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sabato 31 luglio 2010

Lega Pro senza soldi: 36 squadre rischiano di non iniziare il campionato

Alcune società faticano a pagare gli stipendi ai calciatori e i tifosi del Venezia lanciano una sottoscrizione per salvare il club
I campionati della Lega Pro (ex serie C) dovrebbero essere le fondamenta del calcio italiano, ma in questa estate post Mondiale sembrano più che altro pali malfermi di decrepite palafitte. Su 90 squadre, 17 non saranno al via del prossimo torneo, nella maggior parte dei casi per problemi economici: otto hanno rinunciato a iscriversi, altre nove sono state bocciate dalla Covisoc, l’organismo che controlla i conti (disastrati) del pallone italiano. Non è finita: al momento sono escluse per inadempienze varie altre 19 società, che hanno presentato ricorso. Deciderà venerdì il Consiglio federale se accoglierlo o meno. Alle non iscritte vanno aggiunte anche Ascoli e Ancona, in teoria inserite nella serie B 2010-2011: se la prima dovrebbe essere in grado di sanare la sua posizione, la seconda è appesa a un filo per non aver presentato nei termini la fideiussione richiesta e la documentazione relativa agli adempimenti previdenziali.

Insomma, un disastro. L’Italia del calcio risente eccome della crisi e vede sparire piazze di provincia, ma anche e soprattutto pezzi di storia. In pochi mesi sono scomparse Mantova(nell’anno del centenario), Perugia e Rimini. Le prime due travolte dal fallimento, la terza perché la cooperativa proprietaria si è stancata di andare avanti e ha messo in vendita il club. Morale, non è spuntato nessun compratore. Rischia grosso anche la Salernitana, mentre in SardegnaOlbia e Alghero hanno già chiuso baracca e anche la Villacidrese si trova in cattive acque. In Puglia si sono dissolte Gallipoli e Monopoli.

Altro che business, il pallone ormai è un giochetto costoso e insostenibile. A Mantova Fabrizio Lori era apparso nel 2004 come un messia in grado di spingere la squadra a lottare per la serie A. Nel 2006 i virgiliani avevano addirittura battuto la Juventus. Meno di quattro anni dopo, fiaccato dai problemi economici delle sue aziende, Lori ha dovuto gettare la spugna. Dietro restano solo macerie: il nuovo Mantova, grazie alla norma che salva il titolo sportivo delle squadre con grande tradizione calcistica, ripartirà dalla serie D. Stessa sorte per il Perugia.

A dipendenti e tifosi non restano che rimedi estremi: i giocatori della Triestina hanno rinunciato agli ultimi stipendi per salvare il club, mentre i supporter della Cavese hanno dato il là a una colletta per raccogliere i soldi necessari all’iscrizione. Simile la trovata dei tifosi del Venezia, che hanno appena lanciato una sottoscrizione popolare per aiutare le casse del disastrato club. Due fallimenti negli ultimi quattro anni l’hanno fatto sprofondare tra i dilettanti. Ora il Venezia United vuol essere il primo esempio di public company applicata al calcio: dieci euro a testa per la tessera, con l’obiettivo di raccoglierne almeno 300 mila e ridare ossigeno alla squadra.

E pensare che nel 2008 la nascita della Lega Pro era stata annunciata tra squilli di tromba dal suo presidente Mario Macalli. Sono bastati due anni per capire che si era trattato solo di una verniciata a un palazzo che già crollava a pezzi. Poche risorse per troppi club, cui si è aggiunto uno scarsissimo appeal per sponsor e spettatori. Laddove non arrivano le pay tv, è difficile trovare i soldi per pagare gli stipendi a fine mese. È una situazione che espone a un rischio concreto: personaggi poco puliti potrebbero proporsi come salvatori per farsi pubblicità o, peggio, per riciclare denaro sporco.

I problemi derivano anche dal gigantismo del calcio italiano. Le squadre professionistiche sono tante: in tutto 132 contro le 92 dell’Inghilterra, le 56 della Germania, le 42 della Spagna e le 40 della Francia. La Football League inglese, l’equivalente della nostra Lega Pro, va a gonfie vele anche perché conta solo 48 squadre. Poche ma buone, in grado di fare il pieno di spettatori a ogni partita. Così uno dei primi rimedi per guarire la Lega Pro potrebbe proprio essere quello di applicare una robusta cura dimagrante ai campionati. Magari evitando anche i ripescaggi.

