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martedì 6 novembre 2012

Facebook cambia ancora: spariscono le due colonne

Pronto un nuovo ritocco dei profili. Si tornerebbe alle origini con l'aggiornamento cronologico sulla sinistra!Stavamo giusto iniziando a farci l'occhio, e Facebook cambia ancora. A un anno dall'introduzione della Timeline, o diario che dir si voglia, il social network da un miliardo di utenti si sta preparando a ritoccare per l'ennesima volta i profili. L'attuale layout vede gli aggiornamenti avvicendarsi su due colonne ed è stato digerito dagli iscritti non senza qualche difficoltà: in Rete fioccano tutt'ora i tutorial per disattivare la funzione e la community stessa ospita pagine che inneggiano a un ritorno alle origini.

UNICA COLONNA - L'appello potrebbe non rimanere inascoltato. Secondo un'indiscrezione del portale Inside Facebook, Mark Zuckerberg sta testando su un numero limitato di profili la pubblicazione degli avvicendamenti su unica colonna, quella di sinistra. Aggiornamenti di stato, pubblicazione di foto e video e commenti degli amici torneranno quindi uno sopra l'altro in ordine cronologico. La parte destra dello schermo continuerà a ospitare i riquadri relativi ad attività recenti, applicazioni utilizzate ed elenco degli amici, ma sarà ridotta in larghezza - poco più di un terzo della pagina - e non proseguirà in lunghezza. Spostandosi con il cursore nella parte bassa ci si imbatterà quindi esclusivamente nei vecchi aggiornamenti e scambi. Sopravvive, in alto a destra, il menù per organizzare la ricerca dei contenuti per anno o mese. Se dovesse essere confermato, il cambio di rotta sarebbe coerente con la propensione sempre più pronunciata di Menlo Park per il mobile. Organizzando la pagina in modo (più) pulito e razionale si può tracciare una linea comune fra la visualizzazione su pc e mediante smartphone, guadagnandone in intuitività e coccolando su ambedue le piattaforme gli investitori pubblicitari.

I CONTI - Gli ultimi conti, terzo trimestre dell'anno in corso, hanno testimoniato un aumento del 61% degli utenti mobili rispetto allo stesso periodo del 2011 e un contributo del 14% da parte dei click su cellulari intelligenti e tablet alla causa del fatturato pubblicitario. Ad aggiornare il proprio profilo e a sbirciare le pagine degli amici in mobilità sono 604 milioni di internauti, più della metà del totale degli iscritti: un presente importante e, guardando avanti, un futuro prepotente. Del quale bisogna tenere conto anche a livello grafico.

domenica 23 settembre 2012

App iOS

Apple brevetta un sistema per creare Applicazioni iOS senza bisogno di codice.
  
Una delle cose più che scoraggia coloro che hanno delle idee per creare Applicazioni iOS di successo, e' la necessita' di conoscere il linguaggio di programmazione, un minimo di base per l'argomento codice/sviluppo/applicazioni per poter dare una forma funzionale a ciò che si ha in mente, oppure doversi rivolgere a degli sviluppatori professionisti, che pero' si fanno pagare somme inavvicinabili, in molti casi. 

La Apple ha ora brevettato un Applicativo in grado di darci gli strumenti giusti per creare le nostre App senza bisogno di conoscere il linguaggio di programmazione, un po' come fu per il web il software iWeb e gli altri editor WYSIWYG (what you see is what you get) che hanno consentito a chiunque di costruire siti web belli e funzionali senza conoscere una riga di codice HTML. 

O ancora, una sorta di "iBooks Author" per le Applicazioni iOS. Se il sistema venisse realmente messo a disposizione degli utenti (non tutti i brevetti Apple vedono la luce del sole come prodotti al pubblico) sicuramente farebbe adirare non pochi sviluppatori di professione, che si vedrebbero probabilmente costretti ad abbassare i prezzi delle proprie prestazioni, di fronte alla concorrenza di chi usa il sistema Apple. 

Ma farà anche aumentare la produzione, la vendita e conseguentemente il mercato delle applicazioni iOS e do conseguenza il potere dell'AppStore.

iOS 6 e le novità

Il famoso sito statunitense riporta alcune novità che dovrebbero caratterizzare il nuovo iOS 6 come: le API per interfacciare le applicazioni sviluppate da terzi con l’assistente vocale Siri Siri disponibile anche per iPad: il sistema di mappe ridisegnato dagli ingegneri di Cupertino in 3D. 

Forse vedremo tutte queste novità, e magari delle altre, WWDC 2012, tra poco meno di un mese. Apple sta lavorando per integrare un nuovo sistema di mappe in iOS 6, firmware chiamato da Apple con il nome in codice “Sundace”. 

Queste le parole di MG. Siegler TechCrunch riguardo al nuovo sistema operativo mobile made in Cupertino. Il blogger si sofferma anche sulla possibilità di vedere Siri sul nuovo iPad, al quale Apple sta ancora lavorando sull’interfaccia utente e sul nuovo iTunes 11.

Anche quest’ultimo presenterà grandi cambiamenti e saranno aggiunte nuove funzioni molto simili al suo concorrente Spotify.

martedì 4 settembre 2012

App Nativa o Web App

Questa è la domanda che molte persone che si affacciano per la prima volta nel mondo mobile dovrebbero porsi. Se avete in progetto di voler realizzare una applicazione mobile, è bene che prima abbiate bene in mente la differenza tra le due tipologie.

