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giovedì 29 dicembre 2011

Investimento in immobili

Come sai, una delle mie fonti di reddito più importanti è l’investimento in immobili. Con l’esperienza che ho acquisito, ho creato il primo seminario italiano sull’investimento in immobili a cui hanno partecipato migliaia di italiani.
In questo articolo ti voglio distillare le 5 regole chiave per investire in immobili. Sono cose che ho imparato e applico personalmente, quindi diciamo che qui ti mostro quali regole seguo.
Ci sono eccezioni? Certo, ci sono sempre eccezioni, ma solo se conosci le regole puoi trasgredirle!
Investire in Immobili il primo seminario in Italia che ti insegna a investire in immobili, anche senza soldi

Regola 1: Compra immobili solo nelle tue immediate vicinanze

Focalizzati – almeno all’inizio – sulla tua zona di residenza e, se abiti in una grande città, restringi ancora il campo al tuo quartiere o comunque a uno che conosci bene.
Inoltre, dedicati solo ad immobili residenziali, appartamenti o villette. Gli immobili commerciali, anche se possono essere molto profittevoli, hanno altre regole e in generale maggiori difficoltà. Lo stesso per i terreni: puoi fare grossi affari, ma non è qualcosa adatto a chi inizia.

Regola 2: Prendi una zona e diventa esperto

Leggi tutti i giornali di compravendita immobili che trovi e specializzati su quella zona. Devi conoscere realmente bene la zona in cui investi: i trend, il tipo di popolazione e, soprattutto, i prezzi. Devi essere in grado di valutare se un affare è da considerare, appena hai saputo il prezzo.
Il prezzo è l’elemento chiave, ricorda.

Regola 3: Individua venditori molto motivati

Non tutti i venditori sono uguali. Chi ha bisogno di soldi o di vendere – per esempio perché deve trasferirsi in un’altra città o in un altro immobile – è un venditore più motivato di chi ha decine di immobili da vendere.
Non essere timido, indaga, con tatto ma con profondità, sulle motivazioni della vendita. Non accontentarti delle motivazioni generiche che ti rifila l’agente immobiliare. Scopri le reali motivazioni, scopri chi è il venditore. Solo così potrai cercare di volgere la trattativa a tuo favore.

Regola 4: Decidi quale leva finanziaria utilizzare

L’investimento immobiliare va fatto con la leva finanziaria. Se vuoi fare un investimento solo con soldi tuoi non hai capito l’essenza dell’investimento immobiliare. Appunto, la leva finanziaria, la possibilità di investire con soldi non tuoi (ma i guadagni lo sono!)
Decidi se farai un mutuo (se puoi permettertelo) o se coinvolgerai dei partner finanziari. Ricorda che anche i più ricchi hanno bisogno di partner e ricorda anche che una cifra che per te sembra quasi inimmaginabile, per qualcuno può essere normale.

Regola 5: Fai sempre un’offerta scritta

Verba volant, scripta manent. Mai, mai, mai accordi verbali. Anche se si tratta di tua zia o di un amico d’infanzia. Fatti preparare da un legale i modelli in Word dei documenti che devi utilizzare e modificali ogni volta che serve, cambiando i dati, togliendo o aggiungendo clausole.
All’inizio, come ogni cosa, si sembrerà difficile, ma dopo poche volte diventerai esperto nelle basi legali della compravendita di immobili e creerai documenti in un attimo. Ripeto: sempre offerte scritte, mai verbali.
Tutto qua? Non c’è altro? Certo che ci sono centinaia di altre informazioni che devi sapere prima di intraprendere un’attività complessa, ma incredibilente remunerativa in confronto allo sforzo, come è l’investimento immobiliare.
Infatti, oltre al mio seminario base Investire in immobili di 2 giorni tengo altri quattro seminari sui vari aspetti dell’investimento immobiliare.
Ma queste 5 regole sono l’essenza del comportamento di un investitore immobiliare. Ovvero uno che considera le case non come un posto dove vivere, ma come merce che può essere acquistata e venduta con profitto.
Sì, perché ti posso aggiungere questa sesta regola come bonus: non essere un padrone di casa, ma un investitore. Non valutare l’investimento come faresti con la tua casa, elimina l’aspetto emotivo, estetico, il coinvolgimento dei tuoi valori. Ho venduto case in cui mai sarei andato ad abitare, eppure le ho rivendute al meglio, perché le consideravo merce, non proprietà.
L’investitore immobiliare non ama il mattone: ama i soldi che il mattone può portargli. Una sottile, ma essenziale differenza.


Alfio Bardolla

lunedì 10 ottobre 2011

Web e il Design

Elementi di web design
Concept: è un' idea, progetto
Concept designer è colui che rispetta e sviluppa il concept.
Il lavoro del concept designer elabora un documento di concept che definisce l'identità, i messaggi comunicativi, la strategia e i tipi di interazione con gli utenti.

Il documento di concept si rivolge a tre categorie differenti:
- il nostro sito;
- l'azienda;
- utente/visitatore;

Interfaccia web


Deve orientare nella ricerca dei contenuti e le varie categorie del sito e individuare l'argomento specifico. 

sabato 8 ottobre 2011

Tv in streaming

Oggi vorrei suggerire diversi siti dove trasmettono emittenti USA:
TV networks
Si può vedere le emittenti Usa (CBS,ABC) e non solo!!
TV Gorge
Show americani
Yidio
puntate della CTV per The Bold and the Beautiful

Buon divertimento!!!

venerdì 7 ottobre 2011

Linguaggio C

Oggi mi dedico alla programmazione in C:
Sicuramente c'è bisogno di un sistema di compilazione e un buon programma di scrittura se usate Windows.
Per prima cosa è bene installare un buon programma come lcc-win32 che ho usato personalmente. E' un programma completo di manuale. E' un ottimo compilatore e assemblatore. E' possibile correggere e scrivere il codice attraverso l'interfaccia. 
Per quanto riguarda editor, c'è l'imbarazzo della scelta: Mini NoteTab (Win 3.x), edit di Dos.





giovedì 6 ottobre 2011

Steve Jobs

E' morto Steve Jobs ovvero il Papà della Apple!!