venerdì 30 luglio 2010

Poker online: il gioco più amato dagli italiani

Poker che passione! In Italia è diventato il gioco più popolare su internet con ben 1.7 milioni di utenti attivi. La conferma arriva dalla speciale ricerca di mercato G@me in Italy, curata da Doxa e Human Highway, con il patrocinio di Aams.
Piazza d’onore per le scommesse sportivecon 1.1 milioni. Al terzo posto riscuotono un discreto successo le lotterie istantaneecon 200mila persone che tentano abitualmente la fortuna ed il bingo (130mila utenti). Il gioco online coinvolge 5.1 milioni di italiani: la metà risultano giocatori attivi, 930mila “dormienti” e 1.7 milioni sono solo potenziali interessati, come riporta l’agenzia Agipronews.
Agli italiani piace molto giocare su internet anche solo per divertimento: oltre al texas hold’em, sono molto richiesti – secondo gli intervistati dalla Doxa -  i giochi di ruolo e di strategia anche se in questo caso, la concorrenza delle piattaforme gratuite è forte.  Molti hanno espresso il desiderio di dilettarsi online a Monopoli, Risiko e Tetris; i grandi classici non passano mai di moda.
Il futuro dell'intrattenimento è senza dubbio nella rete: in rete i conti attivi sono 1.79 milioni, con un fatturato di quasi 5 miliardi di euro annui. Il poker, nelle previsioni, avrà un incasso di 3.12 miliardi coprendo il 64% del mercato. Con il cash game prenderà il largo: si prevedono altri 5 miliardi annui di raccolta solo per questo tipo di modalità. Lontanissimo il betting sportivo con 1.47 miliardi.

Gli utenti abituali sono 2.5 milioni, il 10% dei dei frequentatori di internet. Un italiano su dieci va in rete soprattutto per giocare. Ma la metà di essi solo “for fun”. Con gli appassionati dei giochi di ruolo e di strategia arriviamo alla soglia di 4.6 milioni di individui. Per quanto riguarda gli utenti che movimentano denaro, invece sono 900mila sia per il poker che per le scommesse.

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giovedì 29 luglio 2010

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mercoledì 28 luglio 2010

Alcune riflessioni sul Mobile Marketing e i Social Network

Il modo di informarsi, conoscere ed effettuare operazioni online cambia continuamente grazie all’evoluzione tecnologica e al bisogno delle persone di disporre di strumenti a “portata di mano”.
Di questi mezzi il più diffuso e utilizzato è sicuramente il telefonino: viste le tendenze degli ultimi anni, l’uso del cellulare sembra destinato a crescere ancora molto nel tempo.

Osservando i dati riguardanti il mobile web, ci rendiamo conto di come, a livello mondiale, la crescita sia continua e come questo testimoni l’importanza del fenomeno e le enormi possibilità commerciali ad esso legate.
Nel 2012 si stima un numero superiore ai 3 miliardi di dispositivi che avranno accesso ad Internet, metà di questi probabilmente saranno dispositivi mobili. Già nel 2008, il fenomeno mostrava la sua vivacità, basti solo pensare che 40 milioni di utenti negli Stati Uniti accedevano ai siti web attraverso il telefonino.
Un altro dato di rilievo è la propensione all’investimento, da parte delle aziende, nel mercato del mobile advertising. Questo dimostra quanto, anche in un momento storico di crisi economica come questo, le possibilità di allargare il proprio business esistano e possano venire sfruttate.
L’investimento delle aziende USA in advertising è lievitato dai $416 milioni del 2009 ai $593 milioni del 2010, proprio perché hanno inserito il Mobile nel loro marketing mix.
Un altro aspetto molto interessante è invece l’ormai completa integrazione tra le applicazioni per i telefonini, palmari e smartphone, ed i social network.
Infatti la geo-localizzazione, e le applicazioni social utili per la comunità, sono la chiave per le aziende che cercano di coinvolgere e attrarre i consumatori in movimento.
La distanza con i consumatori verrà probabilmente annullata, grazie alla graduale diffusione di telefonini smart economici e/o con funzionalità sempre più intelligenti.
Di pari passo, i big player del Social Networking perseguono già da tempo questo cammino, sviluppando varie versioni mobile (o applicazioni) dei propri siti. Qualche esempio? LinkedIn dispone di versioni per iPhone, Blackberry e Palmari; Facebook permette di restare sempre in contatto con gli amici anche in movimento;  Youtube consente di caricare e condividere i video in Rete, anche attraverso un’applicazione specifica per i cellulari.
Oltre alle piattaforme social, però, ci sono anche molte applicazioni di terzi che hanno come obiettivo l’integrazione tra il mondo del mobile web e i social media, in alcuni casi spinti dagli stessi big del mercato dei telefonini, come sta facendo ormai da tempo il colosso Nokia con il suo Ovi.
Viviamo in un’epoca in cui il bisogno di interconnessione è enorme, la diffusione dei collegamenti Wi-Fi punta ad essere alla portata di tutti, le comunicazioni sono sempre più rapide e slegate dai luoghi fisici. Non capire il cambiamento potrebbe voler dire, per molte aziende,  trovarsi in ritardo e perdere importanti possibilità in un mercato nuovo ed in continua evoluzione.