Web App: E’ una pagina web, accessibile da qualsiasi smartphone che supporta un web browser ed è connesso a Internet. Scritta in HTML5, JavaScript e CSS ha le sue facce negative e positive.
 I pro:
 • Costa poco svilupparla perche’ non richiede grosse competenze tecniche. Un webmaster è in grado di svilupparla facendo attenzione a scrivere i fogli di stile (CSS) senza dimensioni fisse (no width e height in px), quindi utilizzando solo dimensioni in percentuali. Inoltre vi sono dei plugin come jQuery Mobile che semplificano di molto il lavoro per coloro che non sono tanto esperti di JavaScript per la gestione degli eventi.
Un evento è per esempio lo scroll, il touch su un elemento o lo swipe.
• Veloce da sviluppare: non richiedendo grosse competenze tecniche sia il tempo di sviluppo che di testing è dimezzato rispetto alla creazione di una applicazione nativa.
• Facile da aggiornare: essendo una pagina web è sempre disponibile online e con un semplice refresh della pagina dal browser del telefonino è possibile visualizzare aggiornamenti grafici, strutturali e testuali.
• Accessibile ovunque: basta avere qualsiasi dispositivo connesso a internet e la webapp è possibile visualizzarla su qualsiasi device. Che sia uno smartphone, un tablet o un minipc non importa, perchè grazie al foglio di stile scritto in percentuale (e non in dimensioni fisse), la GUI si adatta automaticamente alle dimensioni schermo facendola sembrare una vera e propria applicazione. Con dei meta tag speciali è possibile anche far scomparire la barra di stato, disabilitare il ridimensionamento automatico, lo zoom dell’utente e impostare l’icona dell’applicazione in caso l’utente decide di fare il bookmarking del sito. Tale icona sarà visualizzata nel menu delle applicazioni, proprio come una vera app.
• Streaming media: rispetto a un’app nativa lo streaming dei contenuti multimediali è gestito meglio rendendo il tutto molto piu’ fluido e veloce.
• GPS, fotocamera e audio recorder grazie ad html5 sono sensori che possono essere utilizzati senza dover per forza far uso di applicazioni native. I contro:
 • Non è possibile inviare a tutti coloro hanno installato l’applicazione le notifiche push. Tuttavia ci sono delle via alternative che si possono prendere per simulare una cosa simile alle notifiche push: far refreshare la webapp ogni tot ore in automatico e inserire all’interno dei semplici alert (popup) con il messaggio da visualizzare.
• Niente stores. Se volevate conquistare la vetta di Apple Store, scordatevelo. Anche se vi sono degli stores dedicati appositamente alle webapp (ci sono per Chrome, Apple e molti altri) non è assolutamente la stessa cosa, per ora. Unica eccezione la fanno i sistemi operativi con Android: molti riesco a pubblicare sul Market Android la loro webapp perchè usano il codice nativo per fare un “iframe” (termine tecnico: WebView) della pagina web e non essendoci controlli manuali di nessun genere da parte di Google, l’applicazione sarà approvata e distribuita.
• Funziona solo online: se il telefono non è connesso a Internet i vostri utenti non potranno accedervi. In verità se lo sviluppatore ha adottato un sistema particolare di local caching si puo’ fare in modo che il telefono sia connesso a internet solo la prima volta che viene aperta la webapp. Le successive volte che si prova ad accedere alla webapp senza connessione alla rete viene utilizzata la cache per visualizzare i vostro contenuti. Quando utilizzarla:
• Necessità di essere compatibili con tanti dispositivi: mobile e non.
• Divulgazione di informazioni di consumo.
• Convertire un sito web in un sito ottimizzato per dispositivi mobile. App Nativa: Le applicazioni native sono sviluppate in linguaggio macchina e devono essere scritte e compilate appositamente per ogni tipo di sistema operativo supportarto dal device. Per esempio le applicazioni per iOS (iPhone/iPad/iPod) sono scritte in Object-C, quelle per Android sono sviluppate in Java mentre quelle per Windows Mobile 7 sono sviluppate ambiente .NET. Anche le applicazioni native hanno i loro pro e contro.
 I pro:
 • Possibilità di inviare delle notifiche push geolocalizzate. Le notifiche push sono dei messaggi che si possono inviare a tutti coloro che hanno installato la vostra applicazione. Simili a degli SMS sono molti utili per fare marketing sul mobile.
• Accesso a tutti i sensori hardware installati sul dispositivo: NFC, accellerometro, GPS, fotocamera, magnetometro, sensore di prossimità, di luminosità di posizionamento e altri.
• Pubblicazione gli stores: è una delle voci piu’ importanti perche’ tali applicazioni consentono di essere reperibili nei negozi virtuali di Apple, Google, Blackberry e Microsoft.
• Modalità offline: le applicazioni native devono essere scaricate e installate su ogni dispositivo mobile. Una volta compiuta questa semplice operazione sarà possibile utilizzarla sia online che in modalità offline. Le applicazioni per l’Apple Store seguono una procedura un po’ complessa per la compilazione dell’applicazione prima di poter essere installata perchè necessita la creazione di diversi certificati (sviluppatore e id applicazione); se ti interessa approfondire il processo vedi qui.
• GUI piu’ reattiva perchè vengono effettuate chiamate dirette di sistema e il codice non è interpretato come nelle webapp da un browser ma è scritto direttamente in codice macchina.
I contro:
 • Costosa: sviluppare una applicazione nativa base, pur quanto semplice possa essere tra sviluppo e beta testing vi sono almeno 30 giorni di lavoro, quindi il costo di un applicazione custom nativa non è meno di 5.000 euro per sistema operativo.
• Poco flessibile: se necessiti di aggiornamenti rapidi della GUI o comunque variazioni importanti di usabilità dell’applicazione vi sono tempi di sviluppo e di approvazione negli stores troppo lunghi.
• Tempi di aggiornamento possono variare a seconda dello stores: per Android l’aggiornamento è quasi istantaneo, per Apple invece puo variare da 10 a 20 giorni. Ci sono stati casi di applicazioni anche molto famosi che sono state approvate dopo un anno o addirittura non sono state approvate per via dei contenuti che erano contro le policy di Apple: l’esempio piu’ eclatante e’ stato quello di South Park.
• Le native apps, essendo native per definizione, funzionano solo per specifici dispositivi per cui sono state scritte e compilate. Di conseguenza un’app compilata per iPhone non funzionerà su un telefono che supporta come sistema operativo Android e viceversa. Quando utilizzarla? 
• Se vuoi far comparire il tuo brand sugli stores e utilizzare i pagamenti in-app.
• Realizzazioni di giochi.
• Esigenza di accedere a particolari sensori hardware messi a disposizione dal dispositivo e non utilizzabili via HTML5.
• In generale, di tutte le cose che non si possono fare con pagine web. Il futuro? La differenza tra le due tipologie di applicazioni si sta sempre più assottigliando grazie al continuo sviluppo dei markup HTML5 per l’ottimizzazione sugli smartphone. Il futuro ci dirà quale delle due prenderà il sopravvento, per ora noi di Apps Builder abbiamo abbiamo deciso di puntare su entrambe le tipologie fornendo ai nostri utenti sia applicazioni native per iPhone, iPad e Android sia la webapp accessibile via QR code, in modo totalmente gratuito. 

Fonte: Daniele Pelleri, Founder & CEO di Apps Builder, per il TagliaBlog.

lunedì 23 luglio 2012

Crittografia per tutela privacy su Internet

Forbes consiglia una serie di strumenti:
1. Email Privacy – Per invio di email sicure Pretty Good Privacy (PGP) è un programma che permette di usare autenticazione e privacy crittografica. Il più usato al mondo. Una versione web based compatibile con il sistema PGP è Hushmail. Queste 2 applicazioni se usate correttamente offrono comunicazioni sicure.
2. File Privacy – Per proteggere i files il programma per eccellenza è TrueCrypt, si possono proteggere cartelle complete ed anche intere unità, offre sincronizzazione con Dropbox. BoxCryptor è un altro strumento che facilita la crittografia dei files salvati nella “cloud”, inoltre è compatibile con Android e iOS. Se questi strumenti applicano la crittografia a livello locale, per una protezione a livello online che offrono backup e sincronizzazione ci sono SpiderOak e Wuala.
3. Privacy su comunicazione voce – Le intercettazioni via voce sono sempre più diffuse, dal creatore di PGP di sopra, Zfone è un programma di telefonia VoIP sicuro, utilizza un protocollo chiamato ZRTP che permette di effettuare telefonate sicure su internet. Altro sistema con protocollo ZRTP è Jitsi che offre sicure video chiamate, così come sicure conferenze, chat e condivisione desktop. A causa di problemi di sicurezza e di intercettazioni legittime si consiglia di utilizzare questa applicazione al posto di Skype. Per dispositivi mobili sempre con ZRTP, RedPhone permette comunicazioni crittografate su Android.
4. Chat Privacy – Per sessioni chat o di messaggistica istantanea abbiamo Cryptocat che non è soggetto a sorveglianza commerciale o di governo. Altro simile esistente da molto èOff-the-record Messaging (OTR) che offre chiavi private per comunicazione autentiche e segrete. E’ anche disponibile come plugin Pidgin.
5. Traffic Privacy – Importante è la tutela della privacy su informazioni geografiche. Con le reti VPN possiamo navigare anonimamente e mascherando gli indirizzi IP. Una lunga lista di VPN si può trovare all’indirizzo http://en.cship.org/wiki/VPN. Ci sono sia gratuite che a pagamento. Infine si ricorda il progetto TOR più volte segnalato per navigare sicuri via internet.