Sicuramente mancherà alla Apple e a tutti coloro che lo amavano e ai suoi affetti ma anche a tutti coloro che hanno usato e hanno apprezzato i prodotti dell'azienda della mela morsicata. Iphone, Ipod hanno cambiato la vita anche a me che ero scettica ma sono stata conquistata. 
L'unica cosa che posso dire è Grazie!!


Business Revolution

Oggi propongo due video di un noto investitore, coach e autore ovvero Alfio Bardolla.

Ecco i due video di una sua lezione
1 parte


A scuola di Business di Alfio Bardolla from Alfio Bardolla on Vimeo.

2 parte


A scuola di Business di Alfio Bardolla from Alfio Bardolla on Vimeo.

mercoledì 27 luglio 2011

SEO Strategy - How to Simplify the Whole SEO Process

If you're a full-time online marketer and webmaster, you may get the feeling (in my case a stubborn opinion) that because SEO has become such a big industry, it has to be "complicated up" rather than "dumbed down" for the receiving audience. In other words, it is in the best interest of SEO firms and services to make SEO seem like a much more complex process than it actually is in practice.




This applies doubly true for when it comes to ranking high in Google. Many SEO firms go into all kinds of "linking structures", "site metrics", "keyword correlations", "onpage factors"... in explaining how to achieve those top Google spots for lucrative keywords. Granted, the Google Algorithm has over 200 ranking signals or factors which they use to rank pages. And, this mathematical formula is constantly being redefined or altered by major changes, such as the recent Panda Update, which left many webmasters reeling. But...

While Google's ranking algorithm and system might be the most complex creature on the planet, ranking high in Google is a very simple process. So simple anyone can do it and achieve first page listings in Google. It's not rocket science and it's not complex by any stretch of the imagination. However, it does take some work on the part of the webmaster to actively promote his or her site. In other words, if you just create a perfect site and place it on the web and do nothing else - chances are extremely high you won't get those top rankings in Google, at least not for the highly competitive lucrative keyword phrases.

This is where SEO (Search Engine Optimization) enters the picture and takes over. You must get certain factors/ signals right if you want your site to truly compete in major search engine keyword battles. But most of these things or factors are not difficult or hard to understand, you just need to have them in place if you want top listings in the search engines.


Here are some things you can do to simplify the whole SEO process:

1. Try to create a short domain with your targeted keyword in the domain name. Go with a dot com domaín if you can get it and if you have to use a multi-worded domain, try to get your keyword at the beginning.
2. Create an "easy to navigate" unique content rich site which is optimized for the search engines, but directed solidly at solving your visitor's needs. If you're on a budget, one of the easiest ways to do this is to use the free Wordpress software/platform to create a keyword optimized site. Make sure this site is totally intertwined with all the latest social networking programs such as Twitter, Facebook, MySpace, LinkedIn, YouTube... Make sure you have profiles/accounts in all of these platforms to complement your main site.

3. Link to main interior pages from your home or index page. These interior pages should have your targeted keywords in the "Title", "URL", "Meta Tags", "H1 Headings", "First Paragraph", "Last Paragraph" and use keyword variations throughout the content. Place a few in bold print and italics. Don't be afraid to create large pages and link out to other authority sites in your niche. Don't worry about keyword density unless it goes over 4%. This should not happen if you write naturally for your visitor and not for the search engines.
4. Build quality one-way links by creating articles, press releases, blog posts, videos, viral reports... and submit these to the major places on the web such as free article directories (my favorites are still ezinearticles, goarticles, buzzle, ideamarketers, isnare and article alley). The real trick here is to consistently produce fresh content which steadily builds your backlinks month after month, year after year, decade after decade!
5. Do whatever you can do to enrich your visitor's experience. Add valuable free content, free ebooks or ecourses and/or provide a comprehensive guide(s) to your visitors. Connect all this free content to your autoresponder opt-ín list or newsletter and build repeat targéted traffic to your site. In addition, make it extremely easy for these visitors to bookmark/follow your content in all the social media sites: Twitter, Facebook, MySpace, Google +1, and so on.6. Rinse and Repeat. One of the little known tactics about achieving top rankings in the search engines, especially Google, is to create not one site but two or more sites in your niche market. (If you're on a budget or time is short, try creating two pages on your domain related to the same targeted keyword.) Instead of trying to rank for one site in Google, create two complementary sites on the same related keywords, and you will find it much easier to get to the top spots. Interlink these sites and you can even promote them together. Just make sure they each have unique content for the visitor. Over the years, I have come to believe strongly that achieving high rankings is not some complex process but just a matter of persistence. Consistently promoting your content by building quality backlinks will get you to the top and keep you there. But the whole trick is persistence, keeping at it, day after day... building those links back to your content. I also believe it is the number of backlinks which is the key and this has been proven to me many times over the years. Many SEO experts will now argue that links have taken a back seat to other factors such as site authority and structure, but I am not convinced this has happened. At least not yet, but data from the 160+ million Google Chrome users and the new Google +1 Button, may eventually lower the importance of backlinks and PageRank. However, at the present time, if I stop promoting a page or competitive keyword, it usually drops from the first page of Google. To get it back on the first page, all I have to do is promote it with a few articles, blog posts, press releases, videos, etc. and it jumps back into the top spots, even Post Panda. For years, I had a webpage for "list building" in Google on the first page, then I stopped promoting it with keyword related articles, posts, and content. It dropped to the third page of Google. Changing none of the ranking factors mentioned above, I was quickly able to get that page and ranking back to the #5 spot by simply creating some current backlinks to the content. I mention all this because many times SEO firms and experts will try to complicate things with convoluted explanations and complex processes while in actual fact, achieving high rankings can be simplified down to nothing more than persistence and adding a few quality backlinks.
About The Author
The author is a full-time online marketer who has numerous websites. For the latest web marketing tools try: http://www.bizwaremagic.com If you liked the article above, why not try this Free 7 Day Marketing Course here: http://www.marketingtoolguide.com Titus Hoskins. This article may be freely distributed if this resource box stays attached. 

sabato 16 luglio 2011

Facebook non è il Paese dei Balocchi!