Google Caffeine: novità su reputazione online e pubblicazione contenuti

Google aggiorna continuamente gli algoritmi ed i pesi dei vari fattori che regolano il ranking. Quando però le modifiche sono consistenti assegna un nome all’update, come ha fatto in questo caso con Caffeine, il nuovo sistema di indicizzazione dei contenuti lanciato in questi giorni.
cambiamenti principali fanno riferimento alla velocità di aggiornamento dell’indice e quindi all’aggiornamento dei risultati di ricerca.
In sostanza il mega archivio di informazioni di Google, che prima era organizzato in modo “stratificato”, ora avrà una procedura di aggiornamento più snella, che permetterà di fornire qualità maggiore anche per informazioni pubblicate da poco.
Google Caffeine
Caffeine modifica il modo in cui Google indicizza le risorse, ma non il sistema di ranking: cioè il motore mantiene il suo algoritmo di ranking, ma cambia il modo in cui ottiene le informazioni.
La nuova sfida di Google, quindi, è di fornire risultati sempre più freschi e pertinenti.
Avere un indice più flessibile e versatile significa che Google:
  • indicizza più velocemente e quindi può posizionare notizie e contenuti in modo più veloce
  • ha un numero maggiore di contenuti nel suo database
  • fornisce  tempi di risposta più veloci agli utenti.
Cosa possiamo fare per sfruttare al meglio i cambiamenti portati dal nuovo algoritmo?
  • monitorare le pagine dei risultati relative ai nostri prodotti e brand: infatti i tempi di reazione e posizionamento dei contenuti da parte di Google sono più veloci e quindi una notizia pubblicata potrebbe godere di una visibilità ancora più istantanea
  • produrre con più frequenza nuovi contenuti, anche su argomenti di “coda lunga”
  • diffondere online comunicati stampa e notizie in modo tempestivo
Grazie all’aumento della velocità di indicizzazione, queste attività si riveleranno infatti ancora più efficaci.
Buona “caffeina” a tutti!
PS. per gli smanettoni :-D
In rete sono stati associati a Caffeine altre modifiche dell’algoritmo: il long tail traffic “MayDay” e l’introduzione della velocità del sito come fattore di ranking. Secondo Matt Cutts però questi aggiornamenti sono indipendenti tra loro.

Fatica sprecata allenare il cervello con i videogiochi



I videogiochi che promettono di allenare il cervello sarebbero in realtà quasi del tutto inutili:  aumenterebbero l'abilità nel risolvere i semplici quiz che propongono, ma senza effetti misurabili sul QI e sulle facoltà intellettuali. Cosa ne pensano i produttori?


Se state tentando di convincere la vostra dolce metà a lasciarvi comprare l'ultima consolle per videogiochi promettendole che vi dedicherete solo ai games per allenanare il cervello, cercatevi un'altra scusa: i videogiochi intelligenti non aiutano a migliorare il quoziente intellettivo. La notizia viene dalla Gran Bretagna, dove un team di ricercatori dell'Università di Cambridge ha recentemente concluso una ricerca sull'efficacia dei giochi elettronici che promettono di migliorare le facoltà cerebrali.



Cervelli in palestra


Adrian Owen e i suoi collaboratori hanno hanno reclutato 11.000 volontari tra i 18 e i 60 anni attraverso una trasmissione televisiva e li hanno sottoposti a una serie di prove sulle facoltà mnemoniche e spaziali. Hanno poi invitato la metà di loro a giocare per 6 settimane con due allenatori cerebrali online, mentre l'altra metà ha semplicemente navigato sul web. Al termine di questo periodo hanno somministrato nuovamente i test cognitivi ai due gruppi: l'analisi dei risultati ha dimostrato che entrambe le attività avevano migliorato in misura uguale e solo marginalmente le performance intellettuali dei partecipanti. Secondo i ricercatori i giochi intelligenti migliorano solo alcune abilità specifiche che però non si trasferiscono alla sfera cognitiva. Possono per esempio migliorare la capacità di risolvere rapidamente semplici operazioni algebriche come somme e sottrazioni ma non a capire come risolvere una divisione o una moltiplicazione. I games per allenare il cervello avrebbero insomma un'altissima specificità.



C'è chi dice no 

Le conclusioni della ricerca di Owen, pubblicate sulla rivista Nature, non sono però condivise all'unanimità dalla comunità scientifica internazionale. Torkel Klingberg, uno psicologo del Karolinska Institute di Stoccolma, sostiene che i videogames attualmente commercializzati come "brain training" non sono stati progettati su basi scientifiche e per questo non danno risultati apprezzabili. Klingberg, fondatore di un'azienda specializzata nel miglioramento delle facoltà cognitive, nega che tutti i programmi di allenamento mentale siano spazzatura e sostiene che i partecipanti alla ricerca inglese hanno utilizzato software dal dubbio valore e per troppo poco tempo. "La ricerca di Owen non prova e assolutamente nulla", ha dichiarato a New Scientist, "nè a favore nè contro questi software". 