Fonte: Tracce Web

venerdì 13 luglio 2012

YouTube lancia in Francia 13 canali tematici!

Ad ottobre prossimo YouTube lancerà 13 canali televisivi gratuiti, come già successo negli Stati Uniti.
Il sito di video-sharing di proprietà di Google ha selezionato alcune agenzie per la creazione dei contenuti da proporre nel Web, attraverso un bando rivolto non solo alle classiche case di produzione, ma anche asiti webe adagenzie pubblicitarie

Fra i vincitori della gara, figurano giganti del settore, come Endemol, e una società francese di nuova generazione come la Troisième Œil. I canali francesi prensenti su YouTube saranno estremamente tematizzati, e spazieranno fra salute, cultura, cucina, intrattenimento per le famiglie.

YouTube ha preso questa iniziativa per proporre agli inserzionisti un tipo di pubblicità che sia sempre più segmentato e orientato verso il consumatore.

I produttori partner riceveranno un compenso medio di 500.000 euro, che potrà raggiungere anche il milione di euro e 20 ore di contenuti inediti all’anno.
Tuttavia si tratta di compensi estremamente ridotti perché adeguati al mondo di internet, basti pensare che il budget annuale corrisponde al costo che ha un prime time sulla rete tv più seguita in Francia.
L’esperimento statunitense, lanciato a novembre 2011, ha visto affidare alla star Madonna il canale tematico dedicato alla musica e ad oggi conta già 250 milioni di visualizzazioni.

Un’emittente televisiva classica non avrebbe superato i 10 milioni di telespettatori. YouTube ha intenzione di investire in progetti simili anche in altri paesi europei, come l’Inghilterra e la Germania.
Probabilmente la stessa formula approderà anche in Italia.

Credete che questo modo innovativo di intendere la televisione possa influire sulle classiche emittenti?
Si arriverà alla fruizione completa dei contenuti tematici tramite Web? 

Fonte: Le Figaro

Want: un nuovo tasto in arrivo per Facebook?


Una nuova indiscrezione emerge dal mondo di Facebook. A rivelarla è stato Tom Waddington, sviluppatore del sito “Cut Out + Keep“. Tom avrebbe scoperto all’interno della lista Social Plugin, oltre ai tasti ormai familiari “Like” e “Subscribe“, il bottone “Want“. Pulsante dopo poco misteriosamente scomparso dalla lista Plugin.

Questa nuova funzione avrebbe il compito di mostrare agli utenti del social, quali sono gli articoli che desideriamo acquistare. Il programmatore ha anche osservato che il tasto in questione potrà essere utilizzato esclusivamente sui progetti Open Graph contrassegnati dal tag “prodotti“.

Nuove propettive di comunicazione quindi, che potrebbero consentire ai varibrand una migliore conoscenza del mercato, oltre che una maggiore esposizione dei loro articoli all’interno del mondo dei social.

Tom Waddington ha aggiunto, inoltre, che se Facebook desse la possibilità di mostrare sulle sue brand page le specifiche di un prodotto, come ad esempio il codice numerico ISBN che identifica in modo univoco l’edizione di un libro, o anche il prezzo del prodotto, questa nuova funzionalità potrebbe avere un impatto non indifferente nel mondo dell’e-commerce. Il tasto Like viene già riconosciuto dai brand come sinonimo di apprezzamento verso un determinato articolo, ma il tasto Want espliciterebbe il desiderio dell’utente di acquistarlo effettivamente.

Facebook al momento preferisce non sbottonarsi sui rumors che circolano sul web, e liquida la cosa con un diplomatico “testiamo continuamente nuove featuresper la piattaforma social“.Credete che possa essere utile esprimere la volontà di comperare un prodotto all’interno dei social network? Diteci cosa ne pensate nei commenti!

Come fare E-commerce su Facebook

Janice Diner , socio fondatore della Horizon Studios, società di consulenza social media week Meshwest conferencethis a Vancouver, BC, ha individuato 7 modi per fare e-commerce su facebook che compongono l’” F-Commerce“.

Vendere all’interno di Facebook.com

F-stores

La prima transazione all’interno di Facebook è avvenuta nel 2009.
Da allora molte azienda hanno creato il proprio e-commerce , o semplicemente inserito le schede dei propri prodotti su Facebook sia per indirizzare il navigatore sul proprio sito per concludere la transazione oppure (cosa consigliata) concludere l’acquisto direttamente all’interno di Facebook.

Come si crea un e-commerce su Facebook?
Per creare un e-commerce su Facebook per prima cosa devi creare una pagina FAN.Dopo di chè puoi installare una delle tante applicazioni ,che installate sulla tua pagina, ti permettono di vendere attraverso Facebook. Ecco alcune delle applicazioni più usate:
  • eBay Auctions, per inserire all’interno della tua bacheca gli annunci che hai pubblicato su eBay
  • Flame Tunes, per vendere la tua musica su Facebook (in realtà non so quanto sia usata quest’applicazione Facebook)
  • Marketplace, una vetrina per i tuoi prodotti
Se invece vuoi creare un vero negozio all’interno della tua pagina fan, ti consiglio queste applicazioni:

Facebook ADS

All”interno di Facebook è possibile effettuare vere e proprie campagne pubblicitarie della tua attività attraverso Facebook Ads e gli annunci  sponsorizzati. 
I messaggi appaiono nella barra laterale e nella pagina delle notizie.

Facebook Credits

Facebook Credits è una moneta virtuale convertibile in beni digitali (come giochi, film e applicazioni a pagamento) e “beni virtuali” all’interno di giochi (vite extra, incremento delle abilità, etc.).
Facebook Credits 
può essere utilizzato anche per micropagamenti all’interno di applicazioni mobile.

