Da che mondo è mondo ogni uomo cerca (in segreto o palesemente) di lasciare una traccia di sé. Di consegnare ai posteri un frammento (o più) della propria creatività o addirittura della propria vita. Oggi – proprio oggi, 24 luglio 2010 – chiunque di noi ha questa opportunità. Basta prendere una videocamera e filmare uno spezzone della nostra giornata.
Poi, avremo tempo una settimana per caricarlo su Internet, attraverso YouTube. Insieme ad altre migliaia e migliaia di filmati (gli organizzatori ne attendono più di un milione da tutto il mondo) sarà visionato da un team di registi e aiuto registi. Se ritenuto valido, sarà tagliato e montato insieme ad altri diecimila e più spezzoni scelti per andare a formare un esperimento unico di «cinema collettivo»: un film documentario che racconterà un giorno della vita sulla Terra, il 24 luglio 2010.
L’idea è venuta ai pluripremiati registi Ridley Scott (Il gladiatore) e Kevin Macdonald (L’ultimo Re di Scozia). «Ogni giorno, 6.7 miliardi di persone guardano il mondo attraverso i loro occhi. Immaginate se ci fosse un modo per raccogliere tutte queste prospettive e unirle in un’unica storia».
Fino a pochi anni fa – per l’esattezza prima dell’avvento di Internet, dei social network alla Facebook, di YouTube e delle videocamere a poco prezzo – sarebbe stata un’impresa impossibile o costosissima e destinata soltanto a professionisti. Oggi invece (soltanto oggi) ognuno di noi potrà davvero interconnettere un pezzo della propria vita con migliaia di frammenti di altre vite provenienti da tutto il mondo. Sia riprendendosi o raccontandosi in prima persona, sia filmando altre persone: dai figli ai genitori, dai nonni agli amici. «Potete riprendere anche degli emeriti sconosciuti – spiegano i registi sul web – a patto che otteniate il loro consenso scritto, così da non incorrere in problemi legati alla privacy».
In ogni caso, è concessa – anzi, richiesta – «la massima libertà». Si può filmare l’ordinario («un tramonto, il tragitto casa-lavoro, la partita di calcetto») oppure lo straordinario («i primi passi di un bambino, un matrimonio e perfino un funerale»). Si può usare l’ironia come il massimo del realismo. Si può essere poetici o spietati. Si può essere, insomma, come ognuno di noi è: umorale, diverso e tutto sommato anche (in alcune cose) maledettamente uguale agli altri abitanti della terra.
I cinefili se ne saranno accorti subito: questo esperimento cinematografico collettivo in fondo intende usare storie vere per dimostrare quello che sosteneva nel 2006, usando la fantasia, il film Babel di Alejandro González Iñárritu. E cioè che ci sono fatti ed emozioni che legano ogni uomo.
Ecco: al di là di Internet, del mondo digitale, dei computer e delle immagini che vedremo montate – la prima mondiale del film è prevista nel 2011 al Sundance Festival a Park City nello Utah – questo esperimento resterà unico perché documenterà sì differenti punti di vista da tutto il mondo, ma soprattutto tutti quegli «incidenti felici» e quelle «fantastiche coincidenze» che accadono ogni giorno sulla Terra. Anzi, un giorno sulla terra. Oggi.