Sono sinceramente stanco. Sono stanco delle petulanti, inutili, ripetitive, generiche conversazioni online che riguardano l'utilità o inutilità del Social Media Marketing e Facebook in particolare. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di conversazioni fini a se stesse che di "costruttivo" hanno ben poco.

Certo, è sacrosanto che ognuno esprima liberamente il proprio parere e sarebbe ancor meglio se lo si facesse con un pizzico di umiltà e cognizione di causa, senza affidarsi completamente a pregiudizi, convinzioni, simpatie/antipatie. O meglio, questo dovrebbero fare i professionisti...

Attualmente gli "opinionisti" del social media marketing si dividono principalmente in 2 categorie:

1. Quelli del "Social Figata!", anche detto "vai su Facebook che spacchi". A questa gente abbiamo giàdedicato un video :-)

2. Quelli del "Social Cazzata", anche detto "il social non serve a nessuno e non servirà mai perchè io possiedo la suprema saggezza".

Ho serie difficoltà a scegliere il peggiore tra questi due gruppi dato che entrambi, in maniera differente,manipolano la percezione della gente comune nei confronti del social media marketing.

Il primo gruppo fa pensare a Facebook come il Paese dei Balocchi, dove basta fare una pagina fan ed un pò di spam per avere successo. Facile accorgersi dopo pochissimo tempo che le cose non vanno esattamente in questo modo... :-)

Il secondo gruppo fa pensare a Facebook come il diavolo.

In tutti e due i casi sembra esser ben scarsa la consapevolezza delle "potenzialità" del social network, intese come capacità latenti e non ancora pienamente espresse.

A questo punto vorrei chiarire la mia personale posizione. La sintetizzo di seguito in pochi punti:

1. Facebook non è il Paese dei Balocchi e non basta "esserci" perchè porti risultati.

2. Facebook è un "amplificatore". Un amplificatore, come sai, deve avere qualcosa da amplificare... da solo non ha motivo di esistere. Se hai una bella voce Facebook l'amplifica... se la tua voce fa schifo Facebook probabilmente l'amplifica lo stesso!

3. Le strategie di marketing su Facebook devono far parte integrante di piani di marketing (anche OFFLINE) e devono fare lava sulle 3 principali ed utili caratteristiche di Facebook (secondo me le più utili): 
3.1. Possibilità di relazionarsi e condividere facilmente e velocemente 
3.3. Introduzione nei siti web della "componente (riprova) sociale"

4. Funziona Facebook? Questa domanda non ha alcun senso dato che Facebook potrebbe ben funzionare in alcuni casi e non funzionare affatto in altri. Dipende dal tipo di azienda, prodotto, servizio. Se l'azienda già non funziona, su Facebook continuerà a non funzionare. Se il prodotto fa schifo, su Facebook farà ancora più schifo. Ripeto, Facebook non è il Paese dei Balocchi.

5. Nell'incertezza è bene testare. Dato che il marketing su Facebook è relativamente giovane è opportuno appurarne le potenzialità tramite dei test possibilmente semplici ed a basso costo (che non vuol dire a costo zero). Si potrebbe per es provare una strategia di lead generation (acquisizione contatti, richieste d'informazioni, prenotazioni) utilizzando un apposito tab sulla propria pagina, promosso tramite facebook ads ed altre fonti. Oggi questo metodo sembra funzionare abbastanza bene e per questo su FBS esiste un servizio dedicato. Man mano che incrementeranno le installazioni chiederemo ad alcuni clienti di rendere disponibili, e quindi pubblicare, i loro dati/risultati (o almeno ci proviamo :-)).

6. Non hai veramente testato e NON puoi giudicare il marketing su Facebook se:
6.1 Non hai fatto un'analisi approfondita del tuo target su Facebook
6.2 Ti sei limitato a creare una pagina fan senza alcuna strategia (ed ora che faccio?...)
6.3 Non hai definito obiettivi a breve e medio/lungo termine il più possibile misurabili
6.4 Non hai integrato in maniera strategica Facebook sul tuo sito (integrazione avanzata non vuol dire inserire un banale mipiace negli articoli)
6.5 Non hai definito alcuna strategia finalizzata all'intercettazione di fan in Facebook, attraverso il sito web, online ed offline.
6.6. Non hai creato ed ottimizzato campagne facebook ads utilizzando al meglio l'analisi del target effettuata in precedenza (6.1)
6.7 Non ti impegni in interazione e coinvolgimento dei fan della pagina.

7. Quando monitori i risultati del tuo sito ricorda che i software di analisi non dicono mai tutta la verità. Se le visite dirette crescono chiediti perchè. Se la ricerca del nome del tuo sito su Google si fa più frequente chiediti perchè.

8. Il futuro del posizionamento del tuo sito sui motori di ricerca potrebbe esser condizionato dall'introduzione strategica sul tuo sito di "elementi sociali" quali il mipiace di Facebook o il +1 di Google (LEGGI QUI). La componente sociale potrebbe condizionare il posizionamento "personalizzato" dei risultati dei motori di ricerca e la riprova sociale potrebbe condizionare il CTR (Tasso di click) oltre alla percezione del sito che stai per visitare (ancor prima di visitarlo). Anche solo per questo motivo varrebbe la pena valutare con maggiore attenzione l'uso dei social network... considerando che non è il Paese dei Balocchi ed allo stesso tempo è bene non sottovalutarlo.

domenica 26 giugno 2011

Come comunicare (davvero) con TUTTI i fan

Che senso ha incrementare i fan della pagina se non riusciamo a comunicare con gran parte di loro?