Per comprendere l’entità della cosa basta considerare che la società 
Zynga vende 38.000 beni virtuali ogni secondo. Nel 2010, le entrate  dalla vendita di beni virtuali di Zynga hanno superato i 575 milioni di dollari.
In proiezioni l’intera industria di Beni Virtuali prevede vendite complessive solo quest’anno di 1,2 miliardi di dollari.
I crediti Facebook possono essere acquistati on line o addirittura alla cassa di alcuni supermercati americani ( attraverso delle gift card) o essere guadagnati attraverso programmi di fidelizzazione.
Attraverso la app per cellulare Shopkick, i clienti possono guadagnare Facebook Credits anche semplicemente memorizzando la loro posizione (come si fa su Foursquare)
I crediti Facebook possono anche essere utilizzati per prendere film a noleggio.
Open Graph di Facebook
Il protocollo Open Graph consente a qualsiasi pagina web di diventare un oggetto di un grafo sociale. Il proprietario di un sito web può aggiungere alcune righe di codice per collegare il proprio sito su Facebook, e così ciò che fa un utente sul tuo sito al di fuori di Facebook fornisce i suoi dati comportamentali a Facebook.” Il tutto è operato principalmete tramite il tasto “Mi piace” presente nelle varie pagine dei siti web. In quanto ogni utente che preme quel tasto nel sito web, aggiorna automaticamente il suo profilo di Facebook. Oltre al tasto “Mi Piace” esistono altri plugin che aiutano Facebook a creare il suo Open Graph.” ( fonte wikipedia)
Come utilizzare questa tecnologia per fare e-commerce su facebook?
Piattaforme Facebook per mobile
Apps che consentono aggiornamenti di stato ”push” che spingono attraverso le  notifiche, richieste,  post sul Diario o sulla pagina delle notizie ad effettuare acquisti su facebook.
Facebook Open Graph Beta
Facebook Open Graph 2.0 permetterà di andare oltre ai semplice tasti ”Mi piace“, “Condividi” e “Consigli” per incorporare una serie di azioni come ”I like” . ”io voglio”, ”Ho comprato” (queste nuove opzioni saranno presto on line). Pensate azioni come “ad Angelo piace questo elemento” potranno diventare ” Angelo ama Iphone 4s”. 
Naturalmente non dimentichiamoci altri stumenti Facebook Graph comeil Facebook Connect e tutte le applicazioni e-commerce mostrate in dettagli in questo post. 
Inoltre lo sapevate che Facebook memorizza attraverso le app mobile i dati relativi alla posizione geografica dove vi trovate nel momento in cui usate le app per modificare le informazioni che state visualizzando?

In tal modo è possibile che visitando una pagina di uno store di Facebook (funzione già utilizzata da Wal-Mart) ti vengano mostrate offerte, prodotti, informazioni e eventi speciali relativi alla zona dalla quale state visualizzando la pagina.
Un altro dato allucinante è ad esempio la funzionalità attraverso la quale con Ticketmaster, è possibile individuare dove i tuoi amici sono seduti in un teatro.

Fonte: Ecommerce su Facebook



giovedì 12 luglio 2012

Il LIKE personalizzato


Ti sei mai chiesto quali sono i passi che un consumatore compie prima di acquistare un tuo prodotto?

Ecco qui il funnel (imbuto) che indica le fasi pre-acquisto dei tuoi clienti. Forse ti starai chiedendo: Cosa hanno in comune un imbuto e un “like”? Leggi questo articolo fino in fondo e lo scoprirai :)

Ecco qui il funnel d’acquisto in formato grafico, di seguito ti illustro passo passo le sue fasi. 

Conoscenza 
In questa fase il consumatore scopre il tuo brand a prescindere dal fatto che desideri o meno acquistare i tuoi prodotti in quel momento. Questa fase può essere caratterizzata da un messaggio pubblicitario, il passaparola o semplicemente scoperta casuale.

Interesse
Questa fase rappresenta il momento in cui il consumatore inizia a pensare all’acquisto del prodotto. Questo suo interesse potrebbe essere innescato da un evento, un mutamento di circostanze, un aumento dello stipendio, un bisogno o anche un messaggio pubblicitario. 

Ricerca e familiarità 
In questa fase il consumatore ha già deciso di acquistare, mosso semplicemente dal desiderio di avere un prodotto simile al tuo o perché ne ha un reale bisogno. Probabilmente inizierà a leggere recensioni, prenderà familiarità con il prodotto scoprendone le caratteristiche, effettuerà dei confronti e chiederà opinioni ad amici e conoscenti. 

Questa fase del processo d’acquisto potrebbe durare poco o molto, anche influenzata dal valore del prodotto. Infatti, il tempo che un consumatore dedica alla ricerca e alla comparazione di un’auto non è lo stesso che dedica alla scelta di un panino con la mortadella :-).

Lista e opinioni 
Il consumatore selezionerà in un elenco, in nota mentale o tramite preferiti del browser, quelli che sono gli acquisti più probabili in base alla ricerca che ha compiuto in precedenza. 

Considerazioni
In questa fase è probabile che il consumatore, per decidere quale sarà l’acquisto migliore, sceglierà di testare i prodotti inseriti nella precedente lista tramite un "test-drive", partecipando a una dimostrazione live dei prodotti o chiedendo un parere a qualcuno che ha già acquistato uno di quei prodotti. 

Acquisto
Una volta scelto il "brand", il consumatore visiterà l’e-commerce o fisicamente il punto vendita dove concluderà l’acquisto. 

Ora Parliamo di Facebook 
In queste ultime settimane, molti articoli online hanno illustrato delle nuove "azioni" facebook oltre il classico “mi piace”, che permetteranno la creazione di pulsanti da aggiungere ai siti web. Molti di questi articoli prendevano in considerazione le seguenti azioni:

Like 
Want 
Buy

Rispettivamente mi piace, lo voglio e compro.

Tutto molto bello, ma siamo sicuri che la gente sarà disposta a cliccare su questi pulsanti aggiuntivi? Tra l’altro, per quale motivo dovrebbero cliccare? quale beneficio ne trarrebbero? 

Nelle fasi del processo d’acquisto è molto difficile convincere un utente a cliccare su quei pulsanti, anche perché nelle fasi pre-acquisto il consumatore è ancora indeciso.

E se ti dicessi che dopo l’acquisto… ? 

Subito dopo l’acquisto, specialmente se il prodotto acquistato è uno status symbol (vedi l’auto o il cellulare di ultima generazione) il cliente potrebbe esser felice di comunicare a tutti, soprattutto ai suoi amici, il suo nuovo acquisto. Se ci pensi è quello che facciamo un po’ tutti dopo aver concluso un acquisto “non comune”. 

Quindi, perché limitarsi a quei 3 pulsanti? E se esistesse un pulsante relativo ad una fase post acquisto che incrementa la visibilità della tuo brand? 

In alcuni casi, il pulsante “own” o “use” potrebbero avere un CTR maggiore rispetto ai pulsanti like, want e buy, perché fanno leva sull’euforia dei clienti che si sentono appagati nel far sapere ai loro amici (e non solo) che possiedono o utilizzano un determinato prodotto. 

Questi pulsanti potrebbero scatenare dei post automatici con messaggi contenenti una leva persuasiva molto più potente dei semplici like, want o buy. Ecco un esempio di post automatico generato subito dopo il click sul pulsante “own” se fosse stato integrato sul sito della Apple. 