La parola al Dr. Kawashima 

Ma cosa ne pensano i produttori di questi videogiochi? "Il brain training del Dr. Kawashima (uno dei più famosi videogiochi di questo genere. Ndr) non promette di migliorare le facoltà intellettuali su una base scientifica" ha dichiarato in un'intervista alla BBC il portavoce di Nintendo, che ha precisato come il software "richieda agli utenti di superare una serie di divertenti sfide basate su matematica semplice, memorizzazione e lettura. In questo modo si allena il cervello che viene stimilato dalla continua sfida a migliorarsi proposta dal gioco". Eppure genii si può diventare: lo affermava qualche anno fa una ricerca condotta proprio all'Università di Cambridge. E secondo altri non serve neppure studiare noiosi tomi o complicate formule matematiche: per allenare il cervello e migliorarne le capacità ci si può dedicare ad attività anche molto più fisiche come la giocoleria.

Con la matematica ci si può anche divertire: clicca qui e scopri come.



Nasce a Londra l'hotel per insetti

Avete appena finito di lottare con il plotone di formiche che ha invaso il salotto? Sappiate che siete decisamente "out": l’ultima tendenza è quella di accogliere imenotteri e scarrafoni tra le mura domestiche. O meglio, in giardino, costruendo per loro un albergo a cinque stelle… (Elisabetta Intini, 27 luglio 2010)

Agli architetti si sa, l'estro creativo non manca. Se poi si tratta di architetti inglesi, non c'è limite all'immaginazione! Invece che progettare ponti o grattacieli, i designer del gruppo internazionale ARUP (la stessa "mente" della torre della CCTV a Pechino, Cina) hanno ideato un resort aperto a pochi eletti. Condizione necessaria per accedere è avere 6 zampe, antenne o ali che dir si voglia. Nel Bug Hotel - una specie di scatola bucherellata della profondità di 50 centimetri, formata da 25 lastre di compensato cesellate - c'è posto per tutti. Ogni inquilino ha a disposizione una serie di celle fatte su misura per le sue esigenze, riempite con materiali riciclati che fungono da comodi giacigli. Ecco quali "turisti" passeranno da qui:

Cervi volanti. Hanno bisogno di pezzetti di legno marcio e bagnato per il sostentamento delle loro larve. Alloggeranno al piano inferiore.

Api solitarie. A loro sono destinate le cellette del primo piano, piene di ceppi di legna accatastati e canne di bambù. Gli interni inoltre, sono decorati con sabbia e pezzetti di terracotta.

Libellule e falene. Si sistemeranno nei piani alti, a cui potranno accedere da ingressi di forma  verticale. Per le loro camere, legna secca e cortecce.

Ragni e coccinelle. I loro scomparti si possono riempire a piacimento con quello che avanza in casa. Vecchie scarpe (da non rimettere!), rotoli di cartone della carta igienica, tubi di plastica. Insomma, materiali cavi in cui gli aracnidi possano tessere la loro tela. 

Il Bug Hotel sarà sistemato in parchi e giardini (se non siete troppo schizzinosi).

Una volta sistemati gli ospiti, occorrerà scegliere una location: gli architetti dell'ARUP hanno optato per i grandi parchi londinesi, nella speranza che questi si ripopolino di insetti "buoni" e fondamentali per l'ecosistema. Il progetto si è aggiudicato il primo posto nel concorso Beyond the Hive (lett. "Oltre all'arnia") organizzato dalla città di Londra, una competizione tra architetti volta a trovare la migliore soluzione per accogliere questi animaletti.

Straordinarie foto di insetti "catturati" con una speciale tecnica fotografica.

 

Gioco Digitale



martedì 27 luglio 2010

Vodafone


Poker online Italia: Su quale network giochi?

