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mercoledì 23 febbraio 2011

Le pagine del tuo sito nel motore di ricerca di facebook

...Come, perchè, quando?

 

Già da diversi mesi Facebook testa delle modifiche al proprio motore di ricerca interno. Sembra che la divisione dei risultati in categorie (Pagine, Gruppi, Link condivisi, applicazioni, Persone, etc.) sia definitivamente attiva per tutti gli utenti.

Qui a sinistra visualizzi uno screenshot di esempio (potremmo chiamarlo Facebook Suggest?).

Provando tu stesso ad utilizzare il motore di ricerca di Facebook ti accorgerai che l’ordine delle categorie di risultati non è sempre lo stesso.

Di conseguenza i link condivisi (ad esempio) non sono sempre posizionati prima delle pagine e dopo i gruppi. Quest’ordine cambia in base alla “pertinenza” dei risultati al tuo profilo privato (ciò accade già per i risultati della tua home).
Perché ci interessa tutto ciò? Ci interessano in particolare i “Link condivisi”.

Qualche mese fa scrissi che le ricerche su Facebook sono personalizzate a tal punto da ripropormi (quando cerco qualcosa di correlato) i contenuti “esterni a facebook” per i quali avevo espresso gradimento in precedenza. Lo scrivevo qui ad ottobre 2010.

I link condivisi che vedrò nel motore di ricerca non rappresentano però solo le pagine per cui ho espresso gradimento. Tra questi link visualizzerò infatti pagine che non ho mai visitato prima.
Come può Repubblica fare in maniera tale da esser presente con i propri contenuti nel motore di ricerca di Facebook? Repubblica utilizza le Open Graph Page, come definite da Facebook in questo articolo.

In poche parole è possibile, per mezzo dell’inserimento di alcuni codici nelle tue pagine (leggi qui per sapere come), trasformare le proprie pagine web in OGGETTI che entrano a far parte del “grafo sociale” di Facebook, così come ad esempio i profili, le pagine, le applicazioni, etc.

Questo è il motivo per cui, quando Facebook ritiene che una “Open Graph Page” presenta contenuto pertinente alla tua ricerca (ed è anche “gradita” da altri tuoi amici…), la mostra tra i (tuoi) risultati.

Se non sei capace di implementare le Open Graph Page nel tuo sito puoi chiedere supporto alle aziende presenti su Facebookstrategy.

martedì 22 febbraio 2011

Authority per Google

Oggi parlerò di Authority di un sito per Google. Il concetto di Authority per un sito web è molto intuitivo. 
Pensiamo ad uno stato, magari diverso dall'Italia, e ad un'azienda. Quale delle due realtà risulta più autorevole?
 
Per i siti web è la stessa cosa. 
 
Il lato simpatico della medaglia è che Google usa molto questo fattore; quello più antipatico è che crearsi una grande autorevolezza è molto difficile.
 
Il perché è semplice: questo valore magico (chiamiamolo trust), come il page rank, si distribuisce attraverso i link
 
Il trust, a mio modo di vedere, è logico essere misurato come il page rank e quindi in scala logaritmica (circa in base 7). 
 
Cambia il nome, varia il metodo (neanche poi tanto), ma la sostanza, dal '96, è sempre quella! 
 
In ogni caso, ovviamente più ci allontaniamo dalla sorgente più il trust diminuisce.
 
Sorgente.. ma quali sono questi siti sorgente? Gli stessi a cui state pensando: siti istituzionali, università internazionali, Nasa...
 
Ecco perché è difficile avere un alto trust.
 
Un aspetto meno noto è l'importanza della coppia trust - pagerank. 
 
Cosa succede se il nostro sito ha basso pagerank e alto trust? O, al contrario, alto pagerank e basso trust? 
 
Per me, e pure per Google, la situazione è sospetta.

Calcio: un mondo di musei nel pallone

«Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio», ha scritto uno dei massimi epigoni della “letteratura di cuoio” l’uruguayano Eduardo Galeano. E ci sono alcuni paesi che vicino alla chiesa laica del football, lo stadio, hanno pensato bene di metterci un museo. 

Un luogo ormai diffuso e globale, dal Nepal alla Norvegia, in cui sacralizzare la storia del proprio club, che ne testimoni gli splendori e possibilmente, ne cancelli, almeno il tempo della visita alla sala dei trofei, le immancabili miserie. Fiore all’occhiello di questo turismo alternativo, ma quasi ovunque inserito ormai nei pacchetti della agenzie di viaggio, è il museo del Barcellona. 

All’interno della suggestiva cornice del Camp Nou, lo stadio più capiente d’Europa, con i suoi 98.772 spettatori, per visitare il museo del Barça, inaugurato nel 1998, ogni anno si mette in fila quasi un milione e mezzo di persone. E, attenzione, non tutti appartengono alla categoria calciofili indefessi. Fascino allargato di una squadra che, come recita la scritta a caratteri cubitali impressa sulle pareti della tribuna, è «més que un club», cioè molto più di un semplice club. 

L’ingresso all’Fcbm, orario continuato dal lunedì al sabato, ha anche un costo – 8 euro e 50 centesimi per gli adulti e 6,80 euro per i ragazzi fino a 13 anni –, perciò basta moltiplicare il milione e mezzo di presenze per comprendere che l’aspetto turistico-culturale della squadra, da sempre orgoglio della Catalogna, diventa una voce di rilievo quanto ilmerchandising derivante dalla vendita nel mondo delle centinaia di migliaia di maglie di Messi e compagni. Numeri e introiti incredibili che distanziano nettamente il Barcellona dall’eterna rivale Real Madrid, il cui dignitosissimo museo al Santiago Bernabeu rientra tassativamente nel tour della capitale spagnola insieme al Prado e a un altro spazio museale, quello dei cugini dell’Atletico Madrid. 

La Spagna dunque, con Barcellona e Madrid – ma anche Saragozza e il nuovo museo del Mestalla di Valencia – fa da traino: però il nuovo turismo calcistico e la storicizzazione museale del gioco del pallone, sono nati, come il football in Inghilterra, dove dal lontano 1863 ha sede la prima federazione al mondo, la National Football Association. 

E dopo Barcellona il sorprendente viaggio alla ricerca del pallone perduto e ritrovato in gallerie calcistiche, che tengono botta alle più prestigiose sezioni museali e collezioni d’arte, non può che fare sosta al National Football Museum. «Un gioiello» – secondo il parere dell’algido presidente della Fifa, Sepp Blatter –, quello del Deepdale Stadium, sito nella piccola Preston del “birraio” di Andrea Camilleri. Un luogo assolutamente poetico, in cui si va alle radici della storia del calcio che calamita, specie tra gli inglesi, le attenzioni di quel pubblico che solitamente varca l’ingresso della Tate o della National Gallery.