Chi ha studiato il corso di marketing su Facebook sa bene che (purtroppo), quando pubblichiamo un contenuto sulla pagina fan, non sarà visto da tutti. I motivi per cui il nostro messaggio non raggiunge tutti i fan sono molteplici. Eccone alcuni:

1. Tanta gente è connessa a tante pagine. L’incremento dei mipiace per le pagine fan potrebbe rivelarsi inversamente proporzionale alla “visibilità” di cui ognuna di queste gode. Se sei fan di 2 pagine (ed hai pochi amici) probabilmente vedrai con un certa frequenza i contenuti da esse pubblicati. Se sei fan di 100 pagine …

2. Non tutti i fan sono su facebook quando pubblichiamo un contenuto. Nonostante Facebook utilizzi un algoritmo il cui obiettivo è render maggiormente visibili i contenuti che reputa di maggior qualità (per ogni persona), la data ed ora di pubblicazione rimangono di fondamentale importanza. Un contenuto, seppur di qualità, dopo poche ore (minuti? Secondi? Giorni?) è già vecchio.

3. La pertinenza della pagina/contenuto agli interessi e connessioni (grafo sociale) dell’utente. Sappiamo che Facebook preferisce mostrarci contenuti che reputa possano esser interessanti per noi (ed i nostri amici).

4. etc.

Esistono altri motivi (approfonditi nel modulo 2 del corso) ma l’obiettivo dell’articolo non è scoprirli tutti. L’obiettivo è individuare soluzioni.

Per risolvere questo problema ritengo non esista un metodo “botte di ferro” che permetta di far giungere il nostro messaggio a tutti i fan ogni volta che lo desideriamo. Esistono però 3 soluzioni che possono fare al caso nostro:

1. Inviare aggiornamenti.

Per inviare un aggiornamento vai su modifica pagina -> risorse -> invia un aggiornamento. Gli aggiornamenti saranno ricevuti dai fan come messaggi privati ma godono di “minore visibilità”. Gli aggiornamenti della pagina fan non producono notifica (come i messaggi privati tradizionali) e possono esser visualizzati nella cartella “altri” (sottocartella di “messaggi”). Nella cartella “altri” visualizziamo inoltre le email spedite ai nostri indirizzi nomeutente@facebook.com. Facebook fornisce visibilità agli “aggiornamenti non letti” pubblicandoli di tanto in tanto nei box posizionati sulla colonna destra (sopra le inserzioni).

Gli aggiornamenti saranno ricevuti da tutti i fan ma probabilmente non tutti li vedranno/leggeranno. Possiamo provare ad utilizzare gli aggiornamenti per contattare direttamente tutti i fan ricordando di non abusare, principalmente per due motivi: 1. Ricevere troppi aggiornamenti crea “assuefazione” :-) 2. Gli aggiornamenti possono esser segnalati come “spam” (immagina le conseguenze).

2. Crea una lista di email

Se i contenuti pubblicati in bacheca non raggiungono tutti i fan, le email hanno decisamente maggiori possibilità di successo. Ricordi quando si parlava di connessione debole e solida? Puoi fare in modo che gran parte dei fan della pagina ti comunichino la propria email. In questo modo, quando hai qualcosa di davvero utile da comunicare, potrai inviare a tutti una semplice email (oltre a pubblicare sulla pagina). Per far ciò noi utilizziamo il Sistema SALG che, tra le altre cose, spiega come creare un’app iframe che presenti contenuto differente ai fan e nonfan. Il tab riservato ai fan presenterà l’eventuale “form da compilare”. Se sei un programmatore/webmaster puoi creare l’app cliccando qui.

Esempio:


 
3. Utilizza Facebook ADS (a pagamento)

Puoi creare annunci il cui target è rappresentato da tutti (o parte) dei fan della tua pagina. Come:

3.1. Clicca qui

3.2. Trova il campo "connessioni su facebook" e seleziona "Definizione avanzata dei destinatari in base alle connessioni"

3.3. Nel campo "Definisci come destinatari gli utenti connessi a:" inserisci il nome della tua pagina fan. Vedrai che il numero di utenti stimati si avvicinerà al numero di fan della tua pagina (se non hai profilato il target in nessun altro modo).

In questo modo tutti i fan che si connettono a Facebook, durante il periodo di pubblicazione dell’annuncio, potranno visualizzare il tuo messaggio.

