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venerdì 10 dicembre 2010

Scommesse e camorra Giocatori sotto scacco


"Se prende i soldi e poi lo Stabia non vince, dobbiamo solo ucciderlo". Quanto vale la vita di un calciatore? Se c’è di mezzo la camorra, 25 mila euro e una gara da taroccare. Juve Stabia-Sorrento del 5 aprile 2009 deve finire con la vittoria dei padroni di casa. Lo ha deciso il clan D’Alessandro: il nuovo business della criminalità si chiama scommesse. Legali e clandestine. Il derby attira molte puntate: serve l'aiuto dei giocatori. L’uomo giusto è Cristian Biancone, 33 anni: una carriera spesa tra B e C, ma soprattutto amicizie pericolose. Come Francesco Avallone (uomo fidato del ras Paolo Carolei) che nell’intercettazione spiega quale sarebbe la fine del calciatore in caso di sgarro. Le cose, però, vanno come da piano: lo "Stabia" vince 1-0 grazie al gol propiziato da una papera del portiere Spadavecchia (ex Nazionale Under 20), che secondo i giudici mette 20 mila euro sul k.o. della sua squadra e diventa l'assicurazione "salvapelle" di Biancone. Benvenuti nella Gomorra del pallone. Fiumi di denaro riciclati, partite truccate, scommesse, usura, giocatori e dirigenti collusi o nel migliore dei casi "fruitori" in modo indiretto del Sistema. Quella che sembrerebbe una inchiesta circoscritta a Castellammare è in realtà una cartina di tornasole: la camorra si arricchisce grazie al calcio e alle sue appendici. Basta leggere le quasi 600 pagine dell’inchiesta "Golden gol", condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. E ovviamente non fare l’errore di pensare che tutto si sia concluso con i 22 arresti (compreso Biancone, mentre Spadavecchia da indagato continua a giocare nell’Andria) dello scorso ottobre, dopo le richieste dei pm Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa.
LA GENESI — "Mezzogiorno: c’era gente davanti al bar, ma non importava. Ho visto D’Antuono: parlava con una persona. Allora ho fermato il motorino rosso a circa 10 metri dall’obiettivo e, con calma, mi sono avvicinato. Non ha avuto tempo di capire nulla: gli ho sparato una raffica di colpi. Poi un piccolo imprevisto: l’uomo che gli stava vicino si è voltato, guardandomi in faccia. Non potevo far finta di nulla: l’ho freddato all’istante, con la pistola calibro 9". Un duplice omicidio. È il più classico dei delitti, l’inizio della attività investigativa che ha portato la Dda a incrociare la propria strada con quella dello sport più popolare del mondo. Un duplice omicidio avvenuto nel vialone che unisce Gragnano a Castellammare. É il 2008 quando il 58enne Carmine D’Antuono, detto o' Lione e affiliato al clan Imparato, rivale storico dei D'Alessandro, cade imbottito di piombo. Muore anche Federico Donnarumma, 42 anni, piccoli precedenti e una grande colpa: trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. I killer finiscono in manette dopo un anno. Raccontano l’esecuzione, preparata da tempo: per uccidere D'Antuono si era pensato a un’autobomba da far esplodere a Pescara, dove il pregiudicato aveva aperto una pizzeria. La morte, però, arriva in un "normale" agguato. Svelato il doppio omicidio, i pentiti diventano collaboratori di giustizia. I pm ora hanno in mano nomi e fatti per scoprire la rete di attività illegali del locale clan regnante. All’improvviso, le distanze dal mondo dello sport si riducono in modo sensibile.