A Preston, turista non affatto per caso, è stato anche l’ex primo ministro britannico Gordon Brown venuto per ammirare, come tanti, la mitica maglia bianca e il berretto di lana di Arnold Kirke Smith, uno dei pionieri del football che il 30 novembre 1872 disputarono la prima sfida della Nazionale inglese, nel leggendario confronto con la Scozia. Al National Football Museum è custodita anche la preziosa e unica Coppa Rimet (il titolo mondiale) vinta dall’Inghilterra nella finale di Wembley (1966) contro la Germania. 

A Londra, dove hanno sede quattordici club professionistici di cui cinque in Premier League (la nostra Serie A), dopo la momentanea chiusura del museo del West Ham, quello dell’Arsenal, all’Emirates Stadium, e del Chelsea “degli italiani” (vi hanno giocato Zola, Vialli e Di Matteo, ora li allena Carlo Ancelotti), a Stamford Bridge, sono i più visitati.

«Ma Londra non è più la capitale dei musei del calcio. L’asse prima si è spostato a Liverpool, che grazie ai Beatles ma anche al football – alla gloria dei Reds – nel 2008 è stata la capitale della cultura europea; e ora il polo principale è diventato Manchester», spiega l’esperto Maurizio Martucci, autore di Football Story. Musei e mostre del calcio nel mondo(Nerbini). Il centro di gravità permanente dei turisti calciofili si trova infatti a Manchester, e precisamente nella casa dello United. 

Nello stadio di Old Trafford, in quello che non a caso viene definito “the theatre of dreams”, il teatro dei sogni, ogni anno circa trecentomila visitatori – 8,5 sterline (10 euro) il biglietto d’ingresso – rimangono incantati appena arrivano davanti allo stadio. Davanti al piazzale antistante vengono accolti dalle statue degli “eroi” dei leggendari Red Devils: il padre-manager, sir Matt Busby e i suoi golden boy Best-Law-Charlton, che con un pizzico di goliardica blasfemia i supporter delManchester United chiamano «la santa trinità». Nei corridoi di Old Trafford la storia e la tradizione sono superiori albusiness, che però ha la sua importanza nel negozio al piano terra, dove la vendita dei gadget alza il Pil del club più titolato del Regno. Più magliette vendute che Coppe nel museo dei cugini del Manchester City dello sceicco Mansour che, da quando sono arrivati il mister Roberto Mancini e il black-italian Mario Balotelli, hanno incrementato il numero dei tifosi-turisti italiani. 

Nel nostro Belpaese, miniera planetaria dei tesori artistici, invece per numero e qualità dei musei del calcio siamo ancora dietro al Portogallo e solo la Francia ci salva dall’essere fanalino di coda. «Colpa prima di tutto della mancanza di una vera “cultura sportiva”: in Inghilterra e in Spagna esistono da tempo cattedre universitarie di Storia del calcio e nelle scuole di ogni ordine e grado i programmi didattici prevedono la visita guidata al museo del club – spiega Martucci –. Poi, siccome la Fifa vuole che questo venga allestito in stadi moderni e confortevoli, allora l’Italia vanta anche il triste primato degli impianti più vetusti – hanno in media sessantasette anni – d’Europa». 

Nello stadio architettonicamente più competitivo, quello di San Siro a Milano, il museo di  Inter e Milan con quarantatremila presenze la scorsa estate è stato il “monumento” più visitato (più di Palazzo Reale, Brera e il Cenacolo); ma il novanta per cento dei turisti-calcistici erano stranieri, in prevalenza inglesi e olandesi. Nonostante i club italiani siano ormai in gran parte secolari, da noi la tradizione museale legata al calcio è ancora ferma a tentativi di mostre celebrative e la difesa storica è affidata a un generoso volontariato. La risorsa principale che tiene in vita il museo del Grande Torino di Grugliasco sono i volontari, che aprono gratuitamente alle carovane dei tifosi soltanto il sabato e la domenica, purché ci sia la partita di campionato del Toro. Basta imbattersi in uno dei “pellegrinaggi” al museo granata per comprendere il significato del calcio “come una fede”. Una fede laica che risplende nel museo del Barcellona in cui, vicino alle maglie di Crujff e Ronaldo e le ultime Coppe dei Campioni dei ragazzi di Pep Guardiola, fa bella mostra la Mont Blanc con cui papa Wojtyla nel 1982 firmò il Libro d’onore del Club. 

Il turista-tifoso va a caccia per il mondo di reliquie e al Museo del calcio di Coverciano (Firenze), nel laboratorio della Nazionale italiana, si può perdere dinanzi a quarantottomila foto digitalizzate, ottocento spezzoni di filmati e trecento cimeli, oltre ai sessantaquattro palloni e ai trentatré scarpini donati dai leggendari azzurri vincitori di quattro Coppe del Mondo. Il turista-tifoso adora dunque le mirabilia: quelle giapponesi delle quattordici sale di Kashima; le americanate da Soccer Hall Fame di Vaughan (Canada) o dei newyorkesi Cosmos di Chinaglia e Pelè. Ma è anche fortemente attratto dal mito e dalla poesia, quella della Bombonera, la “casa” del Boca Juniors di Diego Armando Maradona, in una Buenos Aires in cui anche Borges, stregato dalla fascinazione popolare del pallone, scrisse: «Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio».

domenica 20 febbraio 2011

Slittino, Zoeggeler da dieci e lode

Un altro record, l’ennesimo. Da tempo primatista per Mondiali vinti (sei) e per vittorie in Coppa del Mondo (ora sono 54), da ieri Armin Zoeggeler è il numero uno anche per numero di coppe di cristallo vinte: sono dieci, come quelle dell’austriaco Markus Prock. Nella pista lettone di Sigulda, dove in passato aveva vinto già otto volte, il 37enne carabiniere di Foiana aveva bisogno di un terzo posto, per essere certo di mantenere il vantaggio sul tedesco Felix Loch. 

Come al solito, Armin non ha fatto calcoli e ha dominato la gara, chiudendo in testa già la prima frazione e confermandosi nella seconda discesa. Albert Demtschenko, il russo che in Lettonia è quasi padrone di casa, ha chiuso secondo con quasi tre decimi di distacco. Quanto a Loch, che tre settimane fa, ai Mondiali di Cesana, era rimasto alle spalle dell’azzurro per soli 21 millesimi, non ha opposto resistenza, chiudendo addirittura 14°, lontano addirittura dallo zoccolo duro di una squadra tedesca mai così lontana dal podio (Eichhorn, settimo, il migliore). 