lunedì 20 giugno 2011

Come cambia il management nel contesto della Web Analytics

Con il rapido sviluppo di internet e dell’IT, un nuovo tipo di aziende sta emergendo. Amazon e Google sono solo alcuni esempi di aziende che stanno cavalcando i vantaggi di internet, con successo.  Ci sono due grandi ragioni perché questo stia avvenendo: primo, le persone spendono sempre più tempo online; secondo, misurare l’efficacia delle campagne di marketing online è molto più accurato e informativo di ogni altro mezzo. Tutto ciò pone al centro dell’attenzione come e cosa misurare, per comprendere la connessione tra le persone, il sito e il business. Come misurare, come collezionare, come analizzare e come comunicare i dati del sito web diventano elementi cruciali delle nuove aziende: la web analytics diventa parte essenziale della business intelligence.
L’analisi dei dati web esiste in realtà già da 15 anni, ma solo negli ultimi anni molte aziende hanno finalmente riconosciuto il valore della web analytics. Nel 2009, la Web Analytics Association definisce la web analytics come misurazione, collezione, analisi e reporting dei dati internet al fine di comprendere e ottimizzare l’experience. Se da un lato la definizione risulta così chiara e interessante, dall’altro però mettere in piedi un sistema di web analytics risulta complesso e molto dispendioso in termini di tempo e quindi di costo.
Cosa significa nel 2010 essere un’azienda che decide di porre la web analytics come parte significante all’interno dell’organizzazione?
Innanzitutto, bisogna partire da un presupposto fondamentale: il successo di una strategia di web analytics non dipende tanto dal tool di analytics implementato o installato (Google Analytics, Omniture SiteCatalyst, WebTrends, CoreMetrics, ecc.) ma dalle persone (Davenport&Harris, 2007). Oggigiorno, avere i dati web raccolti non risulta più un problema, esistono infatti svariati tool, gratuiti o a pagamento, più o meno complessi, che danno accesso a molteplici report. Il problema oggi sta nell’organizzazione, cioè nelle persone e nei processi: l’organizzazione non riesce a stare al passo con l’enorme flusso di dati web. E’ come avere una piscina in casa ma non saper nuotare.
Una soluzione per ridurre o addirittura azzerare il gap tra le persone e i dati è stata sviluppata da Kotter nel 1996. Kotter propone un cambiamento all’interno dell’organizzazione, composto da 8 step:
  • Stabilire un senso di urgenza: Trasmettere urgenza significa motivare le persone, creare interesse
  • Formare un team: Formare un gruppo capace di creare e comunicare la strategia aziendale, eliminare eventuali barriere e stimolare il nuovo modo di lavorare
  • Creare una strategia: La strategia deve essere chiara e facilmente comunicabile per motivare e procurarsi il supporto delle persone
  • Comunicare la strategia: La nuova visione deve essere comunicata in maniera corretta e deve essere supportata dall’intera organizzazione
  • Coinvolgere altri attori: Coinvolgere anche gli stakeholder affinchè la strategia abbracci tutte le aree
  • Pianificare obiettivi di breve termine: Siccome mettere in piedi una nuova strategia richiede molto tempo, può avvenire che in corso d’opera ci siano cali di supporto da parte delle persone, è importante pertanto fissare degli obiettivi di breve termine per ridurre tale rischio
  • Consolidare la nuova strategia: Dopo anni di intenso lavoro, il processo di cambiamento nella cultura aziendale sta finalmente avvenendo, ed è solo adesso che si deve pensare all’integrazione
  • Istituzionalizzare i nuovi approcci: Fare in modo che il management di prossima generazione utilizzi i nuovi approcci.
Per concludere, sviluppare una nuova strategia basata su un sistema di web analytics non è affatto semplice, anzi risulta spesso ostico, e a volte altalenante. I punti chiave da tenere sempre a mente sono: non è il tool che decreta il successo della nuova visione ma le persone, il supporto del management (più in generale dell’intera organizzazione) è fondamentale, non avere fretta perché il processo può essere molto lungo ma fissare sempre obiettivi di breve termine.

Gli iscritti a Facebook conoscono di PERSONA l'89% dei propri amici?

Ho preso in prestito l'immagine dall'articolo su Mashable. Questa indagine è la prova del fatto che ognuno di noi "conosce" un Facebook differente (chi ha studiato il corso sa bene cosa intendo).



Il nostro (insignificante) "Facebook Personale"

Il nostro "Facebook personale", e l'idea generale che ognuno di noi si fa del social network, è strettamente condizionata/correlata alla nostra rete di contatti (il nostro personale grafo sociale).

Nella migliore (si fa per dire) delle ipotesi la nostra rete di connessioni può esser composta massimo da 5000 persone. Facebook, ed altre ricerche, ci dicono che la gente è in media connessa a 130/150 amici.

Se rapporti il numero dei tuoi amici attuali col numero totale degli iscritti a Facebook ti accorgi di quanto la tua rete di amici sia insignificante rispetto all'intera rete di Facebook, e capisci perchè tutto ciò che "credi di sapere" di Facebook è spesso frutto di una visione ben limitata. Questo è uno dei motivi per cui sperare di fare marketing su facebook utilizzando solo il profilo personale vuol dire limitarsi parecchio.

Attendibile o presa in giro? Quando ho visionato l'immagine qui sopra l'ho considerata quasi subito una presa in giro, dato che dei miei 2500 (circa) attuali amici ho conosciuto di persona massimo il 10/15%. Poi ho compreso che io stesso sono condizionato dalla mia rete, dalla mia visione limitata di Facebook e dall'uso che ne faccio... difficile considerarmi un "utente nella media". Probabilmente anche tu che leggi non sei "nella media", specie se come me operi online e di conseguenza conosci molte persone quasi esclusivamente online (persone che probabilmente non incontrerai mai offline).
Dove voglio arrivare? Probabilmente l'indagine qui sopra è attendibile. La gente comune su Facebook si connette prima di tutto a chi già conosce di persona.  Il risultato dell'indagine potrebbe quindi esser interpretato/comunicato in modo leggermente differente: - ci connettiamo su Facebook a gran parte della gente che già conosciamo offline (perchè amici, parenti, colleghi, etc.) invece di- incontriamo offline il 90% delle gente con cui siamo connessi su Facebook Che ne dici? Va meglio? :-)Se è vero è bello! Se è vero che l'utente medio è connesso soprattutto a gente che già conosce offline ci fa piacere!  Ci fa molto piacere perchè sappiamo che la gente si fida soprattutto di chi conosce meglio. La gente si fida quando instaura dei rapporti personali, meglio se offline. E' dunque ovvio che visualizzare le azioni e preferenze su Facebook di chi già conosciamo offline, può ancor più incuriosirci ed in alcuni casi influenzarci (per effetto di riprova sociale e passaparola automatico).  In altre parole, se l'indagine è attendibile, ci fornisce un motivo in più per far leva sulle connessioni (del grafo sociale) per fare in modo che il nostro messaggio si propaghi in maniera orizzontale (da persona a persona). Se l'indagine è attendibile avvalora l'ipotesi dell'influenza dell'offline in Facebook, così come spiegato nel corso. Non è facile... e neanche impossibile.

sabato 11 giugno 2011

Votate e Partecipate numerosi!!

Facebook Page: Suggerisci agli amici senza inviare messaggi




Per diverso tempo, a partire dai primi giorni del 2011, la funzione "suggerisci agli amici" presente sulle pagine fan e finalizzata a segnalarle ai propri amici, è stata oggetto di particolare (dis)attenzione da parte di Facebook.

Per almeno 1 mese la funzione non è stata disponibile. In seguito, quando sembrava esserlo, abbiamo ricevuto decine di segnalazioni di amici che provavano a suggerire le proprie pagine ma non accadeva nulla (ora sappiamo perchè).

La funzione è stata inoltre resa disponibile ai soli amministratori della pagina. In precedenza chiunque poteva segnalare qualunque pagina e questo poteva effettivamente incentivare lo spam e/o l'invio massivo e frequente di inviti.