Fonte: FBStrategy

lunedì 9 luglio 2012

Psicologia del buyer

ll costo totale si carica di costi psicologici latenti, il rientro totale si può caricare di rientri psicologici addizionali.
Un buyer di fronte ad un acquisto di un nuovo sistema operativo per i PC aziendali (costo: 100.000 dollari iniziali), con prove che esso consenta di risparmiare 100.000 dollari annui in costi di manutenzione, per una durata del sistema di 5 anni, producendo inoltre una maggiore affidabilità complessiva. In totale, l'operazione diviene a costo 0 per il primo anno, e consente un guadagno di 100.000 dollari per i restanti 4 anni. Ma fino a questo punto saremmo all'interno dei rientri funzionali. Il rientro psicologico è dato dal fatto che a quel punto il buyer sarà diventato improvvisamente colui il quale ha saputo reperire importanti risorse addizionali per l'azienda, denaro fresco da investire in nuovi progetti. Questo può costituire un motivo di vanto e una spinta addizionale ad un ambito passaggio di grado, che la persona attende da anni. In altre parole, l'acquisto non viene più valutato puramente in termini di rientri fisici o funzionali, ma viene valorizzato da rientri psicologici (potere, carriera, immagine personale in azienda), e questo ne aumenta il valore. Il flusso di rientro si carica di orizzonti psicologici positivi, personali o legati alla reazione attesa dei gruppi di riferimento (sociali/normativi).
Il vero problema nasce quando il buyer diventa sensibile unicamente al fattore risparmio e non ai flussi di valore addizionali che una proposta può apportare (innovazione, skills, know-how). Questa focalizzazione sui soli costi rappresenta una vera patologia cognitiva del buyer, che danneggia l'impresa per la quale lavora, anche se a volte è l'impresa stessa ad infondere nel buyer tale cultura.
Esaminiamo un caso diverso, l'imprenditore che acquista il sistema di e-commerce evoluto. In questo caso l'acquisto rappresenta non solo un salto di qualità nel management commerciale, ma un motivo di vanto presso il gruppo di imprenditori e colleghi che lo circondano. Sostanzialmente, diventa fonte di orgoglio e autorealizzazione, facendo sentire l'imprenditore come colui che ha saputo portare l'innovazione nell'azienda. In questo secondo caso avremo un carico addizionale di self-image che aumenta il peso del rientro psicologico totale. L'atto di acquisto va gestito, da parte dell'operatore di marketing, ponendo attenzione sia ai costi psicologici latenti che ai rientri psicologici potenziali.

La scelta di acquistare o meno emerge da un insieme di ponderazioni relative al costo totale e al rientro totale dell'operazione di acquisto.

Fig. - Relazione costo/rientro come fattore decisionale del cliente



In termini di strategie aziendali di vendita, il percorso psicologico del venditore deve esplorare entrambi i quadranti. Soprattutto, la comunicazione di vendita deve possedere l'abilità di (1) creare interesse per il rientro totale, sviluppando argomentazioni che si basino sulle utilità soggettive del cliente, e (2) creare un posizionamento percettivo efficace del costo di separazione totale (strategia di framing dell'investimento). In altre parole, la strategia di framing deve riuscire nell'intento di minimizzare il costo psicologico per il cliente.

Il modello Costo Totale / Rientro Totale, sopra esposto, è importante per la nostra elaborazione in quanto ci permette di affrontare un problema: il focus della comunicazione (pubblicitaria o di vendita), troppo spesso incentrato sulla emissione di parole a vuoto, che non hanno relazione con le utilità soggettive del cliente, con i costi latenti e i rientri psicologici latenti.

Principio 1 - Della differenza positiva tra rientro totale psicologico e costo totale psicologico.

La competitività aziendale dipende dalla capacità di:
capire i costi totali di separazione connessi all'acquisto (costi monetari + costi psicologici percepiti o latenti) e saperli ridurre tramite la comunicazione;
sviluppare comunicazione efficace in grado di esaltare l'intensità dei rientri totali (funzionali e psicologici), sapendo inserire valore psicologico nel pacchetto di offerta;
sviluppare comunicazione efficace relativa al bilancio totale dell'operazione di acquisto, in cui i rientri totali percepiti (funzionali e psicologici) superino i costi totali percepiti (economici e psicologici).
Fonte: Psicologia di Marketing e Comunicazione di Daniele Trevisani

sabato 23 giugno 2012

Il tariffario del Web Copywriter

Non esiste un tariffario per chi lavora scrivendo per il web. Non è una categoria riconosciuta, come quella dei giornalisti ad esempio, e non ha un documento ufficiale che attesti la professione. Per capire meglio come funziona il tariffario ipotetico di un web copywriter si può iniziare partendo da due situazioni: la prima è quella del dipendente, la seconda è quella del libero professionista.

Lavorare come dipendente (in un’agenzia di comunicazione o come responsabile del settore contenuti in un’azienda) significa avere uno stipendio fisso e non dipendere da compensi che si calcolano in ore di lavoro o tipologia di progetto. In questo caso tutto è più semplice, perché si accetta un posto di lavoro sapendo di avere a disposizione uno stipendio tot per ogni mese lavorativo. Il contratto viene firmato all’inizio del lavoro ed eventuali aumenti vengono stabiliti nel corso degli anni. Questo dovrebbe essere (il “dovrebbe” è doveroso) il normale svolgimento del lavoro di (web) copywriter come dipendente.

La seconda situazione è quella più problematica. In questo caso parliamo di un professionista definito “libero”, nel senso che lavora con una propria attività e offre le proprie competenze a più clienti, senza un datore di lavoro fisso se non se stesso. È qui che sorgono i dubbi sul tipo di tariffario che ogni professionista può o deve applicare e c’è molta confusione sul tema. Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Compenso a tempo o a progetto?

La prima distinzione da fare è quella relativa alla tipologia di compenso che si vuole scegliere. Il compenso a tempo prevede una retribuzione divisa in ore di lavoro: ad esempio 20,00 euro ogni ora. In questo caso è necessario avere chiara la situazione lavorativa da affrontare, bisogna stimare cosa sarà necessario per completare il lavoro e trasformare il tutto in ore effettive.

Hai un articolo di 400 parole da scrivere e il tema è il clima della fascia europea settentrionale? Fai un calcolo del tempo che ti servirà per fare ricerche sul tema, individuare i punti salienti di ogni fonte, trovare conferma di ciò che hai trovato, riassumere tutto in un testo, rileggere e correggere eventuali errori, scrivere utilizzando le competenze adeguate al web. Una volta stimato il tempo necessario dagli un costo e, se hai tasse da pagare, aggiungi qualcosa al totale. Un lavoro doppio, a mio avviso.

Io preferisco lavorare scegliendo un compenso che vada a progetto, per due buoni motivi: credo che ogni lavoro sia diverso dall’altro e trovo poco affidabile suddividere un progetto a tempo, a causa della mia organizzazione lavorativa. Quando ho un lavoro da consegnare non lo suddivido mai in ore. Organizzo il lavoro procedendo per gradi, ecco perché non posso calcolare una tariffa oraria precisa.

Riprendiamo lo stesso esempio: un articolo da 400 parole sul clima della fascia europea settentrionale. Il procedimento è lo stesso di prima, quindi si fanno le dovute ricerche, si selezionano le fonti, si prendono i dati salienti, si cercano le conferme, si riassume tutto nel pezzo, si scrive con le regole di base e si rilegge il tutto.

Cosa cambia, dunque? Semplicemente non faccio tutto nello stesso giorno. Solitamente si hanno almeno un paio di giorni prima della consegna e io utilizzo questi due giorni per suddividere i gradi di lavoro: il giorno 1 faccio le ricerche, seleziono i dati e li confronto con le fonti, il giorno 2 scrivo il pezzo, il giorno 3 lo rileggo, lo correggo e lo consegno. In questo modo prendo tutto il tempo necessario per fare un ottimo lavoro.