Per Zoeggeler si tratta della sesta Coppa del Mondo consecutiva dal 2005-'06. Un dominio costruito sull’esperienza - ha vinto praticamente in tutte le piste del Mondo, ad esclusione di St Moritz, dove lo slittino non gareggia più, e di Paramonovo, dove si è corso per la prima volta quest’anno - ma anche sulla cura maniacale con cui gestisce i materiali insieme al d.t. Walter Plaikner, e a uno stato di forma invidiabile. Dovesse continuare a star bene, il prossimo anno potrebbe decidere di andare avanti fino a Sochi 2014. Dove lo attende un altro record da battere, quello degli ori olimpici. Il tedesco Georg Hackl ne ha tre, lui "solo" due. Difficile che non si faccia stuzzicare.

Berlusconi e il Milan, i 25 anni che hanno riscritto la storia

Primi giorni del 1986: il Milan, già reduce da due retrocessioni (la prima per il calcio-scommesse, la seconda sul campo) è sull’orlo del fallimento, sportivo e societario. Azioni sequestrate dalla Guardia di Finanza, il presidente Giuseppe “Giussy” Farina inseguito dall’accusa di falso in bilancio, Milanello assediata dai creditori. Ma poco prima che i libri contabili finiscano in tribunale, Silvio Berlusconi, dopo una lunga trattativa, il 20 febbraio annuncia l’acquisto del club di via Turati.

Ne cambierà la storia, facendone la squadra più titolata del mondo. E dire che, secondo quanto amava raccontare Peppino Prisco, nei primi anni ’80 aveva cercato di prendere l’Inter, non una ma due volte. Prima da Ivanoe Fraizzoli,poi da Ernesto Pellegrini. Berlusconi, d’altra parte, ha sempre negato simpatie interiste, ripetendo che per lui «il Milan è un’avventura romantica».

Come che sia, in 25 anni sotto la sua guida (e quella dei fidati dirigenti Silvano Ramaccioni, Ariedo Braida e Adriano Galliani) il club rossonero ha vinto tutto quello che c’era da vincere e anche di più. Un lungo elenco di trofei, a partire dal primo scudetto sotto la gestione del Cavaliere, nella stagione ’87-’88. In panchina non c’è più Nils Liedholm, ma una scoperta del Cavaliere, il romagnolo Arrigo Sacchi, tutto zona e pressing. Il verbo preferito di due campioni olandesi, Marco van Basten e Ruud Gullit (ai quali poi si aggiungerà Frank Rijkaard). Nel quarto di secolo targato Berlusconi il Milan ha aggiunto alla sua bacheca 7 scudetti, 5 Coppe Campioni/Champions League e tre volte si è laureato Campione del mondo. All’attivo anche 5 Supercoppe nazionali e altrettante europee, nonchè una Coppa Italia. Ed ha cambiato non poco l’immagine stessa del calcio. Dalle campagne acquisti faraoniche, alla creazione del Milan Lab, centro di ricerca scientifica per ottimizzare la gestione psicofisica degli atleti. Lungo anche l’elenco dei campioni passati per Milanello in questi 25 anni. 

Un’avventura parallela di successi e sapiente autopromozione, quella del Presidente-allenatore e del suo Milan, veicolo di consenso popolare e vetrina internazionale. Perchè nel frattempo l’imprenditore edile e l’inventore della tv commerciale è diventato anche uomo politico di successo. Nel maggio 1994 ha vinto le elezioni alla guida di Forza Italia - altra sua creatura - ed ha varcato il portone di Palazzo Chigi.

Sulla panchina del Milan si sono alternati l’aziendalista Fabio Capello, Alberto Zaccheroni, il ritrovato Carlo Ancelotti, fino a Leonardo e a Massimiliano Allegri. E anche quando gli allenatori sono meteore (vedi l’uruguaiano Tabarez ed il turco Terim), il Milan è sempre una parte importante dell’impero. E nemmeno il coinvolgimento in Calciopoli, al termine del campionato 2005-’06 (con penalizzazione di 30 punti) ha scalfito la passione del Cavaliere. Che qualche tempo fa ha promesso: «Sarò il presidente del Milan per altri 25 anni».

sabato 19 febbraio 2011

Facebook e Conversioni - a proposito di Misurazione

Nel modulo 6 del corso di marketing su Facebook spiego quali e quanti tipi di effetti può portare la strategia di Marketing su Facebook e come poterli misurare. A tal proposito ti racconto la breve storia di una cliente che ha acquistato il corso, con cui ho avuto il piacere di parlare telefonicamente.

La cliente prima di acquistare il corso (acquisto effettuato a febbraio 2011) mi telefona per chiedere maggiori informazioni.

Non entro nel merito della telefonata perché non ha direttamente a che fare con l’oggetto di questo articolo.

Al termine della telefonata uso quello che ironicamente chiamo “il metodo botte di ferro per tracciare le conversioni” che consiste in una semplice domanda: “Puoi raccontarmi brevemente come e quando hai conosciuto Facebookstrategy?”. Tutto qui… difficile? :-)

Mi racconta che a dicembre 2010 navigando su Facebook è stata attratta da un annuncio che promuoveva la pagina fan Facebookstrategy. Ecco le sue parole:

“Negli ultimi mesi è tutto un gran parlare di Social Media Marketing, quasi fosse la promessa del secolo in fatto di promozione e sviluppo business. Non solo, le aziende sono sempre più interessate ad affacciarsi su Facebook, sia per promuovere i propri prodotti, che per diffondere il proprio marchio.

Ma c'è troppa confusione, anche tra gli addetti ai lavori: non si conoscono bene le leve della pubblicità su Facebook. Serve per acquisire clienti? Per fare brand awareness? Quali sono i risultati che ci si può aspettare. E in quali tempi. Per non parlare poi della viralità: dato che Facebook si è diffuso viralmente si pensa che basta il solo fatto di essere su Facebook a diventare automaticamente e immediatamente virali.

Mmm, troppe idee confusionarie attorno a questo Social Marketing... Così, navigo su Internet alla ricerca di un libro o di un evento in aula. Ma non trovo nulla che possa interessarmi. Del resto, devo trovare un sistema per usare Facebook in senso strategico, piuttosto che un formulario tecnico su come aprire una pagina. Alle aziende quest'ultimo passo non basta più, e forse convince sempre meno.

Un giorno sono per caso su Facebook per motivi personali, dove oltre ad interagire con i miei amici, guardo qualche curiosa pagina aziendale, e mi imbatto per caso su un banner su un corso sul Social Marketing, dal titolo accattivante: "Le improvvisazioni lasciale ai ragazzini, se sei un professionista clicca qui" (vado a memoria).”

Dopo essere diventata fan ha scaricato gratis il modulo 1 del corso, che ha letto solo dopo un bel po’ di tempo. Alla fine è tornata sul sito DIRETTAMENTE (senza quindi passare da Facebook o Google) ed ha acquistato.

