Translate

mercoledì 9 febbraio 2011

I migliori siti online nel web

NewspaperMap





Disaster Recovery! Cosa Fai se Facebook ti cancella il Profilo Privato?

Qualche giorno fa ho inaugurato la nuova categoria Disaster Recovery in particolare l'eventuale blocco/cancellazione, da parte di Facebook, del nostro profilo privato. 

Facebook cancella quando e come vuole profili privati gestiti da persone che (probabilmente) non rispettano il regolamento, o che sono spesso oggetto di segnalazione (es. spam) da parte di altri utenti.

I motivi validi di cancellazione di un profilo privato possono esser diversi:

1. L'utente fa spam postando link su bacheche di altri utenti o pagine fan,
2. L'utente rompe le scatole tramite continui inviti ad eventi o, ancor peggio, invitando gente agli eventi al solo scopo di inviare in seguito messaggi privati di massa.
3. L'utente utilizza il proprio profilo solo a scopo commerciale. Ad esempio aggiunge gente a caso (che crede ERRONEAMENTE sarà interessata a ciò che vende) e non fa altro che sparare link correlati alla sua attività/prodotti/servizi.
4. L'utente insulta, minaccia, .... etc.
5. L'utente non rispetta le regole, 
6. etc.

Ci sono motivi meno validi per cui Facebook cancella i profili privati?

Questo non lo so... so solo che può farlo quando vuole, anche solo per "sbaglio".

La cosa che davvero ci interessa è prendere consapevolezza che il nostro profilo privato, a prescindere dalla nostra condotta, potrebbe prima o poi avere qualche problema.

Dato che siamo tutti sotto lo stesso... "facebook"... chi è su Facebook per fare marketing seriamente dovrebbe porsi il problema della cancellazione del proprio profilo privato possibilmente prima che accada... anche se potrebbe non esser mai cancellato (chi lo sa?...).

Dato che, come abbiamo visto nel corso, il profilo privato è strumento INDIRETTO di marketing su Facebook, è necessario prendere consapevolezza di cosa può accadere in caso di cancellazione (e fare in modo che un problema non diventi un vero DISASTRO). 

Cosa intendo? Il profilo provato è utile alle nostre strategie di marketing su facebook principalmente per 3 motivi:

1. Le pagine fan sono amministrate da profili privati,

2. Le campagne facebook ads sono amministrate da profili privati,

3. Il profilo privato, utilizzato in maniera "accorta", può esser utile per stringere relazioni personali/professionali, collaborazioni finalizzate al vantaggio RECIPROCO.

Da ciò comprendi che, se domani il tuo profilo privato non fosse più disponibile, avresti problemi ad amministrare la tua pagina, le tue campagne e perderesti alcuni contatti utili.

Cosa puoi fare perchè questo ipotetico problema non si riveli disastroso?

1. Le tue pagine fan devono SEMPRE avere 2 o più amministratori. Se il tuo profilo privato sparisce la tua pagina non rimarrà orfana. Immagina di avere un profilo con 2.000 amici ed una pagina con 20.000 fan... Se ti cancellano il profilo è un problema, ma se non puoi più gestire la tua pagina è un vero DISASTRO, dato che è lo strumento più importante.

2. Facebook ADS? E' già da tempo che rifletto su questo. Tu cancelleresti mai il profilo di un TUO CLIENTE? Facebook secondo te cancellerebbe il profilo di chi gestisce campagne FB ADS? Io non ho una risposta certa... ma spero la domanda possa farti riflettere ;-),

3. Vai su https://www.facebook.com/editaccount.php e SCARICA LE TUE INFORMAZIONI. Nel file che scaricherai c'è anche la tua lista amici. Se ti cancellano il profilo potrai crearne uno nuovo e richiedere l'amicizia a tutti (in maniera graduale...). Se hai utilizzato in passato il tuo profilo in maniera corretta la gente si riconnetterà a te con piacere. Se hai rotto le balle sarà più difficile.

Ripeto, Facebook NON è nè il paese dei Balocchi nè un gioco da ragazzi specie se vuoi fare marketing DAVVERO.

domenica 6 febbraio 2011

White hat SEO

Un white hat seo è un posizionatore che utilizza tecniche lecite per scalare le serp.

Le tecniche pulite del seo (white hat seo)


Parliamo di quali tecniche lecite utilizza un seo per migliorare il posizionamento di un sito.