Il calcolo del costo lo suddivido prendendo in esame il tipo di articolo (post su un blog, article marketing, articolo scientifico ecc…), il numero di parole richieste, la difficoltà dell’argomento e, a tutto ciò, unisco una piccola maggiorazione per le tasse, avendo Partita Iva. È un metodo che utilizzo da sempre e non ho mai avuto problemi a gestire i costi del mio lavoro.

Quanta esperienza hai?

Altro fattore importante è l’esperienza. In base a questa si può avere un prezzo diverso per ogni lavoro. Inizialmente è normale ricevere compensi più bassi (attenzione, più bassi ma non miseri, come si vede spesso tra gli annunci) ed è normale avere bisogno di esperienza: lo studio è solo una parte della formazione, è lavorando “sul campo” che si impara veramente a scrivere per internet.


Non c’è nessun motivo per alzare i prezzi se si è all’inizio, ma si può fare dopo, quando la professionalità aumenta e le competenze danno prova di ciò che si realizza con il proprio lavoro. Un portfolio parla sempre più di un CV, in certi casi.Quando si ha un’esperienza consolidata si può pensare di fare qualche modifica al proprio tariffario, sia orario che a progetto.


Un pensiero alla Partita Iva

Lavorare in proprio con Partita Iva presuppone una spesa non indifferente. È questo il motivo per cui aggiungo un piccolo fisso per ogni lavoro che faccio. Nulla di esagerato, solo un bonus per mantenere le spese annuali che andranno nelle casse dello Stato. Oltre a dover vivere con il lavoro, si devono pagare anche le tasse, ricordiamolo sempre!
E gli sconti ai clienti?

Esistono anche questi e io, ogni tanto, ne applico alcuni. Ad esempio mi capita di fare un piccolo sconto quando si tratta di una certa quantità di lavoro: se al cliente servono 100 articoli ed è il primo contatto lavorativo offro un piccolo bonus/regalo che prevede uno sconto del 5% in fattura. Una piccola cortesia che permette al cliente di legarsi al professionista e al professionista di avere ottime probabilità di essere ricontattato per lavori futuri.

Tirando le somme posso dirti con certezza che il tariffario di un web copywriter è un problema non indifferente, perché al momento esistono diverse tipologie di compenso e non tutte prevedono una tariffa oraria. Se si ufficializzasse la professione ci troveremmo a discutere su come tradurre il lavoro in tariffa oraria e, sono sicura, avremmo di nuovo casi di tariffe ufficiali e tariffe personalizzate.

Google Wonder Wheel is Back, and It’s Called the Contextual Targeting Tool [Tutorial]

Keyword research is a critical component to a solid and rounded SEO strategy.  When you break it down, you need to know what people are searching for in order to target the right terms.  Keyword research fuels your content generation strategy.

I use a wide range of tools when conducting keyword research and each has its own purpose.  In the past, one of my favorite free tools was Google’s Wonder Wheel.  You’ll notice the word “was” in the last sentence.  That’s because Google shut down the tool last year, while many search engine marketers screamed a collective “NO!!” while it was happening.

Many people in the industry used Wonder Wheel to visually find related keywords, which often helped expand your keyword research (down the right path based on data).  Wonder Wheel’s related terms were based on Google data (same session searches), so you knew the terms being displayed made sense.

Also, the visual nature of wonder wheel made it very interactive and easy to use, while returning a smart path for search engine marketers performing keyword research.

As you clicked a word, related terms appeared around that term. As you clicked related terms, it became the anchor word, with more terms appearing around it.  So on and so forth.  It was a phenomenal way to find related keywords in an interactive and visual way.  Needless to say, we all missed the Wonder Wheel. An example of using Google Wonder Wheel to find related searches:
An Example of Using Google Wonder Wheel
Image from Tech Source Alternatives, and Confirmation at the Google Agency Summit I had the opportunity to attend the Google Agency Summit last week in New York City at Google Headquarters.  It was a great day packed with presentations covering the latest in Mobile, Video, Analytics, Social, etc.

One of the first presentations was by Jordan Rost covering some of the free research tools that Google provides for marketers.  As Jordan was covering Google Correlate, I asked if it could be used in a similar way to the old Google Wonder Wheel.

He shot me a quick look and said, “Not exactly, but I’m getting to the Wonder Wheel soon.”  Needless to say, I was excited to learn more!
The Contextual Targeting ToolI do a lot of paid search work, so I’m extremely familiar with the Contextual Targeting Tool (CTT).

But it seems the CTT contains a surprise that many search marketers don’t know about.  Sure, it was often listed as an alternative to Wonder Wheel, but was it a solid replacement?  Does it provide the same great same session data we were getting from Wonder Wheel? Well, Jordan explained that the Contextual Targeting Tool is run by the same engine that fueled Wonder Wheel.
Note, I’m not referring to a similar type of engine.  It’s the exact engine that ran the Wonder Wheel!  That’s awesome news, and it was great to receive confirmation of this.

Sure, it’s not as visual as Wonder Wheel, but it can still yield the same results.  So, I’m going to walk you through a quick example of finding related terms by using the Contextual Targeting Tool below.  Again, the purpose of Wonder Wheel was to find related terms, based on actual Google data.  Let’s dig in.


An example of using the Contextual Targeting Tool in place of Wonder Wheel: Let’s say you focused on computer security and you were just beginning keyword research.  You know several keywords and categories you want to target, but want to find related terms, based on Google’s wealth of data.

That’s a smart move, since you don’t want to leave keywords (and targeted traffic) on the table. Let’s head over to the Contextual Targeting Tool to do some research.
1. Log into AdWords, click the Tools and Analysis tab, and then select Contextual Targeting Tool.  Note, the primary purpose of the tool is to help search engine marketers build tight themes of keywords for Display Network campaigns.  But, we’re going to use it as a replacement for the Wonder Wheel in this example

Find the Contextual Targeting Tool in AdWords

2. In the text field at the top of the page, enter “computer security” without quotes.

Entering keywords in the Contextual Targeting Tool

The CTT will display several rows of data containing related keywords, based on the initial keyword you entered.  You will see the anchor keyword on the left and then five related keywords in each row.  This is where you can start to gain great ideas for related terms.

Again, these keyword grouping are being driven by the Wonder Wheel engine. 2. In our example, I see “internet security”.  Maybe I didn’t know people were searching for that keyword, in addition to “computer security”, and I want to use that term as our keyword anchor (to find more related searches).

When I enter that term in the text field, I now get more rows of data, based on that new keyword.


Finding related searches using the Contextual Targeting Tools

3. I now see “internet security software” in the list, and decide to use that as my anchor.  I enter that word in the text field and I now see more terms related to this specific keyword, including “security rating”. 
Interesting… I wasn’t going to focus on that while building out content.  Let’s go down that path now…

Expanding related searches with the Contextual Targeting Tool
4. You can also click the plus sign (+) to expand a certain category, which will reveal additional rows with related keywords.

Exapnding ad groups in the Contextual Targeting Tool

Valuable and Addictive
You can see how this can become both valuable and addictive. Sure, this isn’t as visual as Wonder Wheel, and it takes a few extra steps, but the data is the same.  To me, running through this exercise is an essential component to performing thorough keyword research. Let’s face it, you won’t know every keyword that people are searching for.