La definizione di network indica una pluralità di soggetti, persone o società, che si muovono all'interno di uno stesso ambito con finalità comuni. Nel poker i network sono quelle sale che agiscono con un software comune.  
Questo vuol dire che players di diverse ditte possono ritrovarsi sullo stesso tavolo e giocare contro pur facendo capo a due diversi tipi di società.
network aiutano così le sale ad avere un movimento più vasto in termini di giocatori. I tavoli si formano in maniera più rapida e, di conseguenza, c'è maggior possibilità di introiti da parte di una singola ditta appartenente ad una rete, un network appunto.
Per ogni network c'è la società che mette a disposizione il software di gioco per le sale che lo compongono, che sono dette ancheskin.
In Italia, come nel mondo, non tutte le poker room si uniscono ad un network. Ci sono quelle che hanno il proprio software e preferiscono non condividerlo con nessuno. Altre invece, pur avendo una propria identità pokeristica proveniente già dal .com, hanno deciso di affiliare altre sale per averne un ritorno economico immediato, in quanto queste ulteriori sale pagano l'utilizzo del software di gioco, e per un aumento del traffico dei giocatori, come spiegato sopra. Esempi pratici ne abbiamo con PokerStars per il primo caso e PartyPoker nel secondo. 
PokerStars possiede un proprio software di gioco, lo stesso del .com, che usa in esclusiva. E' una delle sale con più traffico in Italia, segno evidente di forza. Molti giocatori, del resto, erano già attivi sulla piattaforma internazionale ed era prevedibile una cosa del genere da parte della room numero uno al mondo.
PartyPoker, al pari di PS, possiede un proprio programma di poker, anche questo proveniente dalla già esistente versione della sala .com. Tuttavia ha deciso di condividerlo con altre sale per motivi economici, ma anche per le effettive difficoltà riscontrate nel traffico dei giocatori dei primi tempi. Del resto il background dei vertici di PP è notevole, ed era impensabile che non trovassero una soluzione a questo problema. PartyPoker del resto, è stata a lungo la sala di poker con più traffico in assoluto a livello mondiale, prima della scelta di abbandonare il mercato USA per le note vicende dell'UIGEA.
I network in Italia sono svariati. Il più diffuso e frequentato è quello di People's Poker, che comprende un numero impressionante di skin. Sono oltre 100 le sale che sono affiliate al network ed i numeri parlano chiaro: prima in Italia come raccolta poker. La dimostrazione che l'unione fa la forza. Infatti prese singolarmente queste poker room risultano sconosciute ai più.
Un network dalle potenzialità oscure è quello della Leonardo Service Provider. Sono 9 le skin che lo compongono, per lo più siti di scommesse sportive che si affacciano al poker. I risultati non sono entusiasmanti per il momento, ma negli ultimi mesi in vede un deciso miglioramento.
Altro network interessante è indubbiamente quello della Playtech, meglio conosciuto come iPoker
La iPoker è un software riconosciuto a livello internazionale con diverse sale ad usarlo a proprio vantaggio. Un nome su tutti: Titan poker. In Italia sono almeno sei le società che si sono affidate alla Playtech, creando il network iPoker.it Tra queste abbiamo Snai,Sisal e  PowerPoker.


Altro network importante nel nostro paese, e che sta crescendo costantemente come numero di skin, è quello della Ongame, portato in Italia da Bwin, che già ne faceva uso sulla piattaforma internazionale. Alla room di origine austriaca si sono aggiunteGioco Digitale, società pioniera del poker in Italia, BetPro e la nuovissima Winga Poker.
Infine c'è il software di BossMedia che comprende sale quali PokerClub TotoSì.
Discorso a parte il software innovativo in Java di Nice Hand, unico nel suo genere, e sale che pur giovani e di nuova creazione, posseggono un software in proprio come Big Poker.
Questa la lista dei principali network italiani.

Leonardo Service Provider - Betting2000; DollaroBet; Mediatelbet...
 
iPoker - BetClic; Eurobet; Poker SnaiSisal Poker; PowerPoker; Virgin Poker.
 
Ongame BetPro; Bwin; GD Poker; Winga Poker.
 
PartyGaming - 4A Poker; Intralot; Party Poker.
 
People's Poker - BetShop; SmartPoker; YouBet...

BossMedia: PokerClub by Lottomatica; TotoSì.

Daniel Negreanu: "In perdita col cash game online"

Come sappiamo lo specialista dei tornei, Daniel Negreanu, nell’ultimo periodo ha iniziato a specializzarsi con il cash game online. Un’impresa non proprio facilissima e, nel suo blog, il Pro di Pokerstars ci illustra i suoi ultimi risultati.   

“Ho giocato quasi esclusivamente nel $100-$200 no limit hold’em 6max, contro alcuni dei più grandi giocatori online del mondo. All’inizio è stato davvero duro il passaggio dalla strategia dei tornei a quella per il cash game high stakes online, ma sono comunque soddisfatto dei miei progressi che ho centrato fino ad ora.”
Così, ora che metà 2010 già se n’è andato, Daniel, dopo circa10,009 mani ci presenta un breve resoconto dei risultati nei suoi high stakes cash poker challenge.

Daniel, inizialmente aveva cominciato a giocare il 25 Febbraio, dove fino al 22 Marzo era riuscito a guadagnare ben $200,000. Dopo di che però ne ha subito persi $191,000. In seguito ha avuto un altro upswing di $221,227, prima di ricadere nel baratro e ritrovarsi con soli $9,000.