IL SISTEMA — Tutto gira intorno alle scommesse. Un Sistema senza punti deboli. Come prima cosa il clan s’impadronisce delle agenzie attraverso prestanomi e inizia a riciclare denaro fresco. Le norme antimafia per ottenere le licenze? Funzionari compiacenti forniscono gli aiuti necessari: "Non ti preoccupare, ti dico come e quali documenti presentare". Il clan, però, non si accontenta e inizia a succhiare sangue alle società (nel caso di Castellammare la Intralot, ma tutte sono potenzialmente vulnerabili). Da una parte le giocate ufficiali, dall'altra quelle fantasma. La camorra le "banca", in altre parole le gestisce in modo privato: se vince incassa soldi puliti ed esentasse, se perde paga. Ma accade poche volte: le scommesse bancate sono solo quelle ad alto rischio per chi punta. "Juventus, Toro, Udinese e Chievo... Troppa roba, non uscirà mai. Senti a me, questa puntata ce la banchiamo. È un peccato lasciarla a Intralot". Un Sistema ingegnoso che prevede persino "bollette taroccate" da consegnare ai più sospettosi. Non solo, il clan dà anche l'opportunità di giocare d'azzardo, eludendo controlli e i limiti imposti (in Italia per una puntata secca si può al massimo vincere 10 mila euro, salgono a 50 mila se è un sistema) oppure raccoglie scommesse on-line in un sito non autorizzato: "Fallo andare sul www.milanobet.com. Dagli la password per entrare: sopra gli carichiamo 15 mila euro".
L’USURA — Il clan tiene una precisa contabilità per non fare confusione tra i soldi da riciclare e quelli guadagnati. Che reinveste prestando soldi a tassi usurai. "Sei in ritardo: devi pagare oppure scavati la fossa". A occuparsi di questo ramo è in particolare Francesco Cascone, detto 'o Sfregiato. Chiedergli 15 mila euro significa in breve tempo vedersi sfilare una proprietà a Paestum del valore di 250 mila. Il Sistema non lascia nulla al caso: è semplice e redditizio. In 12 mesi il ras Carolei, contribuente a reddito zero per il fisco, mette insieme nel punto di via Pioppaino 4,5 milioni di euro legali: il miglior modo per riciclare i capitali guadagnati con le piantagioni di canapa indiana coltivate sui monti Lattari, guglie alte fino a 1400 metri, attraversate da sentieri impervi e capre al pascolo, con vista sulla penisola sorrentina. Il Sistema prevede infine la ciliegina sulla torta: la frode sportiva.
L'arresto di Giuseppe Postiglione, ex presidente del Potenza. Ansa
L'arresto di Giuseppe Postiglione, ex presidente del Potenza. Ansa
IL RUOLO DEI GIOCATORI — "Non capisco come dopo tutti gli scandali sulle scommesse ci si possa ancora sorprendere: la maggior parte dei calciatori punta su partite aggiustate. C'è un passaparola: impossibile che un risultato concordato sfugga a questa rete". La nostra fonte è un ex giocatore. Il racconto fatto è verosimile. Tra le tanti intercettazioni di Biancone, una è emblematica: l’allora attaccante del Sorrento svela a Francesco Avallone (suo carnefice mancato) di aver saputo in anticipo persino il risultato di Bochum-Energie Cottubs, campionato tedesco: "Hanno fatto una cosa pazzesca in Germania. Sul live di Bochum-Energie si sono giocati in 20 minuti oltre 1 milione e duecento mila euro. Tutti sull'uno. Pensa: all’inizio ha segnato l’Energie. Ehh, un vero capolavoro. Il risultato finale l’ho saputo mezz’ora prima...". Adesso a Biancone le dritte non arrivano più: scarcerato nelle scorse settimane, resta indagato e rischia una condanna. I pm sono convinti che conosca molto bene il Sistema. Se fosse così, sarebbe importante la sua piena collaborazione: il cancro che sta lentamente divorando il calcio ne uscirebbe indebolito. Le metastasi, infatti, sono dappertutto: in Italia non si può puntare sulla gare della serie D perché le agenzie sanno che la criminalità ne disporrebbe con grande facilità. Ma le cose non migliorano tra i professionisti. Nella scorsa stagione il girone meridionale dell’ex C2 non è stato più quotato dopo le vincite pazzesche sul 3-3 di Scafatese-Monopoli (pagato 80 volte la posta). È da struzzi pensare che i giocatori non puntino su un risultato da loro concordato. La camorra non fa questo errore. Tutto è funzionale al Sistema. Lo stesso che entra in un’altra inchiesta: quella del pm Francesco Basentini che ha portato all’arresto, tra gli altri, di Giuseppe Postiglione, ex presidente del Potenza calcio. Il pm Fillippelli sta cercando un contatto tra le due indagini. Un contatto che porta al centro del tumore: il calcio non è solo vittima della criminalità. Sempre più spesso ne è complice. E chi sgarra finisce sotto terra.