  • Buon utilizzo del codice: l’uso di una struttura semantica permette sia agli utenti che ai motori di ricerca di capire meglio e valorizzare una pagina web.
  • Contenuti di qualità: “content is king“, il contenuto di un sito è importante e fondamentale. Un sito è informazione e senza testi di qualità non si fa informazione.
  • Quantità dei contenuti: non è sufficiente scrivere poche pagine su un argomento. L’argomento di un sito va ampliato producendo testi informativi che ne rafforzeranno la tematica.
  • Keyword density: dosare bene le parole chiave all’interno del testo. Un buon testo deve contenere la giusta dose di parole chiave attinenti al tema del sito.
  • Link building: ricercare ed ottenere backlink attraverso l’inserimento del sito nelle directory, l’utilizzo dell’article marketing, lo scambio link.
Questi concetti saranno spiegati ed ampliati in seguito.

I SEO venuti dal Brasile

Il SEO  è una questione di scrittura e spesso di lingue – International SEO –  e di culture. Essere posizionati bene su Google utilizzando la lingua portoghese o meglio il lusitano non è la stessa cosa che farlo per altre lingue diffuse nel pianeta. Il Brasile, ad esempio, è un paese enorme sotto molti punti di vista e negli ultimi anni sta diventando sempre più uno di quei paesi che trainano lo sviluppo del pianeta. Un paese di dimensioni quasi simili a quelle della Cina, ma con “solo” 193 milioni di abitanti di cui circa 130 mila milionari – i numeri, come al solito, dicono sempre molto anche sulle disparità economiche e sociali – non potrà più essere ignorato da aziende europe ed italiane. La stessa FIAT produce e vende, infatti, molte più automobili in terra brasileira che in Italia.
Visto che Google Brasile (www.google.com.br) non è la stessa cosa che Google Italia (www.google.it), nel caso un’azienda italiana volesse proporre i suoi prodotti al mercato brasiliano deve assolutamente tenere conto della lingua e della cultura di questo enorme stato federale. Ma questo non basta.