Daniel spiega così, nel suo blog, che gli è sembrato di essere sulle montagne russe e che le linee degli upswing e dei downswing sono state impressionanti durante tutto questo periodo.
Tuttavia, dopo un breve pausa causa WSOPNegreanu ha ripreso a giocare e il risultato definitivo è che si ritrova in passivo di $750 dopo 10,009 mani giocate nel $100/$200 NLHE.

Tuttavia Negreanu spiega che, se la fortuna l’avesse assistito le cose per lui sarebbero andate molto diversamente.

Ho analizzato che, se avessi avuto più fortuna in certe situazioni, ora sarei a più $10,693.20. Prendo come punto di riferimento questa statistica poiché non analizza solo i profitti, ma, in questo modo posso capisco realmente come ho giocato e sapere se le mie abilità sono migliorate. Questo mi dimostra che nonostante sia in passivo, le mie abilità nel cash game online sono sempre più in miglioramento”
In conclusione quindi, Daniel, dice di essere molto soddisfatto dei suoi risultati fino ad ora, anche se la fortuna non è stata dalla sua parte per garantirgli anche un ritorno economico.

Dal Blog di Daniel Negreanu

Comma “ammazza-blog”: inammissibile lo diciamo noi

Le buone non sono servite a nulla: l’estensione dell’obbligo di rettifica previsto dalla legge sulla stampa del 1948 ai blog sta per diventare legge. E nella sua versione originaria, che prevede una sanzione fino a 12.500 euro per qualunque gestore di siti informatici “ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica” che non proceda alla rettifica entro 48 ore dalla richiesta e secondo precisi criteri di grafici, di posizionamento e visibilità. Gli emendamenti proposti al testo del comma contenente la norma (il 29 dell’articolo 1), sia quelli abrogativi avanzati dal PD che quelli migliorativi, come quello dell’On. Cassinelli del PDL, sono stati ritenuti infatti “inammissibili” dall’On. Bongiorno. Con un provvedimento che l’avvocato Guido Scorza non esita a definire “lapidario” e “pressoché privo di motivazione”. Ad aggiungere al danno la beffa, tutto questo avviene proprio mentre “cade il bavaglio alla stampa”, grazie anche ai voti di PD e UDC all’emendamento del Governo. Che naturalmente non conteneva alcuna previsione riguardante la Rete. Nella battaglia scatenata dai giornali negli ultimi mesi, del resto, non se ne è mai letto praticamente nulla. Come se la libertà di espressione nel nostro Paese non si misurasse già oggi, e sempre più in futuro, su Internet.
Diciamo “le buone” perché il tentativo, inizialmente, è stato quello di provare a far ragionare il legislatore. Metterlo di fronte ad argomenti, a dati di fatto. Ad esempio che sia errato equiparare un blog qualsiasi a una testata registrata. Che sia errato mettere sullo stesso piano la diffusione professionale e amatoriale di notizie. Che sia inconcepibile pretendere da chiunque apra un sito per esprimere liberamente la propria opinione che non possa assentarsi dalla propria pagina per un fine settimana senza rischiare di trovarsi con migliaia di euro da pagare. Che sia antistorico credere che una legge concepita nel 1948 possa cogliere adeguatamente le dinamiche dell’informazione online. Che sia barbaro disincentivare la libera circolazione delle idee, instillare la paura e il sospetto in chi sfidi il “bavaglio” e fornire un ulteriore strumento intimidatorio ai potenti di turno, che potranno agitare la minaccia della rettifica – con tutto il carrozzone giudiziario che ne consegue – a ogni notizia sgradita. Quanti dei blogger, che per la stragrande maggioranza scrivono senza ricavare un euro dalla loro attività e anzi investendo gran parte del loro tempo libero, saranno disposti ad accollarsi le spese adeguate a dimostrare la fondatezza della propria notizia? Pochi. Gli altri finiranno per piegarsi. Magari dovendosi pure registrarsi presso una qualche “autorità” (il tribunale, l’Agcom o chissà che altro) per rendersi reperibili in caso di guai. Dire la verità, insomma, potrebbe non bastare per dormire sonni tranquilli.
È ora dunque di alzare la voce. Tutti insieme. Perché questo non è il primo tentativo di mettere il “bavaglio” alla Rete, e di certo – visto che sta per avere successo – non sarà l’ultimo. Ieri con l’alibi della sicurezza si è burocratizzato come in nessun Paese libero l’accesso da luoghi pubblici e in mobilità. Oggi con la scusa del rispetto per la verità si è fatto un passo in avanti forse decisivo per approvare l’obbligo di rettifica. Domani potrebbe toccare a filtri preventivi e a nuovi reati creati appositamente per il Web. Per colpire la Rete e in particolare i social network, un potenziale di dissenso che dà fastidio a chi l’informazione è abituato a controllarla come gli pare e piace. I disegni di legge ci sono già, basta rispolverarli – o creare l’ennesimo scandalo mediatico sulla Rete perché sia legittimo farlo. Adottare misure di questo tipo rappresenta una tendenza in atto in sempre più paesi nel mondo – ma nessuno di questi è un paese democratico. Quello di oggi è un altro piccolo spostamento nella direzione della Cina, della Birmania e dell’Iran. Ma deve essere l’ultimo.
Per questo chiediamo a tutti i blogger, a tutti i lettori, a chiunque abbia a cuore che la Rete rimanga, pur con tutti i suoi difetti, così com’è di dire no. Di dire basta. Prima che venga ridotta a una grande televisione (anche su questo i primi passi sono già stati fatti). Prima che da un luogo di conversazione diventi un megafono. Lo chiediamo anche a tutti queigiornali che finora hanno taciuto l’esistenza di questo comma, evitando perfino di prendere posizione. Come se questo non fosse un dibattito decisivo per il futuro della libertà. Bene, è ora di schierarsi, e di farlo subito, perché il tempo stringe. È ora di dire all’On. Bongiorno e al Parlamento che se c’è qualcosa di “inammissibile” è questa norma. Che non piace all’opposizione e nemmeno – e qui si rasenta il farsesco – a larghi settori della maggioranza, che pure l’ha proposta. Dimostriamo al legislatore che non piace alla Rete e alla società civile. Chiediamogli di abrogare il comma 29. Prima che faccia danni irreparabili.