Questo processo d’acquisto è durato circa 2 mesi.

Se non fossi in possesso delle informazioni fornite dalla diretta interessata, saprei semplicemente di aver ottenuto una conversione da una visita diretta al sito. STOP.

Invece so che questa conversione è un effetto indiretto e non a breve termine di una campagna Facebook ADS! Se hai studiato il modulo 6 del corso sai esattamente a cosa faccio riferimento.

Che insegnamento possiamo trarre da questa storia:

1. Ciò che leggiamo sul nostro programma di analisi non è realtà assoluta ma spesso parziale.

2. L’unico modo per sapere con certezza dove e come siamo stati conosciuti dai clienti è chiedere loro (metodo “botte di ferro”). Lo so che è difficile, e spesso è impossibile, ma è bene almeno tenerlo presente.

Il mio consiglio è di ricordare sempre che gli effetti delle strategie di marketing su Facebook (e non solo) possono essere diversi e potrebbero non ricondurre palesemente ad una determinata iniziativa.

martedì 15 febbraio 2011

Facebook Fan Page ... REVOLUTION - Febbraio 2011

Se hai già studiato il corso, sai bene che, quando si parla di marketing professionale su Facebook, lo strumento principale è la pagina ufficiale (detta pagina fan).

Sai anche che uno degli obiettivi della pagina ufficiale è stabilire una connessione con persone potenzialmente interessate all’argomento trattato dalla pagina, a prescindere si tratti di prodotti, servizi, aziende, attori, politici, hotel, etc.
Per questi motivi, fin dalla nascita di Facebook strategy, abbiamo concentrato gran parte delle nostre energie sulle strategie di gestione della pagina ufficiale, finalizzate a raggiungere gli obiettivi previsti dal nostro piano.

La gestione della pagina ufficiale è condizionata alle modifiche che periodicamente Facebook apporta ad alcune funzioni della piattaforma. Oggi, febbraio 2011, siamo spettatori di quella che potremmo considerare una vera e propria rivoluzione riguardo le funzioni della pagina ufficiale/fan.
Analizziamo di seguito sinteticamente le nuove caratteristiche degne di nota ma prima, se vuoi, aggiorna il layout della tua pagina.


Usa Facebook come “Pagina”…

“Usa Facebook come pagina” è la frase che troviamo cliccando oggi sul nostro account personale (in alto a destra). Se sei amministratore di almeno una pagina ufficiale, potrai scegliere di usare Facebook come pagina invece che come “persona”.
Premesso che, utilizzando Facebook come persona (cioè come hai fatto fino ad oggi) potrai comunque amministrare al 100% la tua pagina, cerchiamo di sintetizzare i benefici dell’utilizzo come “pagina”:


1. Notifiche immediate: riceverai notifiche immediate che ti avvisano dell'interazione dei fan sulla tua pagina (risolto un vecchio problema).
2. Interagire come “pagina” su pagine che non amministri. Per far ciò è necessario esprimere gradimento (cliccare mi piace), mentre stai utilizzando facebook come pagina, per la pagina su cui desideri scrivere ed interagire.
3. Interagire come Pagina… FANTASMA (in report clienti) ... scommetto che non l'avresti pensato :-)
4. Pagine consigliate. Quando sei connesso come pagina puoi visualizzare le “pagine consigliate”. In altre parole Facebook ti segnala alcune delle pagine a cui è iscritto un gran numero di tuoi fan.

Serve a qualcosa? Conoscere alcune tra le pagine a cui sono già iscritti molti dei tuoi fan, potrà esserti utile quando profilerai e testerai il target delle tue inserzioni Facebook ADS.
Ovviamente tra le pagine consigliate devi fare caso a quelle “meno famose”. E’ ovvio che molti dei tuoi fan siano anche fan di Coca Cola o Nutella!


Visualizzazione Post In Bacheca

Fino a qualche giorno fa i contenuti presenti nella bacheca delle pagine erano ordinati cronologicamente in considerazione della data di “prima pubblicazione”. 

Alcuni hanno affermato che il nuovo ordine dei post è lo stesso dei nuovi gruppi. Sbagliato. L’ordine dei contenuti nei nuovi gruppi è cronologico in considerazione della data ed ora dell’ultimo commento. Qualunque sia la data di pubblicazione di un contenuto in un gruppo, basta un nuovo commento per fare salire tutta la discussione nella prima posizione della bacheca.
Nelle nuove pagine fan le cose cambiano ulteriormente. Sembra infatti che Facebook utilizzi un algoritmo simile a quello utilizzato per ordinare i contenuti nelle home page. La differenza tra la home page e la bacheca della pagina fan la fanno ovviamente le “connessioni”. Probabilmente vedrò più in alto nella bacheca quei contenuti che presentano interazioni di fan che sono miei amici. Alle connessioni vanno comunque aggiunti il fattore temporale e la percentuale di interazione

Sto cercando di dirti che:


Tutti i fan visualizzeranno i contenuti della bacheca in ordine differente!

Identità dell’amministratore

Oggi è infatti possibile “scegliere” se i contenuti della pagina fan saranno pubblicati a nostro nome o a nome della pagina fan. Farlo è semplicissimo. Clicca su modifica pagina e poi su “le tue impostazioni” (prima voce in alto).


Ancora sullo Spam… liste di blocco

Al fine di arginare il fenomeno dello spam o degli insulti sulle bacheche molto trafficate, Facebook mette a disposizione degli amministratore delle pagine una funzione che permette di filtrare in automatico i commenti che presentano determinate parole.


Se hai sbagliato categoria…

...finalmente la puo cambiare cliccando su “modifica pagina” e “informazioni di base”.

In Evidenza

Tutte le pagine per cui esprimi gradimento (quando sei connesso come pagina) potrebbero esser visualizzate nella zona "in evidenza" della tua pagina a rotazione (se sono più di 5). Se desideri si visualizzino sempre e solo 5 particolari pagine utilizzerai la voce "in evidenza" del menù amministrazione.

10 errori da evitare promuovendo un sito

Nel precedente articolo abbiamo parlato dei 10 errori da evitare promuovendo un sito, fermandoci ai primi 5. Vediamo oggi le ultime 5 raccomandazioni sulle cose da non fare:
6. Diventare un “social media spammer”

Un social media spammer è colui che segnala tutti i propri articoli a tutti i social media che è stato in grado di reperire sulla Rete.

