead, it’s about
giving people the tools to do what they love. And we’ve learned how to create amazing programs like One to One and Personal Setup to give
people those tools. We created programs like these to replace fear with confidence. Because our customers have shown us that the ownership
experience is even more important than the sale. We learned all this by asking questions. And genuinely listening to the answers. And to be
sure we’re hearing everything, we’ve learned to converse in 36 languages, and a few local dialects as well. We’ve even learned a few cultural
things. The proper use of the word y’all, for example. And our Japanese customers once taught us that their superheroes don’t wear capes.
Which also taught us to see feedback as a gift. We’ve learned that a visit to the Genius Bar can fix more than just computers. It can also restore
a customer’s relationship with Apple. And that we don’t need a minifridge stocked with free water to get people to talk to a Genius. Knowing
they can get exactly the right answer when something isn’t working is enough. We even figured out how to shorten the time an in-store repair
takes from seven days to one day. Our customers hold us to exceptionally high standards. So we’ve learned how to raise ours even higher. 325
store openings have taught us that a grand opening creates blocks and blocks of excitement. That people will stand in line for hours, even days,
just to be among the first to walk through the front door. And to get a free T-shirt. Speaking of T-shirts, we’ve learned more than you can
imagine about our own. We’ve found that when we wear black T-shirts, we blend in. And when we wear too many colors it’s confusing. But blue
shirts are just right. We’ve also learned that it takes precisely 4,253 stitches to embroider the Apple logo on those blue shirts. And we even
figured out which direction the stitches should go in. When it comes to product launches, we’ve learned we have to work hard to ensure supply
meets demand. If not on the first day, then soon thereafter. And we’ve learned how to put our own products to use in innovative ways in our
stores. We’ve created entirely new system like EasyPay to help our customers as efficiently as possible. We’ve replaced the red phone behind
the Genius Bar with more expertise right in our Store. All of these experiences have made us smarter. And at the very center of all we’ve
accomplished, all we’ve learned over the past 10 years, are our people. People who understand how important art is to technology. People who
match, and often exceed, the excitement of our customers on days we release new products. The more than 30,000 smart, dedicated employees
who work so hard to create lasting relationship with the millions who walk through our doors. Whether the task at hand is fixing computers
teaching workshops, organizing inventory, designing iconic structures, inventing proprietary technology, negotiating deals, sweating the details
of signage, or doing countless other things, we’ve learned to hire the best in every discipline. We now see that it’s our job to train our people
and then learn from them. And we recruit employees with such different backgrounds—teachers, musicians, artists, engineers—that there’s a
lot they can teach us. We’ve learned how to value a magnetic personality as much as proficiency. How to look for intelligence but give just
as much weight to kindness. How to find people who want a career not a job. And we’ve found that when we hire the right people, we can lead
rather than manage. We can give each person their own piece of the garden to transform. We’ve’ learned our best people often provide the best
training for the next generation. And that it’s important for every member of our staff to not only feel a connection to their store, but to the
teams in Cupertino and to the stores around the world. Because the best ways of doing things usually translate, regardless of language or
country. We’ve also learned that due to the exceptional quality of our applicants, it can be hard to get hired at the Apple store than in
Cupertino. It can sometimes take two to three years to bring someone in. Not because they aren’t right for Apple but because we want to be
sure the opportunity we have to offer is right for them. Why have we learned to be so selective? So careful? Because our people are the soul of
the Apple Stores. And together, our team is the strongest ever seen in retail. As beautiful and iconic as our stores may be, the people who create
and staff those stores are what matters most. So on this 3,652nd day we say think you to every single one of you. We say thank you to those
who were there on the first day, to those whose first day is today. The past 10 years of the Apple Store have changed Apple as a company.
Our experiences, our successes, even our occasional missteps, have made us better. They’ve made Apple better. And it’s because of those
experiences, and the ways they’ve change us, that we can’t wait to see what we’ll learn next. It’s been 10 years. What an amazing first step.