Silvio e lo scandalo internazionale del Cenacolo leonardesco

Stando alle reazioni nel mondo il suo comportamento è stato irrispettoso, irriguardoso, l’opinione pubblica ha percepito la cosa come uno stupro dell’opera leonardesca, allo spirito del Rinascimemento (...) ha identificato istantaneamente la strumentalizazione autoreferenziale dell’affresco di Leonardo, lo sfruttamento volgare, il furto della grandezza altrui...
Uno storico dell’Arte particolarmente velenoso ha cosi commentato la polemica: "sta faccia di tolla... va perdonato, lui e il Cenacolo sono coetanei... ed entrambi hanno subito pesanti restauri!"
Silvio e lo scandalo internazionale del Cenacolo leonardesco
L’avviso in tutte le lingue all’ingresso del Cenacolo di Leonardo da Vinci,i flash provocano uno schock termico che potrebbe danneggiare l’affresco
La scena vede Silvio Berlusconi posare davanti al Cenacolo di Leonardo da Vinci con un che di fierezza insieme al presidente russo Dmitrij Medvedev a Santa Maria delle Grazie.
Il taglio dell’immagine si chiama " piano americano " una certa inquadratura,furbina,serve a dare aria,spazio intorno ai soggetti ritratti,cela quanto potrebbe disturbare degli attori nel primo piano a mezzo busto; (se prestate un attimo di attenzione non puo sfuggrvi l’usura fisica che esprime il Presidente del Consiglio rispetto alle immagini ufficiali diffuse dai media ...)  e assoggetta agli attori da ritrarre lo sfondo,un palazzo,una convention,qualunque cosa per importanza conferisca prestigio all’attore,all’esibizionismo del turista o del politico teso ad autocelebrarsi narcisisticamente in una dinamica autoreferenziale.

I turisti conoscono bene questa prassi del souvenir,della foto ricordo e ne converrete ci sono sfondi a cui si puo rubare la scena,un classico è la Fontana di Trevi (impossibile addomesticarla per le sue dimensioni e la sua monumentalità) e sfondi con cui si debbono porre in atto certi riguardi,attenzioni,ad esempio ponendosi a lato etc,
Il Cenacolo è uno di questi "sfondi" scenografie che reclamano prepotentemente rispetto,rispetto per l’Arte,per la povertà geniale,l’austerità spirituale con cui è stato concepito l’affresco,per Leonardo da Vinci,per l’immagine stessa che partecipa in gran misura all’identità italiana (quella non ancora buttata alle ortiche dalla politica) e che ci riconosce il mondo intero.

Luogo è universalmente noto,il Cenacolo è una icona dell’Arte notissima nell’universo mondo.
Il tema dell’ultima Cena, forse suggerito a Leonardo dai domenicani del convento di Santa Maria delle Grazie, è quello del momento più drammatico del vangelo di Giovanni (Gv. 13,21 e seguenti), quello in cui Cristo proferisce la frase: "Uno di voi mi tradirà" e da queste parole gli apostoli si animano drammaticamente, i loro gesti sono di stupore e di meraviglia; c’è chi si alza perché non ha percepito le parole, chi si avvicina, chi inorridisce, chi si ritrae, come Giuda Iscariota, sentendosi subito chiamato in causa. 
Sarà una coincidenza mà non sto alludendo a Fini,a quel "traditore" che toglie il sonno a Silvio,oppure si ?