Lascia che siano i tuoi utenti a decidere se il tuo articolo merita di essere segnalato e votato sui social media. Se vuoi essere sicuro di raggiungere questo obiettivo scrivi contenuti utili ed interessanti, il resto lo faranno i tuoi lettori.
7. Scrivere (solo) per i motori di ricerca

Non ottimizzare le tue pagine solo per ottenere la prima posizione in Google, pensa anche e soprattutto ai tuoi utenti. Trova il giusto equilibrio tra Search Engine Optimization (SEO), qualità e forma del contenuto.

Se scrivi una grande quantità di contenuti, un problema che ti sarai posto sicuramente almeno una volta è quello che io chiamo “il dilemma del sinonimo”: meglio usare in continuazione la stessa parola (ad es. marketing), oppure ricorrere ai suoi sinonimi (es. promozione, pubblicità, advertising ecc.)? Il SEO che è in te, che vuole fortissimamente vedere il tuo sito in prima posizione con la parola “marketing”, ti farà dimenticare all’istante ogni altro sinonimo. Il linguista che è in te ti consiglierà di ricorrere spesso ai sinonimi. La soluzione sta nel mezzo: alterna il termine per il quale ti vuoi posizionare con i suoi sinonimi; in questo modo otterrai un buon posizionamento sui motori e i tuoi lettori potranno arrivare in fondo all’articolo senza farsi venire il mal di testa.
Non dimenticare, infine, che avere un buon posizionamento su Google non significa essere apprezzati. Se punti tutto sul SEO probabilmente otterrai tanti accessi, ma difficilmente riuscirai a creare una community di lettori affezionati.
8. Riempire il sito di social media widgets

La tendenza è ormai dilagante: la maggioranza delle sidebar dei blog è oggi popolata da gadget/widget di ogni genere collegati ai profili sui social network più disparati.

Si tratta di un comportamento da evitare per almeno due ragioni:
  • la prima è puramente tecnica: la maggior parte di questi gadget vengono caricati remotamente recuperando i relativi contenuti da altri siti. Questo fa in modo che tu non possa più controllare con precisione il tempo di caricamento delle pagine che si dilata enormemente al proliferare dei widget;
  • la seconda è più teorica e richiama alla mente quella regola nota con il nome di KISS principle: “Keep it Simple and Stupid” o, secondo alcuni, “Keep it Simple, Stupid”. Fondamentalmente si tratta di un inno alla semplicità. Il punto di forza del tuo sito devono essere i contenuti; evita qualsiasi orpello inutile che avrebbe l’unico effetto di distogliere l’attenzione dai contenuti stessi (sì lo so, forse io ho un po’ esagerato con il minimalismo della grafica.
    Una delle ragioni per cui Google ha schiacciato la concorrenza dei vari Yahoo!, Altavista ecc. è proprio la sua semplicità: nella home non trovi altro che la casella di ricerca.
9. Copiare da altri siti

Questo punto non merita quasi alcun commento. Sforzati di essere originale in tutto: dal design, allo stile, ai contenuti. E’ questo il principio che, ad esempio, mi sconsiglia di riproporre su questo blog le classiche news che puoi trovare su molti altri siti del settore.

10. Usare servizi di sottomissione automatica ai motori di ricerca

Anche su questo punto non ci sono dubbi: i servizi che promettono di segnalare il tuo sito a 100, 1.000 o 10.000 motori di ricerca sono completamente inutili e, se a pagamento, dannosi.

Se costruisci il tuo sito con un minimo di ottica SEO, i motori di ricerca lo indicizzeranno automaticamente, senza che tu debba fare nulla e tantomeno spendere soldi.

domenica 13 febbraio 2011

Pezzali: «A Sanremo il mio inno alla maturità»

«Quando ho tenuto in mano per la prima volta mio figlio in sala parto è stato uno choc: ho capito che l’asse non ero più io ma lui, che dovevo cambiare, togliere dalla mia vita tante cose inutili». Max Pezzali, abbandonati da tempo i cori da stadio degli 883, si presenta sul palco di Sanremo con la voglia di cantare la sua maturità. A 16 anni dalla sua apparizione al Festival, di cui ricorda la «grandissima pressione», con Senza averti qui Pezzali si presenta più rilassato e pronto per una nuova avventura. «Finché un bel giorno la carta d’identità non ha rivelato la verità. 

Mi sono accorto che bisognava decidere, ho superato la metà del mio viaggio e mi devo sbrigare che c’è il mio secondo tempo e non voglio perderlo. Buttare tutto quello che fa male o perlomeno buttare quello che non vale» canta ottimista l’artista 43enne ne Il mio secondo tempo. Un brano solare dai toni country rock, «una presa di coscienza, il modo di affrontare non solo il secondo tempo della vita, ma in generale le seconde opportunità. Questa – spiega Pezzali – è un’epoca di accumulo, di quantità, ci arriva un sacco di roba soprattutto attraverso Internet, ed ad un certo punto ci si trova davanti un muro che ci fa perdere di vista le cose che contano. È necessario allora abbattere questo muro».

Quello anticipato dalla canzone sanremese, sarà quindi il «fil rouge» del suo nuovo album di inediti, Terraferma che uscirà il 16 febbraio. Anche il brano che dà il titolo all’album è ispirato a suo figlio, «con l’augurio di potergli insegnare a navigare nell’oceano tempestoso della vita» spiega, perché «la cosa che conta è dare a sé e ai propri cari la serenità». 

Cosa difficilissima in tempi in cui gli adolescenti sono fragili e persi nell’isolamento della realtà virtuale, come canta inSto bene qui. «Io cerco di rivolgermi agli adolescenti per dare loro più fiducia in se stessi, come in Credi – spiega Pezzali – . Perché la generazione dei loro padri, i quarantenni, è ancora più confusa e fragile di loro». Pezzali picchia duro in A posto domattina sullo sballo dei suoi coetanei che, fra locali, donne rifatte e droghe «vivono come le rockstar di un tempo, protraendo in eterno l’adolescenza. Ma insomma, diamoci una mossa e assumiamoci le nostre responsabilità». Testi significativi e comprensibili, quindi, su accattivanti basi che echeggiano la disco anni 70 e 80, l’elettronica e il rock «perché anche la musica oggi vive un’epoca senza certezze».

Per ora di certe ci sono le prime date del suo tour nei palasport, al via il 30 aprile al Palalottomatica di Roma e il 5 maggio al Forum di Assago a Milano. Pezzali è consapevole di non essere più la star di Hanno ucciso l’Uomo Ragno, e per questo ha aspettato il momento giusto per tornare a Sanremo. «La direzione artistica di Gianni Morandi è una garanzia della comprensione del lavoro che si fa – sostiene –. Si sta assumendo moltissime responsabilità».