Anche se la ricezione di inviti potrebbe non esser considerata spam, produce secondo me un effetto indiretto negativo. Chi riceve TROPPI inviti tenderà ad ignorarli tutti, anche quelli a cui poteva esser davvero interessato (ciò accade ancora per gli eventi!!!).

Cosa Cambia?

Ciò che cambia nella funzione di suggerimento agli amici è ben evidente nell'immagine in alto. Facebook stava già modificando la funzione senza però avvisare esplicitamente che gli amici non avrebbero più ricevuto un vero e proprio invito, bensì avrebbero potuto visualizzare il "suggerimento" in un apposito box posto di solito nella parte destra, in alto nel profilo e/o sulla home.

Chi mi segue sa bene che non ho MAI utilizzato la funzione suggerisci agli amici per promuovere la pagina FBS. Erano così tanti gli inviti ricevuti dalla gente che la cosa più ovvia da fare era per me non farlo, ed inventare qualcosa che mi permettesse di interecettare le persone interessate all'argomento senza però disturbarle in alcun modo (in altre parole: distinguermi). Sembra che i risultati ottenuti fino ad oggi mi diano ragione.

Il Search Marketing di Facebook ADS

Il titolo è un pò provocatorio e ci tengo a precisare che, in questo caso, per Search Marketing non intendo far riferimento a ciò che già conosciamo bene (es. Google Adwords) ma al concetto più generico dell’intercettazione di intenzioni tramite “parole” (keyword). 

Parole digitate nella casella di un motore di ricerca o parole digitate in uno stato di Facebook? Cosa rappresentano davvero queste parole per chi le scrive? Sforziamoci di fare un passo indietro.

Sai già che il search marketing ha successo e funziona bene perché mette in contatto l’offerta e la domanda nel momento stesso in cui quest’ultima è espressa.

Com’è “espressa” la domanda nel caso del search marketing? La domanda è rappresentata dalla ricerca di parole su un motore di ricerca. Se la ricerca esprime un’intenzione, esigenza, desiderio, allora il motore di ricerca offre una risposta.

Cosa può invece rappresentare ciò che scriviamo su Facebook? Le parole che scriviamo su Facebook possono rappresentare una intenzione, esigenza, desiderio del momento? La mia personale opinione è:probabilmente SI.

Sembra che Facebook ci creda così tanto da testare la pubblicazione di inserzioni correlate alle parole (keyword) digitate dalle persone sui propri profili… Sono ormai mesi che notiamo questi test ma oggi sembrano molto più “espliciti”. Ecco un paio di esempi freschi di giornata:




Ringrazio la gentilissima Chiara Pranio per aver testato le funzione utilizzando il proprio profilo personale.

E’ evidente come le inserzioni sponsorizzate siano in un certo modo correlate alle parole scritte nello stato (e non solo).

E’ interessante inoltre notare che, partecipando alla discussione sul profilo di Chiara, ho immediatamente visualizzato anche io le inserzioni sul Sushi. Probabilmente Facebook suppone che chi partecipa ad una discussione sia interessato all’argomento principale … e spesso è proprio così.

Cosa ci aspetta?

Credo che l’ottimizzazione di tale sistema da parte di Facebook renderà le inserzioni ADS più efficaci (anche in termini di CTR). Il naturale incremento del numero di inserzionisti (e quindi annunci) permetterà a Facebook di fornire risposte (inserzioni correlate) ad un maggior numero di intenzioni, desideri, necessità (cioè parole scritte sul nostro profilo)… quindi vedremo sempre più spesso inserzioni relative a ciò che scriviamo.

domenica 5 giugno 2011

App Store con logo Windows


Alcuni ragazzi tedeschi, evidentemente grandi appassionati di Microsoft, hanno attaccato un bel logo di Windows alla facciata del nuovo Apple Store di Amburgo ancora in costruzione.
I due ragazzotti, dopo essersi costruiti un bel logo di Windows, hanno proceduto all’operazione in pieno giorno e sotto gli occhi dei passanti, attaccando il logo sul telo nero che ricopre la facciata del futuro Apple Store di Amburgo.