Appare dappertutto,nel web in infinite caricature,lazzi,provocazioni,basta pensare alla Pop Culture,nella Storia dell’Arte in infinite repliche,nel cinema in situazioni iconoclaste e dissacranti vedi Bonuel, nei musei in un infinito numero di copie e in un infinito numero di versioni redatte da artisti e illustratori tra cui il più famoso Marcel Ducham con la sua trasgressiva Monna Lisa con i baffi,La Gioconda e il noto dissacrante gioco di parole "LHOOQ" tradotto in italiano suona cosi:" lei ha caldo al culo " !
Traduco il panegirico:solo l’Arte ha la libertà di sfottere l’Arte ! 

Non c’è enciclopedia o testo d’arte che non ne parli,il cenacolo è un po come la Bibbia.
Marcel Duchamp certe libertà se le poteva permettere,il punto è se anche Silvio senza essere un "artista" se lo puo permettere...
Stando alle reazioni nel mondo il suo comportamento è stato irrispettoso,irriguardoso,l’opinione pubblica ha percepito la cosa come uno stupro dell’opera leonardesca,allo spirito del Rinascimemento (...) ha identificato istantaneamente la strumentalizazione autoreferenziale dell’affresco di Leonardo,lo sfruttamento volgare,il furto della grandezza altrui...
Sopratutto in Francia e negli USA il fatto è stato molto sentito,noto che per i rancesi Leonardo fà parte "dell’identitè nationale" .

L’Uomo di Vitruvio

Mi pare che del reale fatto che si cela dietro questa foto ufficiale non si sia molto parlato;lo si dà per scontato anche se la cosa non è sfuggita agli artisti ed agli esperti d’immagine e all’opinione pubblica internazionale,quella più sensibile allo stato del patrimonio artistico italiano già di per se bistrattato,abusato,umiliato se non saccheggiato !
Sorvolo sulla polemica dei flash,risponde il soprintendente per i Beni Architettonici di Milano Alberto Artioli:" Le luci delle macchine da presa o i troppi flash possono causare un’eccitazione termica e rovinare il dipinto, ma in questo caso si trattava di pochi scatti. Come si vede anche dalle foto i flash erano piuttosto lontani, non vedo dove sia la polemica... "
Dice lui,mà credo che abbia capito benissimo la sostanza del contendere,solo abbozza,fà finta di non sentirci da quell’orecchio,tergiversa facendo buon viso a cattivo gioco, sono sicuro che con i suoi colleghi abbozza una smorfia,insieme ad un sorrisetto condito da uno sguardo complice che tradotto suona con il classico:" tengo famiglia " noto passepartout di tutti gli zelanti "servitori" del bene pubblico!
La polemica è proseguita a Palazzo Marino e sui media tra cui la Repubblica.it a cui devo le immagini ufficiali "dell’evento" dicevo,tutti ci girano intorno,istintivamente hanno afferrato "lo stupro" dell’immagine leonardesca,dell’identità di cui vanno immensamente fieri gli italiani:l’arte,la nostra Storia dell’Arte,un fatto fondante e unificatore dell’identità italiana,molto più che "santi,navigatori e poeti ! "
Stupro consumato da un individuo che nonnostante se la dia da "principe" con una abbondanza di mezzi e una fortuna leggendaria con l’arte a parte il personale monumento funebre,costruito dallo scultore Cascella in stile neo-Concettual-Massonico,un mausoleo autocelebrativo (...) non ci ha mai avuto molto a che fare,neppure quando comprava paccotiglia,sculturine,nudi osè e soppramobili in bronzo a Saint Paul de Vence in Costa Azzurra.
Stavolta diciamo che l’ha fatta fuori dal vaso !
L’opinione pubblica sarebbe stata più indulgente se la sua "generosità" e sensibilità umana si fosse espressa donando all’Arte e al paese,alle Sovraintendenze alle Belle Arti risorse,borse di studio,collezioni piuttosto che spacciare con i suoi media uno smodato cannibalistico consumo di corpi, di Eros inteso questo soltanto in termini di orizontalità estatica prona al potere"tappeti di carne più che tappeti di preghiera " direbbe il poeta...
Uno storico dell’Arte particolarmente velenoso ha cosi commentato la polemica :" sta faccia di tolla... và perdonato,lui e il Cenacolo sono coetanei...ed entrambi hanno subito pesanti restauri ! " rievocando le polemiche intorno al restauro del Cenacolo ad opera della Pinin Brambilla!
 
 FONTE : http://100cosecosi.blogspot.com/
 
L.H.O.O.Q., a cheap postcard-sized reproduction of the Mona Lisa,upon which Duchamp drew a mustache and a goatee. The "readymade" done in 1919, is one of the most well known act of degrading a famous work of art. The title when pronounced in French, puns the frase "Elle a chaud au cul"", t