Nella serata dei duetti, il venerdì 18, saranno accanto a Pezzali Lillo e Greg, attori e autori teatrali e radiofonici, ma anche musicisti, che gli hanno riarrangiato il brano in gara in versione swing, «stile Dean Martin, Frank Sinatra e Sammy Davis Jr». Un salto negli anni del primo Novecento, Max Pezzali lo farà nella serata dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia per la quale ha scelto Mamma mia dammi cento lire, «me la cantava sempre mio nonno», eseguita in stile Quartetto Cetra con Arisa. «Questa canzone me la cantava sempre mio nonno – spiega Pezzali –. È una canzone del Nord che canta il dolore dei nostri emigranti in Sudamerica. Ecco, proprio noi del Nord dovremmo ricordarci di cosa siamo stati, quando parliamo di immigrazione».

Abodi: il bello di essere persone di Serie B

Attenzione, abbiamo scoper­to che per i corridoi di via Ro­sellini, si aggira uno “special one” è il presidente della Lega di Se­rie B Andrea Abodi. Romano 50enne, un esperto di economia dello sport, prestato al calcio che gioca molto di testa. E in testa ha due mission che finora nella palude del sistema pal­lonaro sembravano impossibili, «un calcio a dimensione umana» e un «patto di rilancio di tutto il movimento nella sua globalità». 

Idee che suonano nuo­ve come il suo volto nel conservatorismo del Palazzo di cuoio... 
«So di essere un piace­vole incidente di per­corso. Non è un miste­ro che la mia elezione abbia sorpre­so molti, anche perché la mia can­didatura è maturata dalla base e di questo vado estremamente fiero».
Che conseguenze ci sono state con la scissione dalla Lega di Serie A?
«Sono arrivato a separazione già consumata, ma è stato un distacco indolore. Dividersi per la Lega di B ha significato voltare pagina, com­prendere le proprie peculiarità: ri­manere sì una categoria assistita dal­la Serie A, ma non più calata in una dimensione di pernicioso assisten­zialismo. Inoltre, finita l’era delle conflittualità e la politica dei picco­li orticelli, ora si lavora sulla coope­razione. Se la massima serie alza il suo profilo e cresce in qualità, non va più valutato solo come un aumento del divario con le altre Leghe, ma co­me la possibilità di arricchire l’inte­ro “Sistema”».
La nuova B quindi ora è più auto­noma anche dal punto di vista fi­nanziario?
«La Serie A, attraverso le scommes­se sportive in grandissima parte di matrice calcistica, contribuisce indi­rettamente a finanziare tutto lo sport italiano. E la massima serie ridistri­buisce all’interno del sistema-calcio anche il 10% dei diritti televisivi, con una mutualità che contribuisce al 65% dei ricavi della Serie B. Un altro dei nostri obiettivi è quello di gene­rare da soli oltre il 50% delle entrate».
Gira che ti rigira siamo sempre a par­lare di bilanci e di conti che devono tornare molto prima dei risultati sportivi.
«Sbagliato. Abbiamo una sensibilità a 360 gradi all’interno del- la Lega di B, dalle infrastrutture ai fi­nanziamenti, dal marketing alla par­te tecnico-sportiva. Non esiste un e­lemento o una singola progettualità al centro della quale non ci sia l’ele­mento per me fondante: la “Perso­na”. L’accezione “persona di serie B” che viene usata come dispregiativo, l’abbia­mo ribaltata nell’ingle­sismo fonico “Be” ovve­ro “essere” che è l’input da cui sta nascendo la Fondazione B Solidale.
La “povera” B, rispetto alla ricchissima Serie A, disporrà di una Fon­dazione che mira alla solidarietà?
«Il calcio per il sociale fa molto, ma a volte disperde le ri­sorse, perciò noi abbiamo scelto di seguire dei progetti mirati, come con la Caritas con la quale abbiamo col­laborato nel 2010 in occasione del­l’Anno della Povertà e proseguiremo anche in questa stagione che segna l’Anno del Volontaria­to. Poi dal campionato 2011-2012 ci concentreremo su cinque progetti in altrettan­te categorie: l’infanzia, la ter­za età, la diversa abilità, la ri­cerca scientifica, l’emargi­nazione sociale. Progetti che seguiremo dall’inizio alla fi­ne. Così come continueremo a perseguire anche in campo le tre progettualità principa­li che abbiamo prefissato».
E quali sarebbero le tre pro­gettualità di base?
«La giovane età dei nostri calciatori, la loro italianità e il radicamento al territorio. Rispetto alla passata stagio­ne abbiamo abbassato l’età media dei calciatori di sei mesi (25 anni e 11 mesi). L’81% delle rose sono com­poste da giocatori italiani (10 convocati nell’Under 21) e questo non è una discrimi­nante, perché nell’italianità rientrano anche quei tanti ragazzi di origini extraco­munitaria che sono nati e cresciuti nel nostro Paese. Il rapporto diretto tra una so­cietà calcistica e il suo terri­torio è molto importante per creare una dimensione al- largata dello stadio».
Sì, però intanto anche in B si vedo­no delle tribune che sembrano il de­serto dei Tartari.
«Questo dipende da un processo di “televisionizzazione”, ma anche da una problematica che io definirei di atmosfere poco at­traenti e rassicuranti dovute a stadi che per l’80% sono stati co­struiti negli anni ’40 del secolo scorso, molti dei quali, pur mantenen­do un certo fascino sto­rico, sono inadeguati e andrebbero ristruttu­rati o ricostruiti. Nono­stante tutto, la media delle presenze (5.136 spettatori) è in linea con la passata stagione. E dalla Tv arriva un più 44% di ascolti e una crescita abbonati Sky e Dahlia molto significativa, a di­mostrazione di un interesse sempre maggiore per il nostro campionato».
Ma non si era detto “troppe partite in tv” e che l’obiettivo era riportare i bambini e le famiglie allo stadio?
«Noi stiamo elaborando un proget­to che abbiamo denominato “100mila ragazzi allo stadio”, con lo stadio che entra nella scuola e vice­versa. Per noi lo stadio del futuro non sarà più solo un impianto, ma un luogo dove con­frontarsi e formarsi su questioni ambientali (produzione e consu­mo di energie rinno­vabili e smaltimento differenziato dei rifiu­ti), sulle eccellenze a­groalimentari del ter­ritorio che il club cal­cistico rappresenta degnamente. Il calcio è una risorsa culturale ed è an­che per questo che stiamo partendo con una convenzione con i Beni Cul­turali perché possano accedere ai musei di tutt’Italia gli abbonati e chi è in possesso della “tessera del tifo­so” delle squadre di Serie B».
Ma in B sta funzionando la “tessera del tifoso”?
«Va migliorata, perché da strumento di mero controllo, si arricchisca di contenuti positivi che la rendano at­traente a tutti gli effetti. È quello che noi stiamo facendo, con lo svilup­po del nuovo modello di marketing associativo che va in questa dire­zione. L’auspicio è che tutte queste iniziative contribuiscano anche alla costruzione di una vera cultura sportiva».
Termine che rimbalza spesso,“cultura sporti­va”, ma di cui nessuno sa mai dare una spiegazione convincente.
«La cultura sportiva potrebbe esse­re sintetizzata in una singola parola: “rispetto”. Rispetto per gli avversari, per se stessi, per le regole e per chi è chiamato a farle rispettare prima di tutto. Spesso, tra i giocatori, i tecni­ci e i dirigenti si riscontra un deficit di conoscenza perfino delle regole del gioco. Perciò abbiamo deciso con l’Associazione Italiana Arbitri e la Can B di intensificare gli incontri con le società per sanare questi vuoti cul­turali con un’opera capillare di infor­mazione ».
La prossima settimana si discuterà di riforma dei Cam­pionati. Si va verso un nuovo assetto?
«Mi auguro di sì, con la riduzione della B a 20 squadre (stop ai ripe­scaggi e vecchia Serie C a 60 squadre). Il no­stro torneo non avrà più turni infrasettima­nali e continuerà a di­sputarsi al sabato. Il sa­bato del villaggio or­mai è quello della B e tornare alla do­menica vorrebbe dire scomparire. Mentre noi puntiamo ad “essere”. Es­sere sempre più visibili e crescere in­sieme ai grandi e ai più piccoli del nostro calcio».