Actually, many people are too close to their own industries, products, and services to know how the average person is searching.  Using Wonder Wheel, I mean the Contextual Targeting Tool, you can find some gems that you might never uncover normally.

That’s why I love this functionality. Summary – Long Live Wonder Wheel!Again, this is the same engine that fueled Wonder Wheel, and that’s confirmed by Google.
So, if you are performing keyword research, I highly recommend you check out the Contextual Targeting Tool for uncovering related searches.  Like I said earlier, don’t leave keywords and targeted traffic on the table.  Now, if Google would only bring back the slick visual UI of Wonder Wheel!  OK, I’m getting greedy now. 

sabato 9 giugno 2012

Facebook al massimo

Facebook ormai è accessibile anche dagli smartphone e tablet. Aggiornare il tuo profilo è quindi un’operazione, quasi sempre, possibile. Uno dei migliori servizi che ti permette di programmare gli aggiornamenti su Facebook è sicuramente Hootsuite - che funziona anche per Twitter - ma ci sono anche PostcronBuffer e Ping.fm. Da provare anche Sendible.

Gli utenti di Firefox, inoltre, possono aggiornare il proprio profilo direttamente dal browser installando l’add-on FireStatus. E non solo per effettuare update su Facebook, ma anche su Twitter e FriendFeed.

Se non ti accorgi che qualcuno ti ha eliminato dalla sua lista di amici, diciamo che non è una grande perdita. Ma se è un pensiero che non ti fa dormire di notte, vediamo allora come rimediare. Esistono due servizi gratuiti che tengono d’occhio i tuoi contatti: Who deleted me e il nuovo Out&In. Entrambi, però, entrano in azione nel momento in cui ti registri e sono in grado di fare la “conta” degli ex amici solo quando inizi a usarli.

Cambiare password per i servizi online è un’ottima abitudine, ma se poi la dimentichi e non riesci più a entrare in Facebook? Un bel problema. Se ti dovesse capitare, è bene sapere che puoi recuperarla con FacebookPasswordDecryptor. Come ci riesce? Perché, salvo diversa impostazione, i principali browser come Internet Explorer, Chrome o Firefox la memorizzano.

Se sei ormai un utente Facebook di vecchia data, e non hai mai fatto una grande selezione all’ingresso, è probabile che i tuoi amici, contatti e conoscenti siano centinaia. Basta un clic per eliminarli se si rivelano troppo “chiassosi” o invadenti, ma esiste anche un modo più diplomatico per metterli a tacere. Quando vedi il loro ennesimo post “fuori luogo”, fai clic sulla freccia rivolta verso il basso e annulla gli aggiornamenti in arrivo da quella persona.

Per gli appassionati di chat su Facebook c'è un’interessante alternativa: il programmino Chit Chat che porta la chat di Facebook sul desktop del vostro computer. Puoi provare anche Gabtastik e digsby.

Non so tu, ma io prima ero abituata a usare gli asterischi (*) per mettere le parole in grassetto nella chat e gli underscore (_) per sottolinearle. Adesso non è più possibile. In realtà esiste uno stratagemma per tornare a formattare il testo, un po’ più laborioso rispetto al passato perché implica l’installazione di un add-on nei browser Firefox e Chrome. Lo trovi sul sito di Social Plus.

Se prevedi di prenderti una vacanza da Facebook? Come fare? Cambi le impostazioni sulla privacy e vieti a chiunque di scrivere sulla tua bacheca. Vai quindi in Connessione da parte tua > Modifica impostazioni e cambia la risposta alla domanda Chi può pubblicare sulla tua bacheca? da Amici a Solo io. Ricordati di riattivare l'opzione quando torni.

È bello sapere tutto quello che succede su Facebook, ma il rischio è essere bombardato da messaggi e messaggini di ogni genere. La soluzione più drastica è disattivare l’opzione Frequenza e-mail nell’area Notifiche dell’impostazione del tuo account. Oppure selezionare manualmente cosa ricevere dal social network, e sei tu a deciderlo. Le voci sono tantissime.

Vuoi stupire i tuoi amici? Scrivi i tuoi aggiornamenti al contrario usando FlipText, un simpatico servizio web completamente gratuito.

lunedì 4 giugno 2012

Gli utenti Facebook e la pubblicità

Facebook è oggi una società per azioni e gli utenti hanno maggiori probabilità di interagire con i contenuti dei brand sul sito non per la pubblicità.

Nel gennaio 2012, il 44% degli utenti Internet in tutto il mondo hanno detto che non hanno mai cliccato sugli annunci sponsorizzati o elenchi su Facebook. 17% ha detto che non ha mai "like" per i marchi e le aziende su Facebook.

Un quarto degli utenti (26%) ha detto che hanno cliccato tante volte e il 9% ha risposto regolarmente. Nel mese di febbraio, Facebook riporta che ogni settimana, solo il 16% dei fan di una società vedrà un post del marchio in entrambi i loro feed di notizie o sul lato destro della home page.

Facebook ha lanciato Reach Generator e garantisce che il 50% dei fan vedrà visualizzato un messaggio del marchio ogni settimana. Reach Generator incoraggia le imprese a spendere soldi con il sito, piuttosto che basarsi su brand content non retribuiti per raggiungere gli utenti.





Mobile market in Ecommerce

UK B2C ecommerce is going well despite the national economy. 
Total ecommerce B2C sales in the country reached $109 billion in 2011, according to eMarketer calculations, and will rise more than $15 billion in 2012.

By January 2012, a significant proportion of web users were using their mobiles in stores to scan barcodes, compare prices, check out product details and reviews, or look for mobile vouchers.

At that time, according to “Mobile in the Retail Store,” a study by mobile survey firm; On Device Research, nearly a quarter of mobile web users sent email or went to social sites while shopping in a store.



This report is available on eMarketer

venerdì 6 aprile 2012

ZeuS/Zbot Trojan Spread Through Rogue US Airways Email

Kaspersky Lab has discovered a spam campaign spreading Zeus-like malware through a bogus email from US Airways.
The emails contain subject lines like "US Airways Online Check-in" and "US Airways reservation confirmation" and give instructions for checking in online. The emails include a confirmation code, flight number, departure time and city, and a link that supposedly redirects you to the airline's online check-in portal. Apart from the few of you who will click on any spam link, the potential pool of those who might be duped by this campaign is rather limited.
"Cybercriminals are nothing if not original. And even though this is not the first time they’ve used a flight-related trick, it’s the first time this particular kind of spam has been detected. If the recipients belong to a target audience, they are much more likely to click on a malicious link in an email. However, the majority of users who received these emails were not flying anywhere that day, which is why very few fell for the scam," wroteKaspersky's Dmitry's Tarakanov.
But the consequences are serious. The exploit follows a Blackhole infection routine, Tarakanov explains. Once a victim clicks the poisoned URL, the malware connects your computer to a remote command and control center by exploiting Java, Flash Player, or Adobe Reader to download an executable file. Once connected, the C&C delivers a variant of Zeus to your system called "GameOver" which, as the FBI noted back in January, steals banking usernames and passwords. 
Webroot researcher Dancho Danchev said the attack probably came from the same gang responsible for spam from Verizon and LinkedIn. He exects more, similar attacks taking advantage of users of outdated software and browser plugins. 