venerdì 3 giugno 2011

Poster che celebra i 10 anni di Apple Store


Se non lavorate in un Apple Store, questo poster non lo vedrete mai, perchè campeggia soltanto sul retro di alcuni negozi retail di Apple. In una sola, grande immagine vengono evidenziati tutti i successi, le curiosità e la fisolofia che si celano dietro gli Apple Store.
Il tutto è raccolto in 1812 parole e 125 frasi, dove Apple ammette i suoi errori (ministore), festeggia con i clienti, rivela alcune curiosità (ad esempio le 500.000 tessere del mosaico nello store dell’Opéra), ricorda le lezioni apprese all’estero (i supereroi giapponesi non indossano mantelli) e conclude dicendo che i clienti sono “il centro di tutto”.
Tra le frasi più curiose:
  • Abbiamo imparato che è meglio se siamo noi ad adattarci  alla zona in cui lavoriamo, piuttosto che aspettare che il quartiere si adatti a noi
  • Il nostro primo negozio, A Tyson Corner, ci ha insegnato una lezione nei primi 30 minuti dall’apertura. Avevamo appena aperto le porte, quanto abbiamo notato che il pavimento doveva essere già rilucidato.
  • Abbiamo anche imparato un paio di cose sulla pietra. Come il modo di rivelare il vero colore del granito con la fiamma ossidrica
  • Una volta abbiamo avuto l’idea di creare dei ministore che avrebbero offerto il massimo della convenienza. Poi ne abbiamo creato uno e ci ha dimostrato che uno store più grande è sicuramente meglio
Il poster, pieno di curiosità, si chiama “Abbiamo imparato molto”. Questo il testo completo (in inglese):
In the last 10 years, we’ve learned a lot. We’ve learned to treat every day with the same enthusiasm we had on the first day. We’ve learned the
importance of giving our customers just as much attention as they give us. And we’ve learned the art of hiring the right people for the right
positions. We’ve learned it’s better to adapt to the neighborhood rather than expecting the neighborhood to adapt to us. Which is why we
spend so much time and energy building stores the way we do. Our first store, in Tysons Corner, taught us our first lesson within the first 30
minutes. We had just opened the doors when we noticed the steel already needed polishing. With a special polishing solution. And a special
polishing tool. That’s when we learned that blasting steel with virgin sand makes it less prone to scuff marks. We’ve also learned that glass can
be much more than just glass. We’ve learned that a 32’6” transparent glass box can stand tall even among the giants of the Manhattan skyline.
That when glass becomes as iconic as the Fifth Avenue Cube, it can also become the fifth most photographed landmark in New York City. And
we’ve learned that if you have to, you can close an entire street in Sydney to bring in three-story panes of glass. And when you create
three-story glass, you also have to create a rig that can install three-story glass. We’ve even figured out how to make the world’s largest pieces
of curved glass for one of our stores in Shanghai. We’ve also learned more than a few things about stone. Like how to reveal granite’s true color
with a blowtorch. And that sometimes granite has veins of color that have to be matched. We’ve also learned that getting these details perfect
can feel like trying to move a mountain. Sometimes two. But in the end, the effort is worth it. Because steel, glass, and stone can combine to
create truly unique and inspiring spaces. We also understand that finding the right design for our stores is critical. We even built a full-scale
facade of the Regent Street store in a Cupertino parking lot to be sure the design was right. Which taught us the value of seeing things full size.
We once had a notion that ministores would offer the ultimate in convenience. Then we built one. Which showed us that bigger can actually
be better. And we’ve learned that even when our stores are big, no detail is too small. This is something we learned all over again when we
restored the Paris Opera store down to the last of its more than 500,000 tiles. We’ve also learned that our customers like open spaces, glass
staircases, and handcrafted oak tables. And that those spaces don’t need to smell like pine trees or tomatoes to make then inviting. We’re
constantly working to make our stores more artful, more iconic, and more innovative. And we’re awfully proud of every single one. We’re proud
of our stores not just because they’re successful, but because of everything they’ve taught us. Along the way Apple Stores have made Apple
stronger as a company. Over the past 10 years, we’ve learned that our stores are the embodiment of the Apple brand for our customers. Now,
our customers just happen to be the entire reason we’re here, so let’s dedicate a few words to them. Around the time we opened the store in
Tysons Corner in 2001, everyone else was trying to talk to their customers less. Which made us think that maybe we should talk to them more.
Face-to-face if possible. So we’ve found ways to strike up a conversation at every possible opportunity. We talk while they play with the products
on the tables. And when they join us for a workshop. These conversation have taught us that customers love our products, but what they really
want is to make a scrapbook out of family photos. They want to make a movie about their kid. Or a website about traveling across the country.
Which has taught us that Apple Stores can and should be centers for creativity. And we’ve figured out through programs like Apple Camp and
Youth Workshops that creativity doesn’t care about age. The movies and the slideshows we’ve seen kids make are proof that all you need are the
right tools and an idea. And we must be doing something right, because the kids’ smiles are just as big as ours. We’ve also learned that musicians
can record an album in our stores that goes to the top of the charts. And that award-winning film directors are interested not just in our
computers but in our workshops. We’ve learned a lot about having fun. And we’ve learned our customers like to use our products for business
too. Experience has taught us that having one Pro Day per week dedicated to business customers isn’t enough. That we need to be open for
business every day. And have space devoted to business training sessions, workshops, and events. We’ve learned that every staff member
should be just as fluent in the needs of a business customer as the needs of any other customer. Our millions of conversations with customers
of every stripe have taught us it’s not about making people feel like a computer or phone loves them. That’s impossible. Instead, it’s about
giving people the tools to do what they love. And we’ve learned how to create amazing programs like One to One and Personal Setup to give
people those tools. We created programs like these to replace fear with confidence. Because our customers have shown us that the ownership
experience is even more important than the sale. We learned all this by asking questions. And genuinely listening to the answers. And to be
sure we’re hearing everything, we’ve learned to converse in 36 languages, and a few local dialects as well. We’ve even learned a few cultural
things. The proper use of the word y’all, for example. And our Japanese customers once taught us that their superheroes don’t wear capes.
Which also taught us to see feedback as a gift. We’ve learned that a visit to the Genius Bar can fix more than just computers. It can also restore
a customer’s relationship with Apple. And that we don’t need a minifridge stocked with free water to get people to talk to a Genius. Knowing
they can get exactly the right answer when something isn’t working is enough. We even figured out how to shorten the time an in-store repair
takes from seven days to one day. Our customers hold us to exceptionally high standards. So we’ve learned how to raise ours even higher. 325
store openings have taught us that a grand opening creates blocks and blocks of excitement. That people will stand in line for hours, even days,
just to be among the first to walk through the front door. And to get a free T-shirt. Speaking of T-shirts, we’ve learned more than you can
imagine about our own. We’ve found that when we wear black T-shirts, we blend in. And when we wear too many colors it’s confusing. But blue
shirts are just right. We’ve also learned that it takes precisely 4,253 stitches to embroider the Apple logo on those blue shirts. And we even
figured out which direction the stitches should go in. When it comes to product launches, we’ve learned we have to work hard to ensure supply
meets demand. If not on the first day, then soon thereafter. And we’ve learned how to put our own products to use in innovative ways in our
stores. We’ve created entirely new system like EasyPay to help our customers as efficiently as possible. We’ve replaced the red phone behind
the Genius Bar with more expertise right in our Store. All of these experiences have made us smarter. And at the very center of all we’ve
accomplished, all we’ve learned over the past 10 years, are our people. People who understand how important art is to technology. People who
match, and often exceed, the excitement of our customers on days we release new products. The more than 30,000 smart, dedicated employees
who work so hard to create lasting relationship with the millions who walk through our doors. Whether the task at hand is fixing computers
teaching workshops, organizing inventory, designing iconic structures, inventing proprietary technology, negotiating deals, sweating the details
of signage, or doing countless other things, we’ve learned to hire the best in every discipline. We now see that it’s our job to train our people
and then learn from them. And we recruit employees with such different backgrounds—teachers, musicians, artists, engineers—that there’s a
lot they can teach us. We’ve learned how to value a magnetic personality as much as proficiency. How to look for intelligence but give just
as much weight to kindness. How to find people who want a career not a job. And we’ve found that when we hire the right people, we can lead
rather than manage. We can give each person their own piece of the garden to transform. We’ve’ learned our best people often provide the best
training for the next generation. And that it’s important for every member of our staff to not only feel a connection to their store, but to the
teams in Cupertino and to the stores around the world. Because the best ways of doing things usually translate, regardless of language or
country. We’ve also learned that due to the exceptional quality of our applicants, it can be hard to get hired at the Apple store than in
Cupertino. It can sometimes take two to three years to bring someone in. Not because they aren’t right for Apple but because we want to be
sure the opportunity we have to offer is right for them. Why have we learned to be so selective? So careful? Because our people are the soul of
the Apple Stores. And together, our team is the strongest ever seen in retail. As beautiful and iconic as our stores may be, the people who create
and staff those stores are what matters most. So on this 3,652nd day we say think you to every single one of you. We say thank you to those
who were there on the first day, to those whose first day is today. The past 10 years of the Apple Store have changed Apple as a company.
Our experiences, our successes, even our occasional missteps, have made us better. They’ve made Apple better. And it’s because of those
experiences, and the ways they’ve change us, that we can’t wait to see what we’ll learn next. It’s been 10 years. What an amazing first step.