venerdì 11 febbraio 2011

Link building for effective search engine optimization

When you begin the task of acquiring quality and relevant backlinks to your website there are many factors that can increase or decrease your search engine rankings. This article outlines the difference between good and bad backlinks.
A quality backlink pointing to your site should be in the same category and relevant in content to your website. The page where your link is located should be indexed by Google and the page should also have a Google page rank. The webpage where your link is located should also contain no more than 30 other out-going links to other websites. Link pages with more than 30 out-going links are less relevant to the search engines. Having your link posted on this type of webpage can affect your search engine rankings in a negative way. Other excellent techniques of acquiring backlinks are directory submissions, posting articles, blogs and forums. 

For directory submissions select the proper directory category and take a look at how many other websites are contained in the category where your link would be posted, if you can manage to get on the first or second page of the listings, this is a quality backlink. Also look at the Google page rank of the landing page for your link. If the page has a Google page rank this is also a quality backlink.

Stay within your category, relevant content is very important to the search engines. Write an article preferably relevant in content to your website and submit the article to high quality article directories. Blogs are an excellent way to get quality one-way backlinks, Blog sites also receive tons of traffic, which in turn give your site more exposure. Posting your link on forum pages is also an efficient method of aquiring backlinks instantly.

Backlinks to avoid would be a zero page ranked webpage, especially if the home page has a zero page rank. Links posted within framed webpages which will also steal your traffic. Especially avoid link farms, webpages which contain more than 100 unrelated outgoing links, This type of link page is frowned upon by many major search engines. Avoid Webpages with mirror sites containing the exact same content with a different URL, also pages that utilize redirects and URL cloaking. Never post your link on a webpage that contains a "no follow" or "no index" robots meta tag within the source code. Dynamic websites with question marks in the URL should be avoided because they are not always indexed by the search engines.

Avoid posting your link on a page that opens very slow or contains mostly ads and flash banners. Try not to aquire or purchase great numbers of backlinks in a short period of time, backlinks should be accumulated gradually. Also avoid webpages and directories that list their results in alphabetical order, as their database increases your link could be moved to a less relevant page with less pagerank. Quality backlinks are one of the most important factors involved in the process of acheiving high search engine ranking.

Article written by the CEO of www.submit-site.org
Article Source: http://www.ArticleGeek.com - Free Website Content

OpenSanremo: quest’anno gli utenti Facebook voteranno le canzoni del festival

Il popolo della rete voterà il Festival di Sanremo via Internet e i dati saranno pubblici in forma anonima. Diciotto milioni di italiani potranno rifiutare il costoso e opaco televoto ed esprimersi con OpenSanremo.it

Durante il Festival di Sanremo gli utenti Facebook potranno usare cellulari smartphone, tablet e computer per esprimere il loro parere, positivo o negativo, su ciascuna esibizione e i dati saranno resi pubblici in forma anonima e gratuita. Sarà una votazione parallela, indipendente dall’ufficiale televoto, condotta in modo aperto sul sito Opensanremo.it e sul portale Tiscali.it, media&community partner dell’iniziativa.



“È un esperimento collettivo per costruire un quadro d’insieme dei gusti e delle opinioni sulla musica del festival” dicono Giulio De Luise e Pancrazio Auteri, fondatori di Busk.fm e promotori di OpenSanremo. “Mostreremo cosa può fare la tecnologia dei social network per raccogliere i voti e diffondere l’iniziativa e ci divertiremo a confrontare i risultati in modo pubblico e trasparente”.

Ciascuna sessione di voto partirà a inizio serata e permetterà di votare anche per tutta la giornata successiva fino alle 18.00. “I video delle esibizioni sono guardatissimi durante i giorni del festival, su YouTube o sull’ottimo portale Rai.tv” spiega De Luise “e quindi è molto importante che chi guarda il festival on-demand possa votare anche il giorno dopo”.

Secondo i dati forniti da Facebook Ads ed elaborati dall’Osservatorio Facebook, in Italia ci sono 18 milioni di iscritti; 12 milioni sono gli utenti che lo usano almeno una volta al giorno e 4 milioni lo usano mediante un dispositivo mobile. Da quest’anno sono quindi valori comparabili con l’audience televisiva del festival che si aggira attorno ai 12-14 milioni di spettatori.

OpenSanremo è anche tecnologia allo stato dell’arte: sfrutta le API OpenGraph di Facebook, una sorta di “ganci” che permettono ai programmatori di creare siti web innestati nel reticolo di amicizie e contenuti degli utenti. Oltre a rispettare le regole di privacy configurate in ciascun profilo Facebook, OpenSanremo rende anonimi i dati rimuovendo tutti i nomi degli utenti e aggregando le informazioni in base ai criteri interessanti per le più comuni analisi demografiche.

OpenSanremo è una iniziativa di Busk.fm, startup italo-britannica fondata da De Luise e Auteri per promuovere la scoperta di nuova musica pubblicata dagli artisti con una gestione innovativa del diritto d’autore. Gli artisti permettono agli utenti l’uso personale e la condivisione dei loro brani mediante licenze Creative Commons, Busk.fm favorisce la viralità della musica nei social network per aumentarne la diffusione e accrescere la popolarità degli artisti.