Segreti per lo Spam, SEO, Twitter e trucchi per Google

Ogni volta, nelle prime battute del mese di gennaio, si leggono post dai siti che trattano il tema del SEO i buoni propositi per l’anno nuovo: creazione di una to-do list delle attività migliori, quelli che sono i trends da seguire, negli ultimi periodi anche la direzione da prendere in materia di social media e di mobile.
Tutte belle parole e buoni propositi, che però ancora oggi nel 2010, si devono scontrare con un tema molto controverso, personalmente oserei dire leggendario: lo spam.
Ma… cos’è lo spam?
L’evoluzione della specie fà si che un essere vivente per adattarsi alle condizioni dell’ambiente in cui vive muta, suo malgrado. Muta per ragioni di sopravvivenza, per portare avanti la propria esistenza e quella dei propri figli passandogli, pian piano, delle caratteristiche che viste in un periodo più ampio hanno una connotazione più marcata.
Ma non mi sto riferendo allo spam, adesso, ma a chi ha fatto del SEO una passione e/o un lavoro, o almeno parte di esso.
Ecco che definire lo spam diventa una pratica assai più sottile, tanto più lo si cerca di definire in un determinato periodo storico della tecnologia come quello attuale, gennaio 2011. E’ un insieme di tecniche? E’ uno stile di vita? E’ un modo di essere? E’ tutto o niente?
Sembra che l’accezione più diffusa e condivisa del concetto di SPAM sia quello di “un qualcosa di non desiderato, forzato e privo di interesse”. Almeno da quello che rilevo guardandomi attorno. Ma credo che questa considerazione debba abbracciare come minimo la definizione di piattaforma su cui si attua, perchè da questo ne possono derivare una serie di ramificazioni, ed altrettante accezioni, che sono ormai all’ordine del giorno.
Mi è capitato, lavorando su un progetto di comunicazione atraverso il social media, di avere a che fare con una pagina fan da popolare di contenuti. Bene, parliamo con la redazione, stabiliamo una linea condivisa, decidiamo cosa fare quando un utente ci chiede qualcosa, quali risorse segnalare, cosa valorizzare del sito ad essa collegata e quali contenuti condividere.
Ecco che, per una serie di motivi tra cui alcuni anche legittimi, ti ritrovi con un feed automatico e poco più di una proposta “invitiamo i nostri amici, e poi gli amici degli amici e facciamo circolare la cosa”.
Beh allora ecco che una strategia sbagliata su una pagina fan di facebook si tramuta da opportunità a SPAM: notizie pompate, indesiderate, impersonali sono spam!
Ti lanci su Twitter: follow friday, follow back, buongiorno, buona sera, condividi immagini, post, commenti gli ultimi trending topic o quello che passa offline, becchi consigli e consigli tramite la ricerca di twitter, aggiungi nuovi amici e approfondisci con l’interazione.
Bene, feed automatico. Altro spam.
Ne cito un’altra: apri un blog, come questo ad esempio, lo tiri su con link, cerchi contenuti interessanti da ripubblicare, aggiungere punti di vista, lavorare sulla sua popolarità su altri siti e sui social networks, cerchi di farti un nome… e poi? Ti ritrovi 900 commenti automatici tra cui alcuni che risaltano particolarmente all’occhio, e che ti danno il “La” per scriverci su.
Trovi che delle vecchie dicerie sono vere, e non sono poi così vecchie, ti trovi un elenco di commenti che fanno capo a siti più o meno popolari, ma con testo ottimizzato, email verosimili. E ti chiedi “perchè lo fai?”
Lo fanno, lo si fà, lo si continuerà a fare perchè c’è qualcuno che te lo permette. Ancora una volta non conta partire e proseguire bene, ma tirare la corda ed evidentemente si è capito che questa corda è d’acciaio e non si romperà facilemente, pena -evidentemente- la rottura del giocattolo globale: Google -e ora, bannami-. Perchè te lo puoi permettere dove lo strumento è meno personale, più automatico, ovvero su un motore di ricerca, mica su un social netowork: e qui che entra in gioco il doppiogioco -cacofonia voluta-.
Vi mostro ora un’immagine che ritrae i commenti di spam simil-vero che ho ricevuto. Voglio prima fare alcune precisazioni:
1- non guadagno niente dalla pubblicazione di questo post, anzi decreterà soltanto ulteriore impopolarità per chi come me lavora con olio di gomito e suda ogni giorno ogni centesimo
2- non ce l’ho con nessuno in particolare, se non col fatto che ancora una volta il lavoro pulito NON paga
3- se te la senti, puoi usare questa tecnica, ho visto blogger che ci sono cascati e hanno regalato links a questi SEO che sono persone come noi, in mezzo a noi
4- nonostante tutto mi ostino a continuare sulla strada buona per una scelta personale e professionale. Il mio marchio è la mia passione e se anche ora sono molto stanco e moralmente a terra, non riesco ad esimersi dall’appassionarmi e dal continuare a fare le cose con onestà, soprattutto sui social dove qualcuno che ha voglia di social-izzare ancora c’è…
Ecco la lista, crocifiggetemi:
Ai proprietari dei siti elencati, che ritengo sicuramente in buona fede al 100%, consiglio di trovare altre stragie/collaboratori perchè questo se anche possa portare ad un certo posizionamento non giova all’immagine. Ho omesso gli indirizzi IP per motivi di privacy, il resto però lo lascio… tanto è solo SPAM.
Per cui, tornando al tema principale, quanti di voi iniettano vecchi blog, wordpress fallati, commenti, forum e quant’altro con links al fine di posizionare il proprio sito o quello dei propri clienti?
Tanto di cappello a chi ci sta riuscendo, avete capito che Google è dalla vostra parte, a differenza mia, e che forse è un valore aggiunto che altri player del settore stanno cercando di abbattere. Non fosse altro che esiste Blekko, che ha spopolato con questo intento, e che ormai si avvicendano sempre più spesso articoli autorevoli sullo spam nelle SERP e che in definitiva non se ne può proprio più!
A quanto pare lo SPAM fà massa critica, genera materiale per creare differenza, genera lavoro per contrastarlo ma anche per generarlo.
E non dite che “con un buon piano di web marketing non c’è bisogno di usare altre vie” ammettetelo, ammettiamolo, siamo umani e ci piace vincere facile!