Anonymous hacks Chinese websites



A screen shot of the hacked home page for Chengdu city's business district.

Messages by the international hacking group Anonymous went up on a number of Chinese government websites on Thursday to protest internet restrictions.
On a Twitter account established in late March, Anonymous China listed the websites it said it had hacked over the last several days. They included government bureaus in several Chinese cities, including in Chengdu, a provincial capital in southwest China.
Some of the sites were still blocked on Thursday, with English-language messages shown on how to circumvent government restrictions. In a message left on one of the hacked Chinese sites, cdcbd.gov.cn, a home page for Chengdu's business district, the hackers expressed anger with the Chinese government for restrictions placed on the internet.
"Dear Chinese government, you are not infallible, today websites are hacked, tomorrow it will be your vile regime that will fall," the message read. "So expect us because we do not forgive, never. What you are doing today to your Great People, tomorrow will be inflicted to you," one of the messages read.
Al Jazeera's Melissa Chan, reporting from Hong Kong, said that the attack was interesting because Anonymous had mostly previously stayed away from attacking Chinese websites.
"This is just (Anonymous') second attack (on Chinese websites)," Chan said. "The first one a few months ago had been a corporate attack against a Chinese company and it had exposed corporate fraud. This time, of course, the message was more general about online censorship in China."
Chan also pointed out the attacks did not target national websites, but smaller sites for government bureaus and minor cities.
"The other interesting thing is that the messages they left were left in English, so then that begs the question of whether they wanted to try to reach out to the Chinese public or not," Chan said.
Some websites that Anonymous said it attacked were working Thursday, and government officials denied the sites were ever hacked.
Source:
Al Jazeera

lunedì 26 marzo 2012

I blog gratuiti di Blogger

I blog gratuiti di Blogger vengono da oggi rediretti al dominio blogspot.it (se aperti dall'Italia).



Come annunciato in un precedente articolo anche in Italia i blog su Blogger di tipo gratuito cioè con un URL del tipo mioblog.blogspot.com vengono da questa mattina reindirizzati a un dominio locale che dipende dalla zona del pianeta da cui è stato aperto il blog.

Per essere più chiari facciamo un esempio pratico.

Un mio blog che uso per fare dei test ha questo URL
http://design-prova.blogspot.com
Se adesso verrà aperto da un navigatore situato in Italia, nella barra del browser si vedrà questo URL
http://design-prova.blogspot.it
Se invece venisse aperto da un utente che si trova inSpagna, sarebbe visualizzato con l'URL
http://design-prova.blogspot.es
e così via per tutti gli altri Paesi.

Se provate a modificare l'estensione finale del vostro blog, inserendo quella tedesca, francese o di qualsiasi altro Paese, risiedendo però in Italia,non trovereste il vostro blogma un altro sito o un messaggio di errore.L'estensione finale dipende dall'IPche indica la nostraposizione geografica. Il primoPaesein cui è avvenuto questo redirect credo sia stato l'India e adesso è il turno dell'Italia o forse la cosa è stata generalizzata a tutto il mondo.

Vengono anche a modificarsi gli indirizzi dei singoli URL. Per esempio questo post
http://design-prova.blogspot.com/2012/02/demo-del-codice-qr-inserito-nel-blog.html
verrà rediretto all'URL
http://design-prova.blogspot.it/2012/02/demo-del-codice-qr-inserito-nel-blog.html
Questa ultima cosa è probabile che impieghi diverse ore se non giorni per essere completata.

LE RAGIONI DEL CAMBIAMENTO DI URL
Secondo Google questa modifica è stata resa necessaria per una gestione locale dei contenuti. Sappiamo che ci sono molte differenze culturali, politiche e giuridiche tra i vari Paesi in cui è presente la piattaforma Blogger.

Il Team di Google riceve continue richieste di rimozione di contenuti dalle varie autorità locali. Con questo metodo, un post o un intero sito verrebbe quindi oscurato solo nel Paese che ne ha fatto richiesta o su cui si è pronunciata la magistratura mentre rimarrebbe regolarmente online per il resto del mondo. Questo nuovo sistema, secondo Google, riesce a conciliare le diverse esigenze della libertà di espressione e del rispetto della legislazione locale.

Un cittadino italiano potrebbe per esempio chiedere alla magistratura il blocco di un sito di Blogger che, nel caso la richiesta venisse accolta, non sarebbe più visibile in Italia ma resterebbe regolarmente online in tutto il resto del mondo.


SARA' SEMPRE POSSIBILE ACCEDERE ALLA VERSIONE ORIGINALE DI UN BLOG
Non c'è censura che tenga perché anche se un sito venisse oscurato in un Paese, i cittadini ivi residenti potranno accedervi digitando alla fine dell'URL la stringa /ncr che è l'acronimo di "No Country Redirect". Rimando in tema con l'esempio di inizio post, si potrà accedere al suo indirizzo canonico digitando
http://design-prova.blogspot.com/ncr


Se fosse oscurato un solo post, per accedervi dovremmo inserire /ncr subito dopo in dominio del Paese. Prendendo l'esempio di prima, dovremo digitare
http://design-prova.blogspot.com/ncr/2012/02/demo-del-codice-qr-inserito-nel-blog.html

CONSEGUENZE E DOMINI PERSONALIZZATI
Tutti coloro che hanno acquistato da Google o hanno configurato da soli un dominio personalizzato come è per esempio il caso di questo blog non saranno in alcun modo interessati da questa modifica. Chi invece ha un dominio gratuito potrebbe avere delle spiacevoli sorprese nel breve periodo
  1. Mi Piace su Facebook o il numero di Tweet ricevuti da un articolo potrebbero azzerarsi e non si sa se questa sarà una cosa momentanea (la più probabile) o se perdurerà nel tempo.
  2. Ciascun blog gratuito avrà decine di domini che porteranno allo stesso sito (tanti quanti sono i Paesi del mondo in cui viene supportata questa nuova funzionalità). Questo potrebbe portare a un rilevamento di contenuti duplicati per Google inteso come motore di ricerca. Il Team di Bloggerha già dichiarato che correrà ai ripari configurando nei suoi server quello che si chiama URL Canonico ma nel breve periodo potrebbero verificarsi dei problemi.
  3. Quale URL si dovrà inserire quando vorremo indicare il nostro blog? In linea teorica si può mettere sia l'URL canonico, cioè .com, sia quello locale vale a dire .it. Però per non avere troppi redirect è consigliabile cercare di usare il più possibile l'URL con il .com
  4. Nel caso ci fossero delle novità sarà mia cura aggiornare questo post
Aggiornamento n°1: Alcuni widget come quello dei Lettori hanno smesso di funzionare. Nono si visualizzano più alcune icone di accesso rapido come il Quick Edit e quella del cacciavite e della chiave inglese. Su alcuni blog è scomparso anche il pulsante Elimina sotto i commenti nidificati quindi per procedere a cancellare i commenti si deve necessariamente andare nella Bacheca.
Aggiornamento n°2: E' stato azzerato il Page Rank dei blog con estensione locale. Sicuramente non porterà a una diminuzione delle visite però è scocciante.