Per iscriversi basta andare sul sito http://opensanremo.it

Parametri per effettuare una campagna Adwords ottimizzata

Google Adwords come sappiamo ormai è un modo per farsi pubblicita' molto potente. E' importante conoscere i parametri che bisogna analizzare prima di accettare il preventivo di una web agency, perchè a parita' di costi sono i fattori seo che incidono sulla campagna.

Il preventivo comprende l’ ottimizzazione di tutti i elementi che servono a ottenere un buon ritorno dal investimento in Keyword Advertising.

Sostanzialmente devi porti 2 obiettivi:

- Ottimizzare l'investimento pubblicitario in adwords utilizzando le migliori tecniche e strategie seo adwords.

- Realizzare un sito o singole landing page che siano in grado di indurre i visitatori (procurati tramite adwords) a compiere l'azione che desideri (acquisto, iscrizione newsletter, sondaggio...).
evitare di sprecare denaro in una campagna di Keyword Advertising mal impostata e gestita

•realizzazione di un'attenta analisi ed individua le keyword strettamente attinenti e correlate ai prodotti trattati. La scelta di keyword NON strettamente correlate o troppo generiche può pregiudicare l'efficacia della campagna.

•Individuazione delle keyword che meglio identificano i propri prodotti/servizi (sempre in dipendenza della attività seo della concorrenza) e suddivisione in gruppi tematici. Questa operazione si rende necessaria al fine di presentare al navigatore la pagina che meglio rappresenta la sua ricerca (e quindi il suo interesse) ed anche al fine di ottimizzare gli annunci in base alle specifiche ricerche.
Realizzazione o individuazione landing page. Realizza una singola pagina (detta "landing page") che si colleghi direttamente ai singoli gruppi di keyword ed annunci. Queste pagine saranno visibili solo ai visitatori che cliccano sugli annunci adwords e conterranno informazioni sui prodotti correlati ai relativi gruppi. In alternativa individua le pagine web del sito preesistente da collegare direttamente ai singoli gruppi di annunci corrispondenti.

•Tracking delle conversioni. All'interno delle singole pagine di atterraggio (landing page) sarà inserito uno speciale codice al fine di monitorare l'esatta provenienza di chi compila il form ed effettua quindi una richiesta. In questo modo saremmo in grado di monitorare precisamente quali keyword e quali annunci risultano maggiormente performanti ed aggiustare "il tiro" in corso d'opera. Conosceremmo in altre parole cosa cercano i potenziali clienti e si potrà quindi orientare gran parte degli investimenti su ciò che risulta maggiormente efficace migliorando quindi il ROI.
•Definizione del budget. In base alla lista di keyword scelte e per mezzo di appositi tool è possibile effettuare una stima mensile del budget consigliato da Google da impiegare nelle campagne. Un budget troppo basso potrebbe produrre scarsi ritorni. Un budget troppo alto potrebbe non esser interamente utilizzato a causa ad esempio di bassi volumi di ricerche effettuate in un determinato settore, per l’ italia 1000€ possono andare bene per studiare come impostare le campagne.

•Gli annunci iniziano ad essere pubblicati all’ inizio della campagna e finiscono con l’esaurimento del budget

Solo in presenza di tutti gli elementi essenziali (keyword, annunci, landing page, budget...) sarà possibile attivare una campagna adwords che funzioni davvero.

Analisi e report. In corso d'opera analizzerai le performance delle singole keyword, annunci e pagine e prodotti report mensili. La nostra web agency garantisce da contratto la ottimizzazione di tutti i elementi descritti sopra e la efficienza della campagna.

giovedì 10 febbraio 2011

10 Expert Link Building Tips and Trends for 2011

Link building is an extremely important part of SEO. The more websites you have linking into your site, the more credible your site appears to the search engines. Credible websites get awarded with higher search engine page result rankings which will allow more potential customers to see your Website, therefore increasing sales. 

There are many ways to boost your link popularity. Here are some tips and trends from Search Engine Land to help you with link building this year.

• In 2011, Bing and Blekko will become great places to build links. Last year, many link builders relied heavily on Google and Google's search listings. However, although Google isn't going away, other search engines will step out of the shadows and bring great link building opportunities to marketers.

• Start to concentrate on creating well-rounded link popularity. Make sure your links are coming from a variety of places such as social media networks, link directories, blogs, older sites, newer sites, articles, social bookmarking sites and more. Generating links from many different platforms will allow you to create a larger list. It also makes your site look more credible to search engines than if all your links were coming from just link directories or just social media networks alone.
• Link builders should begin to focus more on how to secure links rather than just ways to generate lists of link building sites and opportunities. Without the right link building technique, a list isn't worth much in the long run anyway.

• The rise of apps is beginning to take people away from actual Websites. In order to combat this, it's important to develop a loyal following to use for link building as well as product announcements. Try to gain opt-ín email addresses and split your Internet marketing campaign into two parts, one to focus on link building and one to focus on driving traffic to your site, email marketing and social media. Building your following leaves you with a back-up plan if apps do end up totally driving people away from Websites, because you'll be able to get links from your fans/followers.

• In 2011, expect to see smaller brands ranking better based on customer service reviews and social media interaction. In previous years, big brands have had the most power when it comes to marketing online. However, smaller brands tend to provide better customer service and now social media and customer review sites have allowed that quality to shine.

• Start using social media networks Facebook, LinkedIn and Twitter for link building. Here's how:
Facebook: Post links to your Website on your wall, in discussion and on other people's walls (when appropriate, don't spam). Also search for Groups that are associated with your keywords. Join these groups and start to respond to discussions. Make sure to leave a link to your site at the end of each response. You can also use Facebook ads to purchase links and target them by region, gender, keywords and more.

LinkedIn: Not only can you post links to your "wall" but also participate in LinkedIn Answers using keywords. By answering multiple questions posted by other members each week, you'll establish credibility and attract links and sales leads. You can also leave the link to your Website as a reference which will help with your link building efforts. When you're done answering a question you can also ask the person who asked it for a link back to your site.
Twitter: Make sure to use keywords in every tweet and include a short link back to a relevant page on your Website. Since tweets are now being indexed in Google this will greatly help your link building efforts and drive additional traffic to your website.

• Look for fresh sources and sites when it comes to traditional link directories. Ask your social media followers if they would like to host articles or blogs you've written on their sites. You'll be surprised how many respond which will get you a few valuable links.

• Participate on forums and review sites. Leave your link with your signature.

• Try to gain .gov and .edu links. These credible sources will have a positive impact on your search engine rankings and are also relatively easy to gain if your site is relevant to the subject of the organization.

• Remember that quality over quantity is important when it comes to link building. Do not conduct any link exchanges with websites that are irrelevant to your industry or topic. Google and other search engines frown upon this. This year, concentrate on building quality links that will last and on gaining loyal followers/fans/customers who will help drive traffic to your website.