Google determina la nazionalità dei siti

Molte volte ci si chiede quanto incida sul posizionamento la località del server, il TDL del dominio e altri fattori legati al paese in cui è hostato materialmente il sito web.
E’ stato da poco ufficializzato da Google un brevetto che permette al motore di ricerca di individuare quasi con certezza la nazionalità vera e propria, e quindi la lingua, di un determinato portale.
I punti principali del brevetto sono probabilmente questi:
  1. A country top level domain (tld) for the domain a page is on – it could be assumed that the page is associated with that country. The example the patent gives is of the URL www.whsmith.co.uk, which is assumed to be either located in or associated with the United Kingdom.
  2. The address of the domain registrar for the site might be examined to infer the country of business inferred.
  3. The country where the IP address might be located for the Web server from which the search result was obtained, from the page, or from other pages on the same site.
  4. Information from anchor text of the links pointing to the page and text near those links, and the countries linking to the page are located.
  5. Information from anchor text of links pointing from the page and text near those links, and the countries where those links are pointed towards are located.
  6. A combination of the above methods.
  7. Other techniques that might be helpful.
In poche parole Google capisce di che nazionalità è un determinato sito web attraverso questi parametri:
  1. Il TDL(Top Level Domain) del dominio, ovvero l’estensione, chiamato anche Dominio di Primo Livello.
  2. La residenza di chi ha registrato il dominio, è verosimile infatti che un’Italiano gestisca un sito web in lingua italiana.
  3. La locazione del server nel quale è hostato il sito web, individuata tramite l’IP del server stesso.
  4. Lingua degli Anchor Text dei links che puntano al sito web.
  5. Informazioni degli Anchor Text dei links che puntano dalla pagina e i Paesi relativi.
  6. La combinazione di tutti questi metodi.
  7. Altre tecniche che possono essere d’aiuto.
Viene quindi confermato più o meno quello che già si sapeva, rafforzando l’utilità dei TDL: è quindi vero che un dominio nazionale viene meglio identificato dal motore di ricerca e quindi inserito senza troppi sforzi nella giusta SERP.
Importante anche la conferma della locazione del server, un fattore da molti sottovalutato ma che sicuramente può aiutare il motore in assenza di una tematicizzazione linguistica forte.
Interessante la funzione dei TDL, sarebbe bello fare un test con due domini vergine con contenuti simili e stessi links ma con estensioni .com e .it e vedere quale dei due riesce a posizionarsi meglio nel motore di ricerca espondendo poi i risultati: voi cosa ne pensate? C’è qualcuno disposto ad aiutarmi in questo test?

Cos'è l' ottimizzazione di un sito web?

Per OTTIMIZZAZIONE DI UN SITO WEB (SEO) si intende quel processo indispensabile grazie al quale si rende “appetibile” ai motori di ricerca un sito web indipendentemente da qualunque linguaggio (HyperText Markup Language) sia stato usato per crealrlo, o su quale piattaforma esso sia stato creato.

Il servizio di ottimizzazione di un sito è un processo continuo che si sviluppa e si modifica in base a quelli che sono i motori di ricerca ed ai loro cambiamenti nel tempo. In inglese viene definito S.E.O. e vuol dire Search Engine Optimization, comprende tutta una serie di operazioni da effettuare alle pagine alle quali vogliamo dare maggiore visibilità ed è strettamente correlato al sito web che si vuole ottimizzare.

Un sito web ben ottimizzato è altamente visibile dai motori di ricerca, è in grado di procurare visite e quindi introiti se si parla di siti web prettamente commerciali.

Generalmente si opera in tre fasi:
  1. Analisi della struttura e delle pagine dell' intero sito web.
  2. Modifica dell' intero sito web.
  3. Analisi, mantenimento e miglioramento dei risultati ottenuti.
Nella fase di analisi si studiano l’intera struttura e le singole pagine del sito web da ottimizzare, il linguaggio di Markup usato, i contenuti, l’accessibilità delle pagine stesse; si valutano insomma tutti i parametri del sito e delle singole pagine web.

Successivamente si passa alla modifica di tutti questi parametri analizzati definendo keywords specifiche per ogni pagina che saranno strettamente messe in relazione con i contenuti, si ottimizzano i contenuti stessi e generalmente se ne aggiungono di nuovi.

In ultima fase, dopo effettuata L’INDICIZZAZIONE del sito si agisce costantemente sul monitoraggio dei risultati ottenuti operando in base a quelle che sono le logiche di analisi dei motori di ricerca e delle loro evoluzioni.