Facebook ADS: SATURAZIONE del target e FREQUENZA di visualizzazione.



Una delle principali differenze tra il traffico acquistato sui motori di ricerca (es. Google Adwords) e quello acquistato su Facebook tramite ADS è rappresentata dal tipo di domanda intercettata e dal momento in cui la si intercetta.

Sappiamo che Adwords funziona bene perché intercetta la domanda proprio nel momento in cui questa viene “espressa” tramite una ricerca. Potremmo quindi definirla “Domanda Consapevole”.

Per mezzo di Facebook ADS si intercetta invece quella che potremmo definire “Domanda Latente”. Lo sforzo sta nel mostrare annunci pertinenti agli interessi delle persone (e non è facile). Questo è il motivo per cui i CTR di Adwords e Facebook ADS non sono paragonabili.

Saturazione del target

Un altro problema di Facebook ADS potrebbe esser definito “Saturazione del Target”. Cosa intendiamo?

Quando impostiamo una nuova campagna e ne profiliamo il target sappiamo che i nostri annunci saranno visualizzati da un gruppo di “n” persone, cioè quelle persone che presentano interessi correlati a ciò che abbiamo da offrire.

Una volta partita la campagna, molte di queste persone (se si connetteranno a Facebook) visualizzeranno il nostro annuncio e decideranno se cliccare o meno. Col tempo molte persone potrebbero visualizzare lo stesso annuncio più e più volte dando luogo all’EFFETTO SATURAZIONE. 

Suppongo che, chi è interessato al nostro annuncio effettuerà click dopo le prime visualizzazioni e chi non è interessato continuerà a visualizzarlo infinite volte senza compiere alcuna azione (l’annuncio diventerà invisibile agli occhi di molti… un po’ come gli spot in TV). Col tempo ciò comporta un naturale calo del CTR ed il conseguente incremento del costo per click: in altre parole calano le performance della campagna.

Quando non si verifica l’effetto saturazione?

L’effetto saturazione non si verifica (o almeno non è così avvertito) quando il target delle nostre inserzioni si evolve velocemente. Quando nuova gente diventa fan di pagine ed esprime gradimento per i nostri argomenti con una certa frequenza, il nostro target di riferimento cresce e si rinnova. Ciò vuol dire che sempre nuova gente visualizzerà i nostri annunci e deciderà se interagire o meno. 

Ciò accade molto spesso quando si utilizzano le sponsored stories per promuovere le pagine fan. Pensa che per ogni nuova connessione alla pagina, il target cresce allargandosi agli amici di chi si è appena connesso. Questo potrebbe comportare una certa “stabilità” del CTR.

Effetto Saturazione: Soluzioni?

Nel caso in cui il nostro target non si evolva e cresca con una certa frequenza saremo costretti ad adottare delle soluzioni al problema della saturazione. Io ne ho provate 3:

1. PAUSA. Se il target non si evolve velocemente non vuol dire non lo faccia lentamente (specie quando è rappresentato da un piccolo numero di persone). Ho provato a mettere in pausa alcune campagne per poi riattivarle dopo 15/30 giorni ed ho notato una ripresa delle performance “originali” (simili alla prima pubblicazione degli annunci).

2. Cambia contenuto ed immagine. Il fatto che alcuni non abbiano cliccato sul tuo annuncio, dopo averlo più volte visualizzato, può voler dire che il contenuto o l’immagine non ha destato in loro attenzione e/o interesse. Prova quindi a testare annunci che puntano alla medesima pagina ma che presentavo testo ed immagini differenti (monitora le differenze con i precedenti).

3. Cambia Target. Analizza in maniera più approfondita pagine ed interessi direttamente (ed indirettamente) correlati a ciò che vendi. Scopro frequentemente nuove pagine che trattano argomenti correlati ad alcuni prodotti e servizi che possono diventare oggetto del campo “Interessi” nel tool di creazione degli annunci. 

4. 1+2+3. Ogni caso ed ogni campagna fa storia a sé e per questo ti invito a provare queste 3 soluzioni anche insieme o in modo alternato. Puoi ad esempio attivare la campagna con target A e lasciare in pausa quella che punta al target B e, dopo del tempo, fare l’esatto contrario.

Messaggio per Facebook (sperando che qualcuno legga):

Caro Facebook sarebbe bello sapere dopo quante visualizzazioni (in media) le persone cliccano sull’annuncio. Sarebbe anche bello poter “automatizzare” la programmazione degli annunci (attivazione, pausa